Potremmo citare il titolo di un musical, È nata una stella, per sottolineare il debutto nel genere di Caterina Shulha, diretta da Nicola Abbatangelo, alla sua opera prima, in The Land of Dreams. Nelle sale dal 10 novembre con 01 Distribution e presentato in anteprima alla 20esima edizione di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, il film è la sfida di Abbatangelo dentro un genere poco esplorato nel nostro paese. Ambientato tra luci, ombre, paillettes e gangster della New York del dopo Grande Guerra, The Land of Dreams è una storia d'amore e di sogni da realizzare lottando, senza perdere la speranza. Caterina Shulha è Eva, giovane immigrata italiana, lavapiatti in un ristorante che sogna la musica, diventare cantante. Incontra un ragazzo, Armie (George Blagden), reduce di guerra, che ha il potere speciale di farti viaggiare dentro i sogni. Arriva l'amore e quando tutto sembra perduto, i desideri diventano realtà. Alla "debuttante" Shulha, Abbatangelo affianca un esperto di musical, Blagden, che già avevamo visto ed ascoltato in Les Misérables di Tom Hopper nel ruolo di Grantaire. Abbiamo incontrato Caterina Shulha e George Blagden a Roma dopo la proiezione del film per scoprire il più possibile del dietro le quinte di questo primo musical internazionale italiano.
Video intervista a Caterina Shulha e George Blagden
Due mondi che si incontrano
Citiamo una frase letta qualche anno fa in un libro: "Quando desideri ardentemente qualcosa tutto l'universo trama affinché tu possa realizzarla". Sentite che questo film rappresenta tutto l'universo che realizza il sogno dei protagonisti?
George Blagden: Credo che la cosa bella di questo film sia l'incontrarsi di due mondi. Armie è una persona a cui piace creare mondi immaginari per sfuggire al suo mondo, mentre Eva ha letteralmente bisogno di scappare dal suo mondo e non sa come farlo.
Caterina Shulha: Credo che sia incredibilmente vero. Girare questo progetto insieme è stato possibile perché si sono unite tante cose, dai professionisti di tanti reparti e le tante persone che ne hanno fatto parte. Questo ha fatto sognare noi sul set perché sembrava decisamente incredibile che avessimo portato avanti un progetto del genere, italiano, con quel budget. È stato realizzare un sogno.
Lezione tra attori
George tu vieni dal mondo del musical mentre Caterina l'abbiamo scoperta con questo film. Che tipo di scambio c'è stato tra voi e cosa avete imparato l'uno dall'altra?
George Blagden: Si, avrò fatto musical in passato ma spesso ho interpretato personaggi che non sono esattamente la gioia fatta persona. Non ho mai interpretato un personaggio come Armie, che è una persona piena di speranza e mostra agli altri personaggi la felicità. Caterina e tutto il team italiano mi hanno insegnato cosa significa lavorare con gioia perché in Inghilterra va molto di moda comportarsi con un po' di distacco e formalità in questo ambiente. Lo dico sinceramente, lavorare con gli italiani, che sono sempre molto connessi con le loro emozioni, è stato molto bello. Caterina mi ha insegnato molto in tal senso.
Caterina Shulha: È stata un'esperienza incredibile, non ho mai girato un musical né un progetto in inglese, ero felice ma preoccupata ed è stato fondamentale avere un partner come George che a prescindere dalla sua capacità attoriale, è proprio una persona che umanamente ti mette a tuo agio. Per due mesi ho dimenticato di essere su un set e lavorare ed ero semplicemente circondata da persone che stavano facendo una cosa insieme con tanto amore e dedizione. È stato un viaggio meraviglioso.
Musical da sogno?
George Blagden: Questo film è stato il mio sogno musical da molti punti di vista. Abbiamo realizzato una sequenza di scene dove io sono su un palcoscenico di un grande teatro e suono il pianoforte con Caterina. Questa esperienza era nella mia lista dei desideri e i brani sono stati composti così meravigliosamente e in maniera così coinvolgente che non riesco a pensare ad una situazione emotiva più soddisfacente di quella in cui le canzoni del musical mi hanno trasportato.
Caterina Shulha: Confermo a nome di tutti che è stato un progetto da sogno. Spero che ce ne possano essere altri ma già così noi siamo davvero felici di aver vissuto questa esperienza fantastica.