Recensione Amore liquido (2010)

Cattaneo sfrutta al meglio i desolanti panorami di una fantasmatica Bologna, degno palcoscenico per un protagonista disperatamente solo, ripreso in tutta la sua pesantezza di corpo sfinito.

La vampa d'agosto

Mario è un operatore ecologico di Bologna affetto da pornodipendenza. Il suo non è un modo di reagire ad una vita senza alcun tipo di legame affettivo valido, ma è l'unica maniera di concepire i rapporti, cioè senza un reale coinvolgimento emotivo e fisico. Con una madre malata che deve assistere ogni giorno ed una sorella distante e vagamente rompiscatole che vede raramente, l'uomo riempie il vuoto della sua esistenza rifugiandosi davanti allo schermo del computer, dove quotidianamente consuma i suoi riti desolanti. Incappa perfino in siti pedopornografici, salvo poi reagire in maniera disgustata davanti a quella indegna visione. L'incontro con Agatha, una giovane barista con figlia a carico, reduce da una dolorosa separazione, potrebbe rappresentare per Mario l'inizio di un cambiamento; ma la relazione con una donna vera sembra essere fuori dalla sua portata.


Girato nel 2008, vincitore nel 2010 del Rome Indipendent Film Festival e del riconoscimento alla migliore opera prima al Montreal World Film Festival, arriva nelle sale italiane solo oggi il lungometraggio d'esordio di Marco Luca Cattaneo, Amore Liquido, che nel titolo si rifà all'omonimo saggio del sociologo Zygmunt Bauman. Per ammissione dello stesso regista, classe 1977, una laurea al D.A.M.S. con una tesi su Marco Ferreri, non c'è un nesso diretto con lo scritto di Bauman, ma solo una consonanza con alcuni dei temi trattati, come la precarietà affettiva, i rapporti 'liquidi', ossia mutevoli e sfuggenti, tra esseri umani. Uomini come Mario che sembra imprigionato in un inferno quotidiano, incapace di divincolarsi da quella morsa e di reagire sfondando il muro della solitudine. Cattaneo evita in maniera adeguata la disamina sociologica sulla diffusione della pornografia e così facendo limita qualunque tipo di giudizio morale sull'atteggiamento di una persona malata, la cui vicenda è però l'ottimo spunto per raccontare qualcosa di più ampio, la progressiva cancellazione di ogni desiderio, concepito solo ed esclusivamente come atto meccanico solitario. Al sicuro, davanti al computer, Mario instaura una relazione virtuale con una donna che dice di amare, anche se non si può amare senza contatto fisico. Quel contatto che invece c'è con Agatha e che trova Mario completamente impreparato.

Per una strana coincidenza il film condivide la stessa tematica del celebrato Shame di Steve McQueen; è tuttavia inutile compiere ingenerosi paragoni tra due opere naturalmente diverse, in primis dal punto di vista produttivo, visto che Amore Liquido è stato finanziato da un privato, in collaborazione con l'Associazione Culturale Evoè e con tutto il cast. Fortunatamente, quello di Cattaneo è un lavoro che fa di necessità virtù. Non potendo contare su ambientazioni affascinanti come la New York di McQueen, l'autore di Carrara sfrutta al meglio con la videocamera ad alta definizione i panorami di una fantasmatica Bologna estiva, degno palcoscenico per un protagonista disperatamente isolato, ripreso in tutta la sua pesantezza di corpo sfinito. Eccellente in tal senso l'interpretazione di Stefano Fregni che si segnala per misura e intensità, a dimostrazione che non serve esagerare per restituire la tragedia di un uomo solo, una persona che non è in grado amare e che di fronte ad una folle scommessa, l'arrivo di Agatha, la brava Sara Sartini, perde l'occasione giusta. Anche in questo caso il regista dimostra coraggio nel chiudere la storia senza alcun pacificante lieto fine, ma scegliendo la soluzione più amara, forse la più credibile per concludere una parabola così crudele. Ben venga allora la decisione di Distribuzione Indipendente di riportare in sala questo piccolo film da tutelare, forse ostico in alcuni punti, soprattutto nella reiterazione di certe situazioni, opportunamente inquadrate a livello drammaturgico, ma a volte troppo insistite. Eppure bisognerebbe sempre dare una possibilità a opere come questa e non per un semplice atto di pietismo intellettuale nei confronti dell'autore invisibile di turno, ma perché quell'autore, Marco Luca Cattaneo, tenta di raccontare qualcosa di diverso in una maniera non banale.

Movieplayer.it

3.0/5