È ad un cast di grande livello che Roberto Faenza si è affidato nella realizzazione del suo ultimo film, La verità sta in cielo, con cui spera si possano riaccendere i riflettori sul caso di Emanuela Orlandi (Il film sarà presente dal 6 ottobre in 250 sale). Come spesso accade nel nostro Paese, a 33 anni dalla data in cui l'allora quindicenne cittadina dello Stato del Vaticano fece la sua scomparsa, non è dato sapere chi furono i colpevoli del suo rapimento e (probabilmente) della sua morte.
Riccardo Scamarcio, che interpreta Enrico De Pedis, chiede a gran voce che per una volta in Italia non sia solo gli esecutori ma anche i mandanti a pagare per i loro reati. Dello stesso avviso Valentina Lodovini che presta il volto alla nota giornalista Raffaella Notariale che più di ogni altro ha indagato caparbiamente per portare alla luce la verità. La più brava rimane Greta Scarano cui spetta il difficilissimo ruolo di rendere credibile Sabrina Minardi, non solo da attraente femme fatale quale fu negli anni Ottanta ma soprattutto da cinquantenne disillusa e sfigurata qual è diventata.
La coppia criminale
Greta, aveva già dato prova della sua bravura ma in questo caso è stata protagonista di un mirabile esempio di trasformismo. Come se l'è cavata?
Greta Scarano: Ho avuto la possibilità di vedere dei video di Sabrina Minardi e quelle interviste sono state più che un contributo, quasi un vangelo. Anche il libro "Segreto Criminale" di Raffaella Notariale, la giornalista che l'ha intervistata, è stato illuminante. Lo sforzo fisico è evidente. Il trucco richiedeva sei ore di preparazione. Arrivavo di notte per poi girare 12 ore al giorno. Dovevo mangiare con la cannuccia, chi mi ha visto ha assistito a scene pietose (ride, n.d.r.). D'altronde me la sono cercata. Quando ho ottenuto la parte ho posto come condizione che avrei dovuto essere io ad interpretare il doppio ruolo.
Riccardo, il De Pedis che interpreta è più lontano da quello di Romanzo Criminale e più vicino a quello documentato da Mafia Capitale...
Riccardo Scamarcio: Sì, è vero. Il film è una sorta di saggio criminale. L'aspetto romanzesco in questo caso è molto contenuto. Il mio De Pedis è più stratega e rigoroso. Non si droga per poter gestire al meglio i rapporti che intratteneva con uomini d'affari, politici, giornalisti importanti, prelati e servizi segreti. Da interprete ho trovato interessante esplorare anche la sua dimensione più privata, quella descritta da Minardi.
I colpevoli del sequestro di Emanuela Orlandi
Voi interpretate due personaggi chiave. Che idea vi siete fatti dei loro ruoli nel caso Orlandi?
GS: Credo che la Minardi sia una donna dalla natura ambivalente ma che abbia avuto un ruolo chiave nelle indagini perché ha rilasciato delle dichiarazioni in un momento in cui sulla vicenda era calato un silenzio imbarazzante, nonostante la famiglia spingesse affinché si arrivasse ad una risoluzione del caso. Poi era importante nella vita di De Pedis perché era la partner perfetta, fu sua complice nell'ascesa criminale e diventò una pedina nelle sue mani. Sabrina non è stata giudicata un testimone attendibile perché ha offerto delle versioni dei fatti spesso contraddittorie tra loro. Ma al suo posto se avessi assistito e non avessi voluto essere colpevolizzata, avrei taciuto. Lei invece non lo fa e per questo non l'ho mai giudicata.
RS: Dai racconti della Minardi De Pedis ha un ruolo chiave, in pratica sarebbe colui che di fatto ha organizzato il rapimento. Quello che rimane poco chiaro è il movente, ci sono delle ipotesi che proviamo a raccontare nel film. C'è comunque qualcosa che continua a sfuggirmi. Sono sicuro che da qualche parte c'è qualcuno che la verità la conosce e nel rispetto di questa ragazzina innocente e dei suoi famigliari dovrebbe farsi avanti. Non è giusto sottovalutare il clamore mediatico che questo evento suscitò mentre l'opinione pubblica veniva manovrata da associazioni eversive che avevano scopi ben diversi dall'interesse nazionale.
Cinema e giornalismo
Valentina, che effetto le ha fatto mettersi nei panni di una giornalista?
Valentina Lodovini: Guardi sono convinta che con il nostro mestiere non possiamo cambiare il mondo ma raccontarlo sì. Sono una donna che si schiera, sono una cittadina indignata, provo a coltivare la nostra memoria storica perché credo che ci salverà. Io nel film non rappresento solo una giornalista ma l'Italia che non si arrende, quella che potrebbe far cambiare le cose. Dobbiamo essere fieri dei giornalisti che non rimangono in silenzio. Sono stata felice di poter dar voce a Raffaella e al mio impegno da cittadina. Quando si raccontano fatti storici, come in questo caso, mi sento più storyteller che attrice.
Maya come si è sentita a dover interpretare uno dei pochi personaggi di finzione del film?
Maya Sansa: Io mi auguro solamente che questo film possa servire a far riaprire il caso e che la famiglia Orlandi possa finalmente conoscere la verità. I giornalisti sono spesso dei personaggi scomodi e non è facile realizzare un film come questo in un universo più freddo rispetto al contesto più caldo degli anni 80. Noi abbiamo avuto l'opportunità di parlare con Pietro Orlandi. Mi sono chiesta in continuazione come si può sopravvivere ad un dolore del genere e come si fa a non mollare.
L'obiettivo del film
Roberto, ha mai pensato che il documentario fosse più adatto per raccontare questa storia?
Roberto Faenza: Il documentario non era stato contemplato ma una serie TV a puntate l'avrei realizzata volentieri, peccato che in questo Paese non la produrrebbe nessuno. L'obiettivo è che il film solleciti la partecipazione popolare, che la smuova attorno al dolore di una famiglia rimasta senza risposte. Io credo in un cinema che riproduca in reale, sembra assurdo crederlo ma uno dei primi che ne sostenne tale valenza fu Walt Disney.
Preoccupato delle reazioni che il film potrebbe suscitare?
No, anzi. Come diceva Jean Vigo: "Un regista dovrebbe esperimento un punto di vista documentato". È quello che ho tentato di fare. Il film non è un attacco al Vaticano perché presenta due chiese. Sono convinto che se all'epoca dei fatti ci fosse stato Bergoglio questo film non avrebbe ragione di esistere.
Definirebbe il suo film antitetico rispetto a Romanzo criminale?
Certamente. La banda della Magliana non è mai esistita, era una batteria che la tv ha mitizzato. De Pedis era il nemico n.1 della Magliana, non ne faceva parte. Perché nessuno racconta i veri testaccini? Perché significava toccare i servizi segreti e il cinema finora non ha avuto coraggio di fare nomi e cognomi. Noi invece rischiamo ma con solide basi.
Signor Orlandi lei crede che il film possa davvero riaprire uno spiraglio?
Pietro Orlandi (il fratello di Emanuela, n.d.r.): Quando incontrai Papa Francesco e mi disse che Emanuela sta in cielo le sue parole mi ferirono. Poi cominciai ad interpretarle come una volontà di collaborazione. La mia si è rivelata solo una speranza perché da quel momento ho fatto tante richieste di incontro e sono state tutte puntualmente respinte. Avrei voluto avere una spiegazione mentre il muro si è alzato più di prima. Spero che il film possa smuovere le coscienze di chi conosce la verità.