L’amico fragile, la recensione: il mistero di un suicidio è su Prime Video

La recensione del nuovo thriller su Prime Video dal titolo L'amico fragile, diretto da Salvatore Vitiello.

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L'Amico Fragile: Enzo Casertano, Steve Sylvester, Antonio Friello in una scena

Padri e figli. Iniziamo così la nostra recensione de L'amico fragile, riassumendo in poche parole il vero fulcro del film. Un cuore, quello del film di Salvatore Vitiello e disponibile su Amazon Prime Video, che sembra sempre più centrale nelle opere narrative degli ultimi anni, quasi a voler sottolineare un conflitto generazionale che sembra fratturarsi sempre di più. E proprio di fratture e di generazioni parla questo thriller in cui alla base c'è il mistero di un suicidio e di un padre che non trova pace. Uno scontro doppio, come doppia sarà la struttura del film stesso, che riguarda due famiglie, due padri e due figli, ma che contagia anche le due visioni del mondo: quella dei giovani, aperta ai cambiamenti e felice, e quella più sofferente dei padri, chiusi nell'antico e incapaci di accettare anche le cose più semplici, come quelle di un amore omosessuale.

I sensi di colpa di un padre

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L'Amico Fragile: Francesco Biscione e Marco Imparato in una scena

Walter, uno scrittore, vive da tempo con dei sensi di colpa pesanti che lo rendono sempre più apatico nei confronti della vita. È convinto di essere stata la causa del suicidio del figlio Simone, impiccatosi nel bosco del paese, vittima dell'omofobia del paese e dello stesso padre. A qualche anno di distanza dalla tragedia, Walter decide di tornare nel suo paese d'origine per provare a espiare le sue colpe. Ma forse, rimanendo in quel paese che sembra non essere cambiato più di tanto, scoprirà anche che forse il suicidio del figlio nasconde un segreto ancora più grande. La prima parte del film è girata in un elegante bianco e nero e accoglie come unico punto di vista quello del padre del ragazzo morto. Si respira un clima da dramma tragico, dove i silenzi e la sofferenza la fanno da padroni. C'è spazio anche per un interessante amalgama tra realtà, ricordi e visioni, aggiungendo un tocco onirico che si inserisce bene all'interno della narrazione.

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Le scoperte di un partner

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L'Amico Fragile: Antonio Gargiulo e Antonio Friello in una scena

Esattamente a metà del proprio svolgimento, il film torna indietro nel tempo, si trasforma, cambia il bianco e nero mutando in un film a colori e ne modifica anche il punto di vista. Ora la vicenda ha come protagonista Marco, un coetaneo di Simone. È lui l'altra metà della coppia innamorata e anche lui sembra non aver superato completamente la morte del suo ex partner. In questa seconda metà, molto più basata sul puro thriller e sulla soluzione del mistero, ripercorreremo attraverso un nuovo punto di vista quanto ci veniva raccontato nella prima parte del film. Questo permetterà allo spettatore di chiarire alcuni punti oscuri della prima parte e, soprattutto, di venire a capo della storia che sta dietro al suicidio del ragazzo. Un film sui sensi di colpa di un padre muta e diventa un film sul riscatto dei figli, anche se il finale si dimostra parecchio nero e amaro. Forse quella frattura generazione non potrà mai essere rinsaldata.

Una salda regia per una fragile scrittura

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L'Amico Fragile: Antonio Friello in una scena

L'amico fragile non riesce ad annoiare, al netto di un ritmo generalmente disteso e rarefatto. La divisione in due metà, oltre a rispecchiare al meglio il carattere thriller della storia, funziona e risulta coinvolgente. In questo si nota la mano salda di un regista, Salvatore Vitiello, che, non avendo un grosso budget a disposizione, sa usare il linguaggio cinematografico nel migliore dei modi, soprattutto nei momenti più onirici, dove il tempo si confonde e passato e presente si intersecano tra di loro. Le scene finali sono particolarmente riuscite e non interrompono il flusso emotivo che la storia in quel momento richiede. Meno perfetta è invece la scrittura che esagera su un certo didascalismo di fondo, urlando le metafore e sottolineando con retorica il messaggio del film. Se i protagonisti riescono a reggere il peso del film non risultando mai esagerati (è il caso sia di Francesco Biscione sia di Nicasio Ruggero Catanese), lo stesso non si può dire per la maggior parte dei comprimari. In particolare, alcuni momenti, specie nella seconda parte in cui il colore mette in mostra un po' di più i limiti del girato, non si possono dire particolarmente riusciti proprio a causa di quella che sembra una mancata convinzione nel pronunciare determinate battute o nell'usare il corpo in maniera naturale.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione de L’amico fragile possiamo ritenere il film di Salvatore Vitiello un'opera divisa in due parti, sia per come è narrata la storia sia per le sue qualità. È un dramma ed è un thriller, è in bianco e nero ed è a colori, convince nella regia e non funziona benissimo nella scrittura, soprattutto dei dialoghi. I due protagonisti riescono a catturare l’attenzione dello spettatore, ma il resto dei comprimari non possiede la stessa forza indebolendo alcuni momenti. Nel raccontare una storia di frattura generazionale, di una tragedia nata dall’omofobia, il film riesce però a intrattenere e a centrare tutti i momenti giusti che non si dovevano sbagliare.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • La struttura del film, diviso in due parti, lo rende coinvolgente al netto di un ritmo disteso.
  • I due protagonisti riescono a reggere il peso del film e sanno come catturare l’attenzione dello spettatore.
  • Buona la regia, con alcune idee, soprattutto legate al tempo e all’onirico che aggiungono colore alla vicenda.

Cosa non va

  • La scrittura del film, specie nei dialoghi, risulta un po’ troppo artefatta e retorica.
  • Alcuni momenti non sono particolarmente riusciti e mettono in mostra qualche difetto di troppo.