L'abbiamo fatta grossa: commedia degli equivoci in una cornice da spy story

Nuova regia per Carlo Verone che, insieme ad Antonio Albanese, dà vita con successo ad una nuova coppia nel panorama della commedia italiana grazie a questa spy comedy immersa in una Roma da (ri)scoprire.

Sulle note malinconiche scritte da Andrea Farri si apre L'abbiamo fatta grossa, il nuovo film di Carlo Verdone, introducendo subito uno dei due protagonisti, Yuri Pelagatti (Antonio Albanese), un attore di teatro che però non riesce più a recitare, dimenticando tutte le battute, perché traumatizzato dai ricordi che quella stessa opera da mettere in scena suscita in lui: la separazione dall'amata moglie che non si è limitata a cacciarlo di casa ma che, come se non bastasse, ha intrecciato una nuova relazione sentimentale con l'avvocato divorzista che l'ha aiutata ad ottenere l'assegno di mantenimento. E proprio la gelosia di Pelagatti è il motore che dà il via alla storia, portando l'uomo, disperato, a chiedere l'aiuto di Arturo Merlino (Carlo Verdone), ex carabiniere con una nuova vita come investigatore privato. Peccato però che gli unici casi eccitanti o rischiosi che viva siano quelli dei suoi racconti, Le Notti Insonni di Peter York, dove il suo alter ego è il solo a provare il brivido dell'indagine in incognito o a compiere atti eroici visto che lui viene ingaggiato, tuttalpiù, per ritrovare gatti scappati. Se poi l'"attore senza memoria" si è ritrovato a vivere con dei giovani aspiranti attori, l'investigatore condivide la casa con l'anziana zia vedova convinta che l'amato Arturo non sia morto anni prima, continuando ad apparecchiare per tre.

L'abbiamo fatta grossa: Carlo Verdone e Antonio Albanese in una scena del film
L'abbiamo fatta grossa: Carlo Verdone e Antonio Albanese in una scena del film

In questo quadro di esistenze accomunate dal fallimento i paralleli tra i due non si esauriscono. Infatti se da una parte Yuri cerca di convincere la moglie a dargli un'altra possibilità, Arturo prova dei sentimenti per Lena (Anna Kasyan), procace barista armena con il sogno di entrare nel coro del teatro dell'Opera di Roma, apparentemente l'unica a credere che l'investigatore improvvisato e il Peter York dei suoi racconti abbiamo qualcosa in comune. Quando Yuri e Arturo s'incontrano, la loro capacità di attirare disastri sembra moltiplicarsi e quella che era partita come l'indagine investigativa per conto di un marito geloso finisce per catapultare i due in una storia molto più grande di loro, dove una valigetta con 1 milione di euro diventerà la croce e delizia delle loro vite, innescando una serie di equivoci a catena sempre più difficili da risolvere.

Una comicità doppia

L'abbiamo fatta grossa: Carlo Verdone e Francesca Fiume in una scena del film
L'abbiamo fatta grossa: Carlo Verdone e Francesca Fiume in una scena del film

L'abbiamo fatta grossa, va detto, fatica ad ingranare. La parte iniziale nella quale ci vengono presentati i due personaggi e le loro storie personali tende a dilungarsi eccessivamente, dilatando i tempi e rischiando di perdersi. Ma è anche vero che quando, verso la metà e nella seconda parte del film, i due comici sono caduti in quella spirale di malintesi che si risolverà solo nell'ultima scena (omaggio alla commedia all'italiana), la comicità di Verdone e Albanese produce delle gag riuscite e divertenti. Questo è dovuto sopratutto alla similitudine che lega l'ironia dei due, fatta di una comicità che si esprime principalmente attraverso gesti, espressioni facciali e declinazioni dialettali che da sempre caratterizzano il "modus operandi" dei due attori. E proprio il loro assomigliarsi sembra quasi lo sdoppiamento di un uno, dando vita a quella che risulta essere una nuova coppia comica del tutto riuscita, la cui forza risiede proprio nella loro capacità di farsi da spalla, giocando ad un continuo alimentare e sottolineare la verve comica l'altro. Una comicità verdoniana che lascia spazio ad Antonio Albanese per portare e apportare del suo nella costruzione delle varie scene e che lascia ai personaggi sullo sfondo quelle battute più genuinamente "romane", dove l'ironia è involontaria e per questo ancora più autentica, senza dimenticare l'incredibile esordio cinematografico di Anna Kasyan nel'azzeccato ruolo della barista Lena.

Una nuova fase

L'abbiamo fatta grossa: Antonio Albanese e Carlo Verdone in una scena del film
L'abbiamo fatta grossa: Antonio Albanese e Carlo Verdone in una scena del film

È un film imperfetto L'abbiamo fatta grossa, con sequenze che non funzionano, ma che mostra certamente la volontà del regista di apportare un cambiamento sostanziale nella sua filmografia. Basta guardare anche solo al precedente Sotto una buona stella per cogliere le novità introdotte dalla firma di Verodone, Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso. In questa ultima pellicola Carlo Verdone abbandona una narrazione incentrata su temi sviscerati e riproposti, in chiavi diverse, nel corso della sua carriera, e che vanno dal rapporto uomo/donna fino alla difficoltà di rapportarsi con il mondo del lavoro, per immergere la sceneggiatura in un clima dai velati contorni noir - sempre ricordando che si tratta di una commedia - dove il fulcro della storia si evolve proprio grazie al genere dal quale prende le mosse senza concentrarsi esclusivamente sulla sua figura.

Inoltre, il regista, abbandona gli interni nei quali aveva ambientato i suoi ultimi lavori, per aprire ad una narrazione immersa in una Roma caratterizzata da una dimensione, indubbiamente affascinante, ma altrettanto meno "sensazionale" della città de La grande bellezza o "disperata" di quella raccontata in Suburra. Una "Roma di mezzo" che riscopre scorci pasoliniani e quartieri residenziali, periferia e teatri poco conosciuti come quello, bellissimo, di Villa Torlonia. E chissà se, aggiustando le imperfezioni, questo non possa essere l'inizio di una nuova stagione cinematografica firmata da Carlo Verdone.

Movieplayer.it

3.0/5