Marielle, elemento centrale del titolo originale de Lo schiaffo (Was Marielle weiss), è un'adolescente dotata di superpoteri. A differenza degli eroi Marvel, però, non è capace di volare, correre alla velocità della luce o spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Il superpotere di Marielle è sapere in ogni momento cosa stanno dicendo o facendo i suoi genitori. Questa capacità la ragazza l'ha acquisita dopo aver ricevuto un sonoro schiaffone da un'amichetta che aveva insultato, ma quando il padre e la madre apprendono la sua abilità le conseguenze sono devastanti.
Per la sua opera seconda, il regista tedesco Frédéric Hambalek si concede un'incursione all'interno della famiglia convenzionale facendone affiorare le magagne. Julia e Tobias, i genitori di Marielle, si amano (o almeno così affermano), sembrano uniti, ma scoprire che la loro figlia vede Giulia flirtare col vicino di scrivania o Tobias chinare la testa di fronte al collega saputello li manda in tilt. Consapevoli di aver perso il loro diritto all'intimità e ai loro segreti, reagiranno in modi molto diversi nel tentativo di far fronte alla situazione imprevista.
Cosa i figli non dovrebbero mai sapere dei genitori
Rendersi conto che i propri genitori non sono esattamente esseri umani modello non è semplice per nessun figlio. Nel caso di Marielle fare i conti con la realtà diventa ancor più traumatico visto che la ragazzina è costretta a vedere e sentire in ogni momento, perfino mentre dorme, ciò che fanno il padre e la madre. E questa è la trovata più efficace de Lo schiaffo. Il regista utilizza lo sguardo di un'adolescente per strappare il velo di ipocrisia che avvolge la famiglia altoborghese nordeuropea, fornendone una visione ben più pessimistica.
Benestanti, in carriera e piacenti, Julia e Tobias nutrono ambizioni e si concedono piaceri non sempre appropriati alla loro condizione di coppia sposata. Mentre l'uomo mente per nascondere la propria debolezza di carattere la moglie si trincera dietro il vessillo dell'onestà a ogni costo e della libertà sessuale per farsi corteggiare dal collega giovane e piacente. Il tutto viene avvolto sotto l'etichetta di satira sociale, ma nonostante alcune sequenze che puntano a strappare un sorriso (come lo scontro tra Tobias e l'odiato collega nel parcheggio o le discussioni tra coniugi in francese per non far capire alla figlia cosa stanno dicendo), in realtà l'atmosfera che si respira è agghiacciante.
Una satira feroce, che lascia l'amaro in bocca
Lo schiaffo ha il merito di stimolare la riflessione su temi delicati come la relazione tra genitori e figli, l'opportunità della verità sempre e comunque, i valori di indipendenza ed emancipazione che animano la società nordeuropea, mettendo in luce l'estrema fragilità e imperfezione umana. Nel far ciò, però, Frédéric Hambalek arriva a mettere in scena personaggi eccessivamente sgradevoli. Più che comprensibile la repulsione di Marielle, interpretata da una Laeni Geiseler con la faccia perennemente disgustata. Mentre il padre appare un inetto, seppur mosso da buone intenzioni, gli "innocenti" flirt della madre danno vita a un paio di sequenze a sfondo sessuale volgari e gratuite.
Dopo un primo tentativo di sembrare migliori di quanto non siano, di fronte all'irruzione della figlia nella loro intimità Julia e Tobias reagiscono abbandonando i loro freni inibitori e intensificando le trasgressioni. Reazioni difficili da giustificare nel contesto narrativo (soprattutto perché "i bambini ci guardano", frase mai così vera come in questo film), appesantito da scelte registiche penalizzanti. Mentre l'attenzione è tutta concentrata sugli errori e sui comportamenti dei genitori, che a più riprese arrivano a rendersi ridicoli, dopo lo shock iniziale al personaggio di Marielle viene negata una vera evoluzione, costringendola a un'apatia cronica e al broncio perenne dalla prima all'ultima scena. D'altra parte, con quei genitori lì, come biasimarla?
Conclusioni
Satira feroce e impietosa sull’ipocrisia della borghesia nordeuropea, Lo schiaffo racconta una crisi familiare generata dallo strano potere della figli adolescente di vedere i genitori in ogni momento della giornata. Supportato da idee narrative lucide e affilate, il film viene però penalizzato da alcune scelte registiche che appesantiscono la narrazione e da personaggi davvero poco edificanti.
Perché ci piace
- L'idea del "superpotere" della protagonista e delle sue conseguenze.
- Lo sguardo critico sulla famiglia borghese tradizionale.
Cosa non va
- Il comportamento dei genitori di Marielle, soprattutto della madre, risulta fastidioso in modo gratuito.
- Alcune scelte registiche appesantiscono la narrazione.