Recensione Il matrimonio di Tuya (2006)

Un film essenziale, schietto e convincente, incentrato su un personaggio femminile di grande forza e indipendenza (bravissima Yu Nan) e su una vicenda familiare di immediato impatto.

La sposa mongola

A qualche decina di chilometri c'è la città, ma Tuya vive fuori dal tempo e dal mondo. Nell'arida steppa mongola, con il suo gregge e la sua famiglia, Tuya abita in un tugurio senza nessuno dei comfort che diamo per scontati, e lavora dalla mattina alla sera per sfamare i suoi figli. Lavorare per Tuya significa, tra le altre cose, ore e ore in balia delle intemperie per fare pascolare il gregge, e significa trenta chilometri soltanto per prendere l'acqua. E non ha aiuti, perché il marito Batoer è disabile a causa di un incidente avvenuto mentre tentava di scavare un pozzo vicino alla casa; trascorre le sue giornate badando alla figlioletta, ancora troppo piccola per dare una mano, mentre Tuya si spezza la schiena nella steppa. Se la spezza non solo figuramente: dopo un grosso sforzo finisce in ospedale, e il medico ammonisce che ci saranno conseguenze irrimediabili se il suo carico di lavoro non diminuirà. Per Tuya, che non vuole lasciare i suoi pascoli, l'unica possibilità è quella di divorziare da Batoer e prendere un marito che possa aiutarla, ma la bella e testarda ragazza non accetta di dover abbandonare Batoer e vuole che il futuro consorte sia disposto a prendersi cura anche di lui. Nonostante la quantità di corteggiatori, la questione non si risolve perché nessuno vuole sobbarcarsi anche il mantenimento di Batoer. Alla fine Tuya sembra decidersi per Baolier, un vecchio compagno di scuola che ha fatto fortuna con il petrolio, e che pagherà per Batoer una retta in una casa di cura... ma per l'uomo questa reclusione è immediatamente insopportabile.

Il matrimonio di Tuya è un film essenziale, schietto e convincente, incentrato su un personaggio femminile di grande forza e indipendenza (bravissima Yu Nan) e su una vicenda familiare di immediato impatto. Tuya è un'eroina di grande levatura, presa com'è tra le fatiche quotidiane, le cure ai figli, e l'amore per uomini incapaci di ricambiarla come merita, ed è epitome di milioni di donne qualsiasi altrettanto eroiche e coraggiose che ogni giorno combattono per la propria famiglia e la propria dignità. Gli uomini che gravitano attorno a lei non sono personaggi negativi, ma sono soltanto veicolo del sommesso humour del film (la successione di pretendenti) o, pur ben intenzionati, egoisti e immeritevoli della sua fiducia. Il cuore del film resta lei, Tuya, avvolta nei suoi scialli nell'immenso deserto, che rispecchia meglio di ogni altra cosa la sua fiera indipendenza e la sua dolorosa solitudine.

Movieplayer.it

3.0/5