La valle dei sorrisi, Paolo Strippoli e Michele Riondino: "Se non agiamo adesso, il futuro sarà dei mostri"

"Gli uomini cercano le scorciatoie. Gli abbracci? Una reazione alla distanza virtuale". Il regista e i protagonisti raccontano il film nella nostra intervista. Al cinema dal 17 settembre.

Michele Riondino, Paolo Strippoli, Giulio Feltri

L'horror come specchio della realtà. In questa nuova ondata di autorialità orrorifica, che sembra essere stata finalmente sdoganta anche dai parterre d'eccezione come la Mostra del Cinema di Venezia, si frappone e si impone Paolo Strippoli che, dopo Piove, punta alla maturità con La valle dei sorrisi.

La Valle Dei Sorrisi Paolo Strippoli Set
Paolo Strippoli sul set

Scritto insieme a Jacopo Del Giudice e Milo Tissone, il film segue la traccia del dolore sordo per racconta la storia del professor Rossetti, fuggito a Remis, un paesucolo isolato tra le montagne, per assorbire la morte di suo figlio. A Remis tutti si conoscono, e tutti sorridono. Ma com'è possibile che l'allegria sia così contagiosa? Ecco lo scatto drammatico: il giovane Matteo, allievo di Rossetti, sembra abbia il dono di assorbire il dolore degli altri, abbracciandoli. Protagonisti, Michele Riondino, il giovane Giulio Feltri, e poi Romana Maggiora Vergano e Paolo Pierobon.

La valle dei sorrisi: intervista a Michele Riondino, Paolo Strippoli, Giulio Feltri

La Valle Dei Sorrisi Michele Riondino
La valle dei sorrisi: Michele Riondino in un'immagine

Il tema, ovviamente, è quello della ricerca della felicità, e di quanto una realtà votata all'apparenza porti all'assorbimento di ogni emozione contrastante. "Ne La valle dei sorrisi c'è il tentativo da parte degli abitanti di Remis di fuggire dall'infelicità. Anche il mio personaggio fugge dal dolore. Ed è ciò che avviene oggi sui social, nel quale dobbiamo essere tutti performativi", spiega Michele Riondino nella nostra video intervista.

Anche la cornice, Remis, può essere letta come specchio della società civile. "Abbiamo fatto su Remis un ragionamento virtuale, come sono virtuali le persone sui social", confida Paolo Strippoli. "Ogni volta che emerge un lato oscuro poi finisce per conteggiare gli altri, creando delle reazioni. Quando sui social qualcuno mostra la propria sofferenza viene preso come millantatore. Ciò che mi interessava di più era sottolineare l'apparenza, attraverso il simbolo anti-social: l'abbraccio. Una reazione alla distanza virtuale".

La Valle dei sorrisi, la recensione: un horror profondo e riuscito

Per Giulio Feltri, "I social alla fine sono una grotta, dove ti puoi nascondere se stai male. Per migliorare la tua situazione poi finisci per prendertela con gli altri. Questo avviene a Remis nei confronti di Matteo. L'abbraccio nel film si può definire come una scappatoia, nel quale butti tutto su una persona sola".

Un mondo di mostri

Tra l'altro, come viene spiegato ne La valle dei sorrisi, Remis - location di fantasia - ha subito in passato un dramma comunitario. Altro parallelo, con i drammi globali vissuti e ingoiati quotidianamente. "Viviamo diversi drammi, e ci sentiamo assolti di doverne portare il peso. Come? Abbracciando i social, lasciando un commento, credendoci salvi", prosegue Riondini. "Eppure, certi drammi continuano ad esistere. Non possiamo accontentarci. Non possiamo relegare l'assoluzione in un post o in un messaggio, perché il dramma va portato con il peso di doverlo vivere e accettare".

La Valle Dei Sorrisi Michele Riondino Giulio Feltri
La valle dei sorrisi: Michele Riondino, Giulio Feltri in una foto

Per Paolo Strippoli, invece, "Gli umani sono gente di scorciatoie. Tutti le cerchiamo. I santi e gli eroi sono pochi. Invece, la gente comune cerca una scorciatoia per allontanare l'idea del soffrire. Però le scorciatoie, dice il film, sono una trappola. Dovremmo trovare il coraggio per attraversare e affrontare il problema. Ciò che il mondo vive oggi è sotto gli occhi di tutti, orribile e insopportabile. E il dolore è la formula che crea mostri. Sarà un futuro di mostri, se non agiamo adesso".