Dopo una lunga attesa è finalmente arrivato, tra festival e sale, Leatherface, il prequel di Non aprite quella porta. Un road movie intriso di sangue, tortura e vendetta, affidato al duo registico composto dai francesi Julien Maury e Alexandre Bustillo, già autori di À l'intérieur e Livide. E proprio con Maury abbiamo avuto modo di parlare di questo oggetto curioso che racconta a modo suo le origini del temibile Leatherface, discutendo di argomenti quali il suo destino commerciale negli Stati Uniti, le differenze tra il lavorare su un film francese e un progetto americano, l'assenza di una certa persona davanti alla macchina da presa...
Sala o TV?
Per cominciare, come ti senti ora che il film sta uscendo, dopo essere stato accantonato per circa un anno?
Molto sollevato, devo ammetterlo. Ci sono moltissimi film che, per un motivo o l'altro, finiscono nel dimenticatoio in termini di distribuzione e a volte non ne escono mai. Temevo che il nostro film potesse restare invisibile, e quindi sono contento che la gente lo possa vedere.
E cosa pensi della strategia di distribuzione negli USA, dove il film andrà in TV, poi al cinema in uscita limitata in contemporanea con le piattaforme Video on Demand?
È una situazione piuttosto strana, in effetti. Sarà disponibile su DirecTV per un mese, poi in sala e VoD, e successivamente in DVD e Blu-ray. È la legge del mercato americano. Il nostro distributore è LionsGate, che l'anno scorso ha avuto a che fare con il flop di Blair Witch. Inoltre, loro si occupano anche del nuovo Saw, e avranno calcolato che fosse più redditizio far uscire in modo normale quel film piuttosto che Leatherface. Per me basta che il film sia visibile, ma sono anche contento che in paesi come l'Italia e la Francia esca al cinema con modalità tradizionali.
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Questioni di eredità
Che ricordi hai della prima volta che hai visto Non aprite quella porta?
Lo vidi in VHS, a casa dei miei genitori. L'aveva comprata mio fratello maggiore, che è un appassionato di horror e effetti speciali, e ne rimasi stregato. C'era anche quella bella sensazione del proibito, poiché ovviamente ero troppo giovane per vederlo all'epoca (ride). Quella VHS era un oggetto controverso in Francia, con i genitori che si impegnavano per far sì che i bambini non la vedessero.
Tu e Alexandre avete avuto dei contatti con Tobe Hooper? Lui e Kim Henkel (lo sceneggiatore del primo film, n.d.r.) sono citati come produttori esecutivi.
Purtroppo no, in questo caso il credit in questione è puramente contrattuale. Temo che a Hooper non interessasse più la saga, ed è stato chiaro fin dal principio che non avremmo interagito con lui. È un peccato, perché ci sarebbe piaciuto proporgli delle idee e ascoltare la sua opinione.
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Non il solito prequel
Questo film racconta le origini di Leatherface, ma rimane comunque un alone di mistero intorno al personaggio. Questo era importante per te e Alexandre?
Non importante, ma fondamentale! Noi odiamo le origin stories, non sopportiamo i film dove si spiega per filo e per segno come questo o quel personaggio sia diventato quello che è. Ci piace lasciare dei buchi, per permettere allo spettatore di farsi un'idea propria. Se fai caso alla sequenza finale, è abbastanza chiaro che siamo ancora lontani dal mostro che abbiamo visto nel film di Hooper.
Non so se ne sei al corrente, ma lo sceneggiatore del film, Scott M. Sherwood, ha detto in un'intervista che gli piacerebbe utilizzare il personaggio di Chop Top (uno dei fratelli di Leatherface, apparso in Non aprite quella porta - parte 2, n.d.r.) in questa nuova continuity. Potrebbe interessarvi girare un altro capitolo della saga, se così fosse?
In questo ambiente la filosofia dominante è "mai dire mai", ma in questo momento specifico direi di no, perché siamo reduci dall'uscita di Leatherface e vorremmo concentrarci su qualcosa di diverso. Certo, potrei cambiare idea se si trattasse di uno spin-off interamente dedicato a Chop Top, che è un personaggio molto interessante, ma è troppo presto per parlarne in quei termini.
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Dalla Francia a Hollywood
Questo è il vostro primo film in lingua inglese. A livello di come si situa nella vostra filmografia, è arrivato al momento giusto?
In effetti erano dieci anni che ci proponevano soggetti americani, quasi tutti remake o reboot di franchise famosi, tra l'altro. Probabilmente lo sai già, ma abbiamo lavorato al reboot di Hellraiser, che ancora non è uscito, a una nuova versione di Nightmare - Dal profondo della notte, al nuovo Venerdì 13 di cui si parla da tempo. Abbiamo anche messo mano a Halloween II, quando non era ancora confermato che se ne sarebbe occupato Rob Zombie. Non so se parlerei di "momento giusto", ma è vero che la sceneggiatura di Leatherface ci ha convinto proprio perché non era il solito slasher, non segue la formula della saga. Qui non c'è il gruppo di amici giovani che si perdono nel Texas e si imbattono nella famiglia Sawyer.
Avete riscontrato grosse differenze lavorative tra un prodotto francese e uno americano? Avete avuto problemi di censura, per esempio?
In realtà, avendo girato il film in Europa, non abbiamo percepito differenze notevoli. Ci sono stati dei controlli più insistenti da parte dei produttori, soprattutto nella prima settimana di riprese per accertarsi che noi sapessimo cosa stavamo facendo, ma nel complesso non è stata un'esperienza molto diversa per noi. Per quanto riguarda la censura, no, nessun problema. Eravamo sulla stessa lunghezza d'onda dei produttori, e abbiamo girato un film che piacesse ad ambo le parti.
Per curiosità, qual è la situazione dei remake americani dei vostri film francesi?
Quello di A l'intérieur, con protagonista Laura Harring, è pronto. È stato mostrato al Festival di Sitges l'anno scorso, e io e Alexandre l'abbiamo visto un mese fa al FrightFest, dove abbiamo anche presentato Leatherface. Quel film dovrebbe uscire entro breve in America. Per quanto riguarda Livide mi risulta che lo stiano ancora scrivendo, non so dirti di più.
Il futuro
Se non erro, Béatrice Dalle, la vostra attrice-feticcio, questa volta non appare. Cos'è successo?
Hai ragione, e lei è molto arrabbiata con noi poiché le avevamo promesso che sarebbe apparsa in tutti i nostri progetti. Purtroppo non è stato possibile farla venire sul set in Bulgaria, anche solo per un cameo, soprattutto perché lei non parla inglese. Dobbiamo farci perdonare in qualche modo.
Un ruolo doppio nel prossimo film?
Sì, molto probabilmente succederà una cosa del genere (ride).
A tal proposito, hai già in mente un nuovo progetto?
Assolutamente sì, io e Alexandre ci sentiamo tutti i giorni e scriviamo in continuazione, che si tratti di sceneggiature o anche solo di idee. Abbiamo cinque soggetti in varie fasi di sviluppo al momento, perché se c'è una lezione che ho imparato facendo questo mestiere è la seguente: se hai più cose in lavorazione, almeno una verrà realizzata. È troppo presto per dirti quale sarà il nostro prossimo film, ma ci stiamo lavorando senza sosta. Quasi sicuramente sarà francese, ma non è escluso che l'uscita di Leatherface ci apra le porte di Hollywood.