Les Intranquilles, la recensione: l'amore irrequieto

La recensione di Les Intranquilles, il nuovo film del regista belga Joachim LaFosse che a Cannes 2021 torna ad esplorare la crisi di coppia.

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Les Intranquilles: una scena del film

Dopo aver brillantemente esplorato, in Dopo l'amore, le terribili conseguenza di una separazione, il regista belga Joachim LaFosse torna ad esplorare la crisi di coppia con questo Les Intranquilles, in concorso al Festival di Cannes. Parzialmente autobiografico (il padre del regista era un fotografo affetto da bipolarismo), il film mostra gli effetti di una terribile e improvvisa malattia su un'intera famiglia, finendo col distruggere (irreversibilmente?) tutto ciò che avevano faticosamente creato: lavoro, fiducia e soprattutto amore.

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Les Intranquilles: una scena del film

Curiosamente, come vedremo in questa recensione Les Intranquilles, questo film è anche uno dei pochi tra quelli visti recentemente ad affrontare in modo assolutamente naturale - e quindi marginale, lasciandola, com'è giusto che sia, sullo sfondo - la pandemia del Covid, mostrando i protagonisti con mascherine quando escono di casa e aggiungendo così un ulteriore livello di angoscia ad una storia già molto tesa, ma che lascia il segno proprio per la sua semplicità.

Don't Stop Me Now

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Les Intranquilles: una scena del film

Tutto parte quando Damien, pittore di buon successo, comincia a mostrare gravi e inspiegabili segni di irrequietezza: non dorme più, non riesce mai star fermo, continua costantemente a lavorare ad ogni ora del giorno e anche quando esce sembra aver sempre bisogno di nuovi stimoli, nuove cose da fare. La cosa si fa talmente seria e insistente da causare grande e giustificata preoccupazione nella moglie Leila ed un certo imbarazzo, verso i coetani e compagni di scuola, nel giovanissimo figlio. Si scoprirà, dopo poco, che l'uomo soffre di bipolarismo e che, nonostante le cure dei medici, non sarà mai più possibile tornare a quello che era prima, anche perché le medicine sembrano avere un effetto altrettanto pesante sulla vita dell'intera famiglia.

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Finché dura l'amore

Se quindi nel precedente film nel regista vedevamo una coppia già finita e osservavamo le conseguenze, soprattutto pratiche, della fine di un rapporto, con questo Les Intranquilles LaFosse ci mostra uno sgretolamento progressivo di una famiglia senza che però ci sia un reale colpevole. Se non la malattia, ovviamente. Proprio per questo motivo, l'impossibilità anche per noi spettatori di prendere una posizione, rende ancora più difficile osservare questo lungo viaggio verso l'autodistruzione. Eppure lo stile di LaFosse, che sceglie di stare con la macchina da presa sempre addosso ai suoi attori, in particolare focalizzandosi sulla frenesia quasi oppressiva del protagonista, rende il film appassionante fin dall'inizio ed è così che non possiamo che trattenere il sospiro e prepararci per il peggio.

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Les Intranquilles: una scena del film

Oltre all'ottimo lavoro in fase di scrittura e regia, vanno lodati i tre eccellenti protagonisti: agli ottimi Damien Bonnard e Leïla Bekhti che interpretano i due genitori, si aggiunge un Gabriel Merz Chammah, che interpreta loro figlio, dalla naturalezza impressionante per la giovane età. Non è forse un caso che sia nipote di Isabelle Huppert, da cui sembra davvero aver ereditato i geni e il talento. In un film così intimo, che parla di famiglia in primis e soltanto in seconda battuta di arte e malattia, sono i loro volti a rimanere impressi. Nonostante le mascherine.

Conclusioni

Come vi abbiamo spiegato in questa recensione di Les Intraquilles, si tratta di un film ben scritto e diretto da LaFosse, nonché perfettamente recitato da tutto il cast. Questo film è un dramma solidissimo, ricco di tensione, che racconta di amore, arte e famiglia in modo schietto e, proprio per questo, particolarmente doloroso.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • LaFosse cura una sceneggiatura molto solida e ricca di sfumature, e dirige il film come fosse quasi un thriller, rendendo al meglio l'irrequietezza e il disagio dei suoi protagonisti.
  • I tre attori principali sono superbi: stupisce soprattutto la naturalezza del bambino, nipote d'arte di Isabelle Huppert.

Cosa non va

  • Forse il tema ricorrente dell'arte e di come possa essere legato all'umore del protagonista avrebbe meritato più spazio.