Recensione Licenza di matrimonio (2007)

L'esperienza prettamente televisiva del regista Kwapis ha consentito non solo di mutuarne alcuni interpreti, ma di conferire quella giusta sfumatura di leggerezza da sit-com che non ha guastato alla fluidità di una commedia altrimenti banalotta.

Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate!

Sadie e Ben s'incontrano, si scontrano, s'innamorano e si amano.
Deliziosa fioraia lei, sempliciotto combinaguai lui, si ritrovano dopo soli sei mesi alla fatidica proposta di matrimonio: in un turbinio d'eventi, sono al cospetto di padre Frank per fissare la data nuziale.
Il reverendo accoglie di buon grado l'incarico ed inizia rapidamente a stabilire regole e dettami, primo fra tutti, l'obbligo di frequentare il suo corso pre-matrimoniale, temuto spauracchio d'ogni coppia. La missione del pastore è far affiorare, durante la durata del corso, le debolezze della coppia, in modo dal metterla al riparo da un'eventuale passo falso e conseguente divorzio.
Molti saranno gli ostacoli che i due innamorati dovranno superare, senza alcuna esclusione di colpi bassi. Riusciranno a convolare a giuste nozze?

Robin Williams, superstar in questa piccola commedia di fine estate, interpreta un parroco molto ispirato e molto convinto di essere il solo depositario della verità. Lo sguardo sornione che posa sui promessi sposi è quello sdegnoso di chi dal pulpito non risparmia strali ai comuni mortali, disposto a tutto pur di scoraggiare le false verità, facendo trionfare il volere di Dio. Un po' fanatico e abbastanza odioso, il suo Padre Frank è più un'agente segreto che un uomo di chiesa, feroce critica ai pastori sempre meno illuminati che predicano sermoni ipocriti in ogni dove. La sua interpretazione fortemente sarcastica è supportata dalla detestabile presenza del "choir boy"; bambino ciccione ed intrigante, interpretato da Josh Flitter, di recente visto in Big mama 2. Il duetto è tanto odioso da far rimpiangere quello grottesco di Fantasilandia, nanetto Tatoo compreso.
Il resto del cast è interpretato da attori di non grande esperienza ma dai volti giusti, sufficientemente anonimi dal consentire una serena identificazione nello spettatore prossimo alle nozze, o soltanto noiosi per chi avesse altri progetti.

L'esperienza prettamente televisiva del regista Ken Kwapis ha consentito non solo di mutuarne alcuni interpreti, quali John Krasinski direttamente da The office, ma di conferire quella giusta sfumatura di leggerezza da sit-com che non ha guastato alla fluidità di una commedia altrimenti banalotta.
L'argomento matrimoniale, infatti, sembra aver titillato la fantasia di più di un autore nell'ultimo anno, e in molti hanno sviscerato il tema sotto tutti i possibili punti di vista. L'unico aspetto non ancora tentato è quello di non mettere alla berlina un passo che per alcune persone desta ancora un po' di rispetto.
Nulla di nuovo dunque in questa pellicola che ha tutti gli ingredienti del più classico "stelle e strisce", dai costumi alle facce tutte sbiancante per denti, senza neppure un tentativo di sfuggire alla noia delle scene tagliate nei titoli di coda.