Maggie Ford è la giovane babysitter che si occupa dei piccoli Kaeden e Kohen, i due figli della ricca famiglia Cargill, composta dal marito e ricco imprenditore Frederick e da sua moglie Kristen. Un giorno la ragazza decide di licenziarsi, in quanto ha deciso di proseguire gli studi che aveva interrotto, una decisione che viene presa con dispiacere dai bambini e con astio dal padrone di casa, il quale arriva anche a farle delle avance non gradite.

Ma in L'incubo di Maggie per la protagonista il peggio deve ancora arrivare. Dopo aver infatti respinto il suo capo, scopre che i suoi tentativi di trovare un lavoro part-time risultano vani. Comincia a sospettare quindi che il potente business man la abbia messa in lista nera nelle varie aziende locali, "consigliando" ai vari datori di non assumerla. E quando un'auto rossa cerca di investirla e comincia a essere vittima di potenziali irruzioni notturne nella camera dell'alberghetto dove alloggia, Maggie inizia a temere per la propria vita, trovando aiuto soltanto in un coraggioso agente di polizia che intende vederci chiaro.
L'incubo di Maggie ma anche di chi scrive
Rieccoci dopo diverso tempo a parlare nuovamente di una produzione Lifetime, con un titolo che si inserisce perfettamente nel solco dei suoi predecessori. Un thriller scarico di tensione e soluzioni originali, con quell'impronta da brutta televisione anni Novanta che si rispecchia nelle anonime scelte stilistiche e in risvolti narrativi che ormai non sorprendono più nessuno.

D'altronde gran parte del range che si rivolge a operazioni di questo tipo, se andiamo a escludere quel target di coloro che guardano lo schermo mentre sono intenti a fare dell'altro, è formato da spettatori che cercano un insano piacere nel ridicolo involontario, con personaggi e vicende stereotipate pronte a trascinarsi fino ad un epilogo che, quasi sempre, è una fotocopia di altri già visti.
Tutto come previsto, ancora una volta

L'incubo di Maggie non fa eccezione, sino a cominciare da quel titolo originale Dangerous Snow Day - ovvero Una pericolosa giornata di neve - che risulta del tutto ininfluente ai fini degli eventi, giacché le condizioni climatiche non cambiano il costrutto di una narrazione che procede su luoghi comuni e step prefissati. L'insistenza sulla falsa pista, urlata fin dai primi minuti, rende di fatto assai scontato il colpo di scena finale, con le sorti della malcapitata protagonista che andranno incontro ad un destino ben più che certo.
Se la gestione dei rapporti e delle relative dinamiche tra potenziale vittima e villain di sorta è alquanto schematico, altrettanto superficiale è la caratterizzazione dei personaggi secondari, tra la migliore amica messa lì unicamente per un'improvvisata "sostituzione" e l'affascinante poliziotto pronto a far breccia, ricambiando, nel cuore di Maggie.
Volti e nomi di una storia che non offre sorprese
Kate Watson, volto simbolo di Lifetime, torna qui in un ruolo per lei parzialmente inedito, con il "povero" Matthew Pohlkamp ad aggiudicarsi la parte più scomoda e respingente e Nicolette Langley nelle vesti di Maggie, combattiva quanto basta per restare in vita per gli ottanta minuti che precedono l'arrivo della resa dei conti definitiva e dei successivi titoli di coda. Con tanto di improbabile lieto fine sull'epilogo che ci vuol offrire una nuova versione di una famiglia improvvisata, ennesimo sintomo mostrante come il film non si prenda mai chiaramente sul serio.

Ma anche nelle sue volute e ricalcate illogicità, la mancanza di (auto)ironia o personalità, con la scialba regia di Brittany Underwood a trascinarsi stancamente in spazi chiusi per la maggior parte del racconto, rende L'incubo di Maggie l'ennesima pellicola della quale non si sentiva il bisogno, pur con tutte le attenuanti e le contestualizzazioni del caso.
Conclusioni
Una giovane babysitter che si è licenziata di sua sponte si ritrova non soltanto nella blacklist che il suo ex-capo, che aveva respinto, ha in serbo per lei, ma anche potenziale vittima di qualcuno che sembra volerla uccidere. Le conclusioni appaiono ovvie, ma non tutto è come sembra... o forse sì, giacché la sceneggiatura è talmente impegnata a perorare una causa che chiaramente ne nasconde poi un'altra. L'incubo di Maggie, produzione per il piccolo schermo a marchio Lifetime, è il classico thriller di stile televisivo, con regia, cast e narrazione sottotono, in perfetta continuazione dell'approccio ormai consolidato della rete via cavo americana.
Perché ci piace
- Difficile trovare qualcosa di positivo.
Cosa non va
- Regia piatta.
- Cast anonimo.
- Sceneggiatura prevedibile e carica di forzature.