Presentato al Bari International Film Festival, distribuito in sala il giorno successivo alla Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo e accolto positivamente da pubblico e critica, ora su Netflix e subito in Top10, a conferma che La vita da grandi di Greta Scarano è stato uno dei film italiani e delle opere prime più interessanti, e toccanti, dell'anno. Un successo certificato anche da un riconoscimento a Riccione, in occasione di Ciné - Giornate di cinema, dove è stato tra i destinatari del premio ANICA 80, istituito per l'anniversario dalla fondazione dell'Associazione per valorizzare i nuovi talenti del cinema italiano.

Di questo riconoscimento, del suo significato e della soddisfazione che veicola, abbiamo parlato con Matteo Rovere, produttore con la sua Groenlandia, e con il protagonista Yuri Tuci che nel film interpreta Omar Nanni, controparte fittizia e cinematografia del personaggio reale che viene raccontato in Mia sorella mi rompe le balle dei fratelli Damiano e Margherita Tercon, che racconta la storia vera dei due fratelli e del loro emozionante quanto complesso rapporto.
La soddisfazione nel rapporto col pubblico
Partiamo ovviamente dal premio ricevuto a Riccione da La vita da grandi nella nostra chiacchierata con Matteo Rovere e Yuri Tuci, dalla soddisfazione che porta con sé perché in qualche modo sancisce il contatto con il pubblico e l'affetto che ne deriva. "È una soddisfazione bellissima" ci dice Rovere che era a Ciné in qualità di produttore e in rappresentanza di Greta Scarano, impossibilitata a essere presente, "è sempre bello battezzare un esordio con dei premi e il film ne ha vinti diversi. È una sensazione stupenda perché abbiamo avuto il privilegio di raccontare una storia che ha fatto ridere e ha fatto piangere tantissime persone." Un cammino proseguito anche su Netflix dal 17 luglio, dove ha potuto raggiungere ulteriore pubblico.
"Per me è una sorta di encomio solenne, è come essere ricevuti da Mattarella in persona" ci ha detto invece Yuri Tuci in riferimento al premio ricevuto, sottolineando come "ogni riconoscimento aumenta la certificazione del successo del film, la gratificazione personale di essere riusciti come squadra, come collettivo, ad aver creato un capolavoro ampiamente premiato" ma anche, parallelamente, "aumentare le mie conoscenze, socializzando con tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto." Un bellissimo e positivo messaggio di condivisione, a cui aggiunge anche "una sorta di rivalsa nei confronti di chi mi ha bullizzato, che non è poco."
L'esperienza sul set de La vita da grandi

E lo stesso Rovere ci anticipa nello spronare Yuri Tuci a raccontare l'esperienza sul set del film di Greta Scarano. "Adrenalina" ha risposto senza esitare, "adrenalina da mille battiti al secondo. Ce l'ho ancora adesso a un anno di distanza, ancora mi sento male. Pazzesco" e bellissimo, aggiungiamo noi, vedere questa emozione così sincera e trascinante, anche nel sottolineare come la cosa più bella sia "quando le persone tornano a casa e ci scrivono messaggi su quanto questo film le abbia toccate nel profondo." Qualcosa che Yuri Tuci considera come "soddisfazioni personali incredibili!"
Così come è sincera e riuscita l'alchimia, l'equilibrio tra divertimento ed emozione, un equilibrio che appare facile quando il film è riuscito, ma che non è assolutamente scontato da ottenere. "È il risultato di un grandissimo lavoro che parte dall'ideazione" ha spiegato Matteo Rovere, "in questo caso il soggetto di Tieta Madia, Greta Scarano e Sofia Assirelli e la sceneggiatura che hanno scritto queste talentuosissime autrici, che ha la capacità di portarci da qualche parte." Un viaggio verso un altrove che "riguarda la vita di tutti, ma allo stesso tempo con lo sguardo del cinema si riesce a evocare sentimenti apparentemente lontani dal quotidiano che però riescono a parlarci."