Roberto Andò ricompone la squadra de La stranezza e con L'abbaglio riporta sul set il trio vincente composto da Toni Servillo, Ficarra e Picone. Se nel film precedente i tre interpreti avevano il compito di raccontare tra realtà e finzione il mondo pirandelliano nella Sicilia degli inizi del Novecento, qui diventano i protagonisti di un episodio poco noto della nostra storia risorgimentale: la colonna Orsini, che dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, fu artefice di una manovra diversiva con l'obiettivo di far credere all'esercito borbonico che Garibaldi stesse battendo la ritirata all'interno dell'isola. Un piano ingegnoso che gli avrebbe permesso di conquistare Palermo.
Inizia così un viaggio surreale tra illusioni e beffe, in cui si intrecciano due storie parallele: da un lato il peregrinare di un'insolita coppia di disertori (Ficarra e Picone), dall'altra (al seguito del colonnello Orsini-Servillo) le battaglie di tutti coloro che si sentirono pronti a sacrificare la propria vita in nome di un ideale di libertà e giustizia che la Storia avrebbe disatteso.
L'abbaglio, l'intervista a Ficarra, Picone e Roberto Andò
L'urgenza di raccontare una pagina di storia tanto controversa, quanto romanticamente cristallizzata nell'immaginario collettivo tramandato dai libri di scuola, arriva da un obiettivo ben preciso: "Narrare questo periodo come luogo in cui si respira la possibilità del cambiamento e in cui tutto è possibile, in peggio o in meglio. - spiega il regista - Volevo raccontarlo attraverso tre personaggi che rappresentano modi di essere differenti e che entrano nella storia per motivi molto diversi:
uno è un militare che acquisisce un ruolo da protagonista grazie all'incarico delicato e disperato che gli conferisce Garibaldi, gli altri sono Rosario e Domenico, due che si sono inseriti in questo fiume della storia unicamente per motivi personali, quasi opportunisticamente. L'intento era trovare in questo episodio storico una parabola che ci collega con il presente".
L'abbaglio: Roberto Andò e il (suo) western per rileggere le illusioni del Risorgimento
Ficarra e Picone, due antieroi dentro la grande Storia
Rosario e Domenico sono due disillusi, inconsapevoli, piccoli opportunisti che rievocano inevitabilmente la coppia di scansafatiche interpretata da Vittorio Gassman e Totò ne La grande guerra: un paragone inevitabile, anche se per portarli in scena Salvatore Ficarra e Piconesi sono affidati al lavoro di scrittura dove era tutto perfettamente chiaro.
"Per interpretarli abbiamo investito sul loro aspetto umano. I due si trovano dentro una storia molto più grande di loro di cui non gliene frega granché. Sono delle persone deluse e bisognerebbe capire che cosa li ha portati ad esserlo. - racconta Valentino Picone - Tuttavia credono nell'uomo e lo dimostrano quando si troveranno al di là della storia, al di là delle ideologie, al di là di tutto, a contatto con i picciotti che morivano, con la gente che soffriva". È questo che li rende straordinariamente umani, due antieroi a cui Ficarra invidia "il momento storico, quel passare accanto alla storia con la S maiuscola. Oggi invece passiamo accanto una storia estremamente povera di contenuti e di idee. C'erano ideali, sogni, progetti e c'era un futuro da promettere, anche se poi non tutto è stato mantenuto o non è stato mantenuto così come era stato promesso. Mi sembra che si faccia fatica sia a mantenere che a promettere, c'è un muro e tutto è un po' più povero".
Ma L'abbaglio non è solo la rielaborazione di una vicenda storica attraverso elementi di fantasia, è anche un film sul Sud con tutte le sue illusioni tradite, "una questione oggi completamente abbandonata, prima la politica se ne occupava, ora non più. C'è un Sud con tante facce, contraddittorio, passionale, ci sono dei personaggi molto belli, come i ragazzi, i picciotti che vogliono arruolarsi e anche morire. È quasi un western in cui non c'è legge, persino il prete e il sindaco in questa vicenda sono in fuga", precisa Andò. "Qui il Sud è soprattutto la Sicilia, un luogo da cui parte una speranza che però deve combattere con molte verità diverse". Se siamo usciti da quell'abbaglio? "Difficile dirlo", concludono.