L'anno nuovo che non arriva, l'umorismo di Bogdan Muresanu e quella "politica che disprezza le persone"

L'umorismo, l'Europa e le promesse tradite. La nostra intervista al regista rumeno, tornato al cinema con un film politico e attuale. Al cinema dal 4 dicembre.

Una scena de L'anno nuovo che non arriva

Titolo decisamente azzeccato per il nuovo film di Bogdan Muresanu: L'anno nuovo che non arriva. Basato sul corto del regista The Christmas Gift, il film ci porta nella Romania del 1989, quando i destini di sei cittadini comuni si intrecciano durante le bollenti proteste contro la dittatura di Nicolae Ceaușescu. Un titolo adatto, che traduce perfettamente una percezione universale, nonché occidentale: non c'è più futuro, non c'è più fiducia, non c'è più il sogno.

L Anno Nuovo Che Non Arriva Sequenza
L'anno nuovo che non arriva: Nicoleta Hâncu in una sequenza

Non solo, come suggerisce l'autore rumeno, manca ormai un solido rapporto tra il popolo e la classe politica (basti vedere l'affluenza al voto) che, di fatto, ha tradito speranze e aspettative. "Ovunque oggi la classe politica mostra un completo disprezzo per le persone. Per non parlare della cultura, che è completamente fuori discussione", spiega Bogdan Muresanu nella nostra intervista, in occasione della presentazione del film all'Euro Balkan Film Festival (uscita al cinema dal 4 dicembre). "Sembrano scolari", prosegue il regista, "e questo mi preoccupa".

L'anno nuovo che non arriva: intervista a Bogdan Muresanu

Bogdan, quanto è importante fare film politici?
"Penso che qualunque cosa facciamo sia politica. Qualunque cosa facciamo ha una base politica, anche se - come dicevo - non facciamo nulla. Aristotele aveva ragione quando diceva che siamo zōon politikon: siamo esseri politici".

Piccole storie per una storia più grande. Oggi i decisori politici sembrano aver dimenticato l'opinione pubblica del popolo?
"Secondo me, oggi la classe politica ovunque mostra un completo disprezzo per le persone, per non parlare della cultura, che è completamente fuori discussione. La cultura non viene finanziata; è ignorata, non rispettata, sebbene sia il terreno comune dell'umanità, al di là delle nazioni. È il modo in cui puoi comprendere la voce dell'altro. Il problema, credo, è che oggi i politici sono pessimi, sono ignoranti, non sanno nulla. Sembrano scolari. Questa è la mia impressione, e questo mi preoccupa. Se guardiamo allo stato delle cose nel mondo, non è certo la migliore situazione possibile. A dire la verità, c'è una sorta di divario tra la classe politica e i semplici cittadini".

L Anno Nuovo Che Non Arriva Immagine
L'anno nuovo che non arriva: Adrian Vancica in un'immagine

Cosa è cambiato?
"Purtroppo non ho una spiegazione per questo. Penso che forse l'opinione pubblica consideri la politica un gioco sporco e non voglia esserne coinvolta, una sorta di continuo gioco di potere ricattatorio - che, in effetti, lo è. Ma dovremmo fare di nuovo spazio alla decenza in politica. Sono abbastanza sicuro che ci sia stato un tempo in cui esisteva. Sono cresciuto in una dittatura, poi abbiamo avuto una sorta di zona grigia, una fase di transizione, e ora posso vedere che ciò che abbiamo in Romania - anche se potrei dire che la Romania è leggermente migliore di altri paesi in termini di corruzione - ha ancora molte persone corrotte dell'alta classe che sono finite in prigione. Quindi c'è un prezzo da pagare se infrangi le regole".

L'importanza dell'umorismo

L'umorismo è una chiave fondamentale. Come l'ha inserito nello script? Come hai bilanciato il ritmo del film?
_"Volevo fare questo tipo di film perché l'argomento è pesante. Ci sono stati morti, persone uccise durante questa rivoluzione. Quindi volevo fare un film, se vogliamo, come La vita è bella di Roberto Benigni. Una sorta di tragicommedia. Ce l'avevo in mente, era un'intuizione. Volevo fare un film che parlasse di un tema serio ma con un tono più, diciamo, aggiornato, perché sono passati 35 anni dalla rivoluzione. Così potevo permettermi quel tono di voce, e credo di aver fatto bene, perché il film è stato un enorme successo in Romania e anche in Francia. In Romania è stato primo al box-office per tre settimane, battendo alcuni film americani di supereroi.

Dunque c'è speranza per il cinema?
"C'è speranza se sai come presentare le cose, perché ogni film è un dialogo; ogni oggetto d'arte è un dialogo tra l'artista, il mondo e le persone. E se ci riesci, se sai come farlo, puoi avviare una conversazione sulla rivoluzione o su qualunque altro tema".

Le promesse

L Anno Nuovo Che Non Arriva Foto
L'anno nuovo che non arriva: Mihai Calin, Gabriel Radu in una foto

La rivoluzione rumena ha poi aperto la strada all'Unione Europea. Le promesse sono state mantenute?
"È una domanda difficile. Prima di tutto, il titolo del film si riferisce proprio a questo. Si chiama The New Year That Never Came, che ovviamente non è del tutto vero perché è arrivato, ma è arrivato più tardi. Ricordo che tutto l'entusiasmo che seguì la rivoluzione fu in qualche modo negato dalla realtà. La seconda linea, i più preparati, erano ovviamente quelli abituati al ricatto e all'accesso ai dossier segreti della Securitate e di tutta quella gente. Oggi diciamo che l'informazione è potere, ma allora coloro che avevano quel tipo di informazione erano proprio quelli che quei dossier li costruivano. C'erano dunque molti informatori e membri del partito che hanno bloccato la vera rivoluzione e l'hanno trasformata in qualcosa di intermedio, una zona grigia, come dicevo".

E ora?
"Dopo 35 anni, penso che non potesse andare diversamente, realisticamente parlando. C'era molta ingenuità, molta innocenza riguardo alla politica, e alcune persone erano più preparate. Forse è una lezione per i nostri tempi, perché è esattamente ciò che sta accadendo oggi in tutta Europa, forse persino nel mondo intero: c'è molta ingenuità e innocenza da parte delle persone che pensano di avere il potere, quando in realtà le loro voci sono completamente inascoltate. È molto difficile esprimere la propria opinione e avere un effetto sulla vita politica. E questo è ciò che accadde allora".