Le assaggiatrici, recensione: una pagina inedita del dopoguerra per un film dal respiro internazionale

Silvio Soldini prende spunto dal romanzo omonimo di Rosella Postorino a sua volta ispirato alla storia vera di Margot Wölk, una delle donne costrette ad assaggiare i pasti di Hitler. Film di apertura del Bif&St 2025.

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Il secondo conflitto mondiale è uno dei periodi della storia contemporanea tra i più documentati e approfonditi. Filmati d'epoca, libri, film. Abbiamo visto, letto e ascoltato miriadi di storie. Eppure, a distanza di ottant'anni ne scopriamo ancora di nuove. Come quella di Margot Wölk, tedesca di 95 anni che nel 2012, poco prima di morire, confidò di essere stata una delle giovani tedesche costrette ad assaggiare i pasti di Hitler per due anni. Una figura la loro della quale nessuno aveva mai saputo nulla. Wölk, unica del gruppo a sopravvivere alla guerra, ha ispirato prima un romanzo scritto da Rosella Postorino e poi un film omonimo, Le assaggiatrici, diretto da Silvio Soldini, al cinema dal 27 marzo.

Una pagina inedita della storia contemporanea

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Le protagoniste de Le assaggiatrici

Scritto dallo stesso regista insieme a Doriana Leondeff, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda e Ilaria Macchia, il film - una coproduzione Italia-Belgio-Svizzera - è il titolo di apertura del Bif&St 2025. La storia si apre nell'autunno del 1943. Rosa (Elisa Schlott), una giovane donna di Berlino lascia la città distrutta dai bombardamenti per rifugiarsi nel paesino natale del marito Gregor impegnato al fronte. Lì l'aspettano i suoceri che a malapena conosce. Ma quel villaggio all'apparenza placido nasconde un segreto: nella foresta confinate Hitler ha fatto costruire il suo quartier generale, la Tana del lupo. Un film ambientato nel 1943, ma attualissimo e che parla di quanto sia facile scivolare nella complicità del male anche senza abbracciarlo apertamente.

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Sul set del film

Ossessionato dall'idea di poter essere avvelenato, il Führer fa prelevare delle giovani e sane donne dal villaggio. Diventeranno "le assaggiatrici", chiamate a consumare i pasti cucinati per lui prima di lui. Tutto per scongiurare la possibile presenza di veleno. Tra le sette donne c'è anche Rosa, chiamata dalle altre, tra invidia e scherno, "la berlinese". Mentre il Paese moriva di fame loro avevano accesso a piatti squisiti, ma potenzialmente letali. Un amaro scherzo del destino che unisce un gruppo di persone diversissime e che, con il tempo, le vede amiche, complici, rivali.

Un film capace di rievocare un'epoca

Due pasti al giorno e un'ora da attendere insieme dopo aver mangiato. È quello il tempo necessario per dare la certezza al cuoco personale di Hitler e agli ufficiali delle SS che il cibo servito non è contaminato. In quei momenti trascorsi insieme Rosa, Elfriede (Alma Hasun), Leni (Emma Falck), Heike (Olga Von Luckwald), Ulla (Berit Vander), Sabine (Kriemhild Hamann) e Augustine (Thea Rasche) imparano a conoscersi o a diffidare l'una dall'altra. Ad accomunarle la solitudine. Tra di loro c'è chi è vedova, chi "zitella" o chi, come Rosa, ha il marito disperso in guerra.

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Lo sguardo di Soldini

Soldini - qui al suo primo film d'epoca - torna a girare in una lingua straniera, il tedesco, dopo l'esperienza di Brucio nel vento, pellicola in ceco tratta dal romando Ieri di Agita Kristof. Il risultato è un film dal respiro internazionale dove l'attenta ricostruzione di scenografie (Paola Bizzarri), trucco (Esmé Sciaroni) e costumi (Marina Roberti) trova eco nell'ottimo casting (Laura Muccino e Lisa Stutzky). Non è mai facile realizzare un film storici. C'è sempre dietro l'angolo la possibilità di scivolare nell'artefatto, nell'approssimativo. In un'atmosfera che non abbraccia il realismo necessario per far sì che lo spettatore creda e si immerga nella storia che sta guardando sullo schermo.

Silvio Soldini ci riesce dalla prima all'ultima inquadratura. Muovendosi tra spazi circoscritti - la sala da pranzo e il cortile, la casa dei suoceri e la camera da letto di Rosa, il fienile e il dormitorio - Le assaggiatrici si sofferma sui dettagli, le piccole storie personali, i particolari a margine del conflitto. Ricostruisce un mondo femminile vittima del conflitto dove convivono la solidarietà e il tradimento. E in quel contesto così drammatico lascia anche spazio a parentesi di leggerezza e dolcezza.

La storia di ieri e di oggi

Ambientato nell'arco di un anno, con le stagioni che si susseguono e modificano il paesaggio, i colori e anche i volti dei protagonisti, Le assaggiatrici lascia la guerra sullo sfondo. O meglio, il conflitto c'è ma Rosa e le altre, così come noi spettatori, lo viviamo indirettamente attraverso il rumore di bombe, aerei in volo, notizie sussurrate o diffuse alla radio. Come il discorso di Hitler all'indomani dell'attentato dal quale uscì illeso parlando del suo come un "compito affidatomi dalla provvidenza". Parole che ascoltate oggi rievocano quelle recenti di Donald Trump nel corso della campagna elettorale a seguito del tentativo di assassinarlo durante il comizio di Butler del luglio 2024.

Un altro aspetto interessante della sceneggiatura è l'aver tratteggiato personaggi che credevano nel Führer e nelle sue parole, dai suoceri di Rosa a una delle assaggiatrici, orgogliosa all'idea di immolarsi per lui e curiosa di carpirne dettagli personali dalle parole del suo cuoco personale. La stessa protagonista, rimasta sola, finisce per innamorarsi del tenente delle SS Ziegler (Max Riemelt). I loro incontri segreti li scollegano per qualche ora dalla realtà, dei rispettivi ruoli, dalla guerra. Ma l'orrore non si può nascondere a lungo, la verità non si può offuscare. Il peso della storia e del senso di colpa finisce per essere un fardello troppo pesante per essere ignorato. E a quel punto bisogna guardare in faccia la realtà e decidere da che parte stare.

Conclusioni

Per il suo primo film in costume Silvio Soldini parte dal romanzo di Rosella Postorino ispirato alla storia vera di Margot Wölk. Una donna tedesca che nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno, nel 2012, svelò di essere stata una delle donne chiamate ad assaggiare i pasti di Hitler per scongiurare un avvelenamento. Il regista realizza un film capace di trasportare lo spettatore in un'altra epoca grazie a scenografia, costumi, trucco e casting che concorrono per dare vita ad un'atmosfera verosimile che non scade nello scimmiottamento. Il conflitto, sebbene presente, rimane sullo sfondo mentre l'attenzione è dedicata al microcosmo femminile, tra gelosie, amicizie, segreti e tradimenti.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il racconto di una pagina inedita della storia contemporanea.
  • Un film in costume credibile dalla prima all'ultima inquadratura.
  • L'ottimo casting.
  • La scelta di lasciare il conflitto sullo sfondo.
  • Il racconto del microcosmo femminile.

Cosa non va

  • Chi non ama i film in costume faticherà ad entrare in empatia con la storia.