"Concentrati, colpisci e guarisci" è una sorta di peculiare "mangia, prega, ama" per la protagonista di Lady Bloodfight, una bionda e muscolosa pulzella americana che non ha più niente da perdere dopo essere stata licenziata per essersi difesa da un cliente invadente. Cliente invadente con il quale ha regolato i conti poco dopo quando, aggredita da questi ed altri suoi maneschi compagni, dimostrando di sapere menare le mani di santa ragione e facendola pagare cara ai suoi assalitori.

Il background della bella Amy viene esposto in un minutaggio relativamente breve, così come veniamo a sapere che vive con la madre disillusa e il padre è scomparso molti anni prima in quel di Hong Kong, dove aveva cercato fortuna come maestro di arti marziali. Un inizio rapido e veloce quello del film, che ci introduce subito alle dinamiche chiave della vicenda.
Lady Bloodfight e le altre

Vicenda che ruota intorno a un torneo segreto che si tiene ogni anno nella ex-colonia britannica e che vede partecipare combattenti donne da ogni dove. Il Kumite, questo il nome della violenta competizione, prevede che le sfidanti si scontrino in incontri potenzialmente anche all'ultimo sangue, e vede da tempo una faida tra due atlete che un tempo erano grandi amiche, poi diventate acerrime antagoniste in seguito a un evento che ha infranto il loro rapporto.
E arrivata a Hong Kong, Jane viene accolta proprio da una delle due rivali, che le offre rifugio e protezione dopo un pestaggio subito e decide di allenarla per partecipare al prossimo Kumite. Nel frattempo anche la sua nemesi non sta a guardare e mentre i giorni degli incontri si avvicinano e poi susseguono senza sosta, Jane avrà anche modo di scoprire qualcosa di più sul destino del genitore.
Senza mezze misure

Fin dai titoli di testa che vedono i volti in primo piano delle protagoniste alternarsi, Lady Bloodfight mette in mostra la sua anima dichiaratamente low-budget, rivolgendosi senza vergogna a una ristretta cerchia di appassionati del cinema marziale. Una scelta a sua modo onesta, come quella di affidare il ruolo principale alla stunt-woman Amy Johnston, che oltre a un fisico invidiabile possiede anche un fascino che buca lo schermo, pur non supportato da doti interpretative altrettanto convincenti.
Ma in un'operazione come questa a contare è soprattutto l'abilità sul ring e nelle coreografie d'azione la pellicola se la cava discretamente, con alcune sequenze avvincenti anche quando si ricorre ad un uso sfrenato delle scene al rallentatore. Il divertimento di genere è garantito, ma per goderne appieno è necessario chiudere un occhio e mezzo sulla sceneggiatura, ricalcante più o meno volutamente varie situazioni archetipiche del filone.
Un colpo dopo l'altro fino alla fine

L'impressione è quella di un qualsiasi film del Van Damme della prima era/ora aggiornato in ottica girl-power, con tutti i pro e i contro del caso. Il nome di Chris Nahon non sarà certo nuovo per gli appassionati, in quanti a inizio millennio ha esordito con un piccolo cult che vedeva protagonista Jet Li in terra francese, ovvero l'avvincente Kiss of the dragon (2001). Ma se lì la storia a supporto riusciva ad essere coerente e credibile con le aspettative, in Lady Bloodfight poco conta nelle motivazioni e nelle scelte di Jane e delle sue avversarie.
E così tra gratuiti riferimenti al folklore orientale e al misticismo curativo, e a un dualismo che sembra ripetersi in un ciclo potenzialmente senza fine tra due facce della stessa medaglia, il film procede dritto come un treno. L'ora e mezzo di visione si agita senza troppo tempo per (sof)fermarsi a riflettere sulla spiccia morale del racconto, focalizzandosi quasi esclusivamente su quell'anima action - ludica che tiene in piedi, non senza meriti qua e là, l'intero ambaradan.
Conclusioni
Un b-movie al femminile senza infamia e senza lode questo Lady Bloodfight, volutamente schematico nel suo approccio all'insegna del "picchia più forte se non vuoi essere picchiata", con una protagonista occidentale che si ritrova immersa nei bassifondi di Hong Kong, partecipante last-minute di un torneo all'ultimo sangue. E naturalmente la missione sarà legata a questioni di famiglia e si trasformerà in qualcosa di molto simile a una tardiva vendetta. Botte, botte e ancora botte a caratterizzare un action senza mezze misure, dove una trama sì popolata da numerosi personaggi e sottotrame ma volutamente derivativa fa da palcoscenico a un'estetica da picchiaduro, tra scene al rallentatore e violenza di routine nella gestione delle godibili scene di combattimento. Tutto molto elementare, ma meno trash del previsto.
Perché ci piace
- Discrete coreografie action.
- L'anima da serie b è sia un punto a favore...
Cosa non va
- ...che un punto debole, a seconda del gusto di chi guarda.
- La sceneggiatura, come prassi, è ovviamente derivativa e dozzinale nonostante il buon numero di personaggi e situazioni.