Gualtiero Cecchin (Neri Marcoré) è un ex rampollo ormai in rovina che nel tentativo di salvare il suo status quo si affilia a una famiglia di camorristi. Grazie all'aiuto delle "potenti" amicizie di sua madre Mara (Piera Degli Esposti) l'uomo diventa d'improvviso un imprenditore. Il prodotto che varrà all'uomo una nuova ascesa economica è un crocifisso molto particolare e tutto realizzato in plastica riciclata.
Con Leoni Pietro Parolin ha vinto il bando della regione Veneto "Analisi, studio e diffusione di opere culturali e multimediali giovanili" raccontando, con l'ironia tipica della commedia all'italiana, uno spaccato della sua terra attanagliata, come l'Italia intera, da una crisi economica che non fa sconti a nessuno. Il cast d'eccezione composto da Neri Marcoré, Piera Degli Esposti, Anna Dalton e Pierpaolo Spollon era presente a Roma per la presentazione del film.
La prima volta al cinema
Per Parolin Leoni è la prima esperienza su un set cinematografico. Il trentasettenne vicentino, che ha lavorato con grandi cineasti come Mario Monicelli, Liliana Cavani e Rodolfo Bisatti, si è detto entusiasta dell'esperienza: "io nasco come sceneggiatore e devo dire che oltre alla scrittura, seguire tutto il film dalla filiera fino alla sala è stato fantastico. Il cast carinissimo e disponibile ha contribuito allo spirito di base che voleva portare il cinema nel territorio veneto per raccontarne uno spaccato" ha ammesso il regista. Oltre a dirigere Leoni, Parolin ha anche scritto la sceneggiatura del film e per farlo si è liberamente ispirato a fatti di cronaca locale: "durante la mia esperienza formativa ho imparato a prendere spunto dai giornali, cosa che ha ispirato anche la mia sceneggiatura televisiva per La Squadra. Il Veneto si presta bene perché è una regione dalle mille sfumature: dall'attaccamento territoriale allo sguardo verso l'innovazione, dal bello artistico agli abusi edilizi. La volontà è quella di raccontare la realtà con leggerezza". Inoltre il regista ha preso come esempio Signore e signori di Pietro Germi per la scrittura della sua prima fatica nella settima arte: "ricordo che da ragazzo mi colpì moltissimo quello spaccato pungente e preciso della società e la sfida con Leoni è stata quella di vedere effettivamente cosa fosse cambiato da allora".
Neri Marcorè, l'imprenditore cialtrone
Nerì Marcorè, che nella pellicola è Gualtiero Cecchin, rappresenta, come ha sottolineato Piero Parolìn "una generazione di imprenditori che ha sperperato tutto, che non è stata di in grado di raccogliere i frutti nati dall'impegno dei propri padri. Alla fine lui non matura se non nei rapporti umani e questo può far riflettere su come spesso si demanda ai propri figli la volontà di cambiare le cose lì dove non vi si riesce". Marcorè definisce il suo personaggio come "un vero cialtrone cresciuto poco di testa e molto di portafogli anche se alla fine è riuscito a prosciugare anche quello".
Per fortuna a fare da contrappeso al simbolo di una generazione allo sfascio, egoista e legata al vil denaro c'è il figlio di Gualtiero, Martino, interpretato dal Pierpaolo Spollon il cui ruolo, a detta del suo "papà cinematografico" Neri Marcorè, è molto importante "perché fa vedere come le nuove generazioni a volte siano più responsabili, come i figli siano più leali dei propri padri. Inoltre lo ringrazio perché dopo l'osservazione di Piera che si domandava come un'imprenditoressa potesse dirigere tutto dal suo letto, lui ha risposto: beh mica è difficile, guarda Berlusconi! Per quanto riguarda il mio personaggio, posso dire che Gualtiero è un vero cialtrone cresciuto poco di testa e molto di portafogli anche se alla fine è riuscito a prosciugare anche quello."
Un'Italia da Leoni
Il lungometraggio di Pietro Parolìn dipinge un'Italia molto materialista, come ha sottolineato anche la bravissima Piera degli Esposti che in Leoni è Mara, una donna di potere ma molto infelice perché priva di umanità: "il nostro paese ha ovunque il problema di essere troppo attaccati ai propri averi come fossero beni duraturi, fissi. Se Mara vince su ciò che risulta "fisso", suo figlio Gualtiero "vince" sul versante del bottegaio furbetto. Queste sono persone orribili che cancellano l'operato delle passate generazioni". All'attrice fa eco il collega Marcorè che dell'Italia sbagliata nel film è la metafora: "i personaggi che emergono li conosciamo bene, sono furbetti che fanno loschi affari credendosi leoni in un'arena ma alla fine si scoprono altro. Si scoprono degli gnu. Gualtiero pensa di essere il miglior domatore che ci sia invece alla fine è lui ad essere domato. Non vedo però alcuna linea etica e morale da dover seguire, il film come un quadro si lascia guardare lasciando ad ognuno le proprie riflessioni".