Recensione La sconosciuta (2006)

Peccato che la bravura della Rappoport non basti fare eccellere anche la pellicola, che naufraga proprio in quello che dovrebbe essere il suo punto di forza: l'atmosfera e la struttura narrativa da thriller.

La tensione, questa sconosciuta

Irena, una creatura sconfitta e ferita, una minaccia con un bel volto di donna, arriva in un elegante condominio di una città del nord Italia con un piano che è determinata a portare a termine a qualunque costo. Mentre persegue il suo obiettivo, riemergono frammenti di un passato schiavitù e atroci abusi, e il fantasma di un amore spezzato: un incubo che, dalla memoria, si riaffaccia pericolosamente nel suo tribolato presente. Ma non è la vendetta che cerca Irena, quello che vuole è una speranza, l'ombra di un futuro diverso nonostante gli orrori di ieri.
Eppure Irena è un'intrusa pericolosa per la famiglia Vadacher, un'insidia per la loro figlioletta Tea, è una donna capace di falsità e violenza: su questo ambiguo confine scivola La sconosciuta di Giuseppe Tornatore, atteso thriller-noir che rappresentava uno dei più importanti eventi della prima edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma.

La bella Ksenia Rappoport, apprezzata attrice teatrale russa e volto ignoto al pubblico italiano per un'eroina sconosciuta, è interprete di questa dolente prima donna, e sostiene il film in maniera eccellente. Peccato che questo non basti a fare eccellere anche la pellicola, che naufraga proprio in quello che dovrebbe essere il suo punto di forza: l'atmosfera e la struttura narrativa da thriller. Le premesse sono quelle giuste: un'eroina misteriosa, un'ignara famiglia borghese, un passato di atrocità che va disvelandosi con l'avanzare della narrazione della vicenda centrale. Ma quello che manca è proprio il thrill, la tensione, il pathos, e questa deficienza è dovuta principalmente ad un problema di sceneggiatura: il mistero che si cela dietro alle azioni di Irena, il motivo del suo interesse verso i Vadacher, è praticamente evidente da subito. Rimane gratuita quindi la struttura a diversi piani narrativi, e lasciano freddi i colpi di scena che tali non sono; considerata la riservatezza che Tornatore e il suo staff avevano mantenuto sino ad oggi sul soggetto del film, non può che deludere anche la fondamentale pochezza e prevedibilità del plot. Restano la maestria registica di Tornatore, la bellezza delle musiche a firma illustre (Ennio Morricone) e l'ottima performance della Rappoport, ed è un po' poco rispetto alle attese.

Movieplayer.it

3.0/5