"Chi non vuole vedere la solita commedia, verrà a vedere La solita Commedia." Che la loro comicità piaccia o meno, si deve comunque riconoscere al duo formato da Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli una certa vivacità mentale, conoscenza del gusto popolare e, soprattutto, capacità di gestire un incontro stampa dando la massima visibilità al loro prodotto. E anche nel caso di La solita commedia - Inferno non hanno smentito le aspettative, sollecitati da una platea favorevolmente stupita dal loro parziale cambiamento di rotta.
E non ci riferiamo certo alla discussa partecipazione sanremese. Il fatto è che il film in questione, scritto e diretto a sei mani con Martino Ferro, ha abbandonato i personaggi classici nati dall'avventura televisiva de I soliti idioti, per avviarsi verso un film che, pur scegliendo la struttura ad episodi e basando molto sull'effetto comico dello sketch, si direzione verso una narrazione più omogenea. Come prenderanno il cambiamento i fan più accaniti della serie di MTV? Lo scopriremo il 19 marzo, quando il film uscirà in 400 copie, distribuita niente meno che da Warner Bros. Nel cast anche Gianmarco Tognazzi, Tea Falco e Paolo Pierobon nei panni di Dio.
La vita è un Inferno
Messi da parte l'eccessivo Ruggero e il figlio Gianluca, quali personaggi potevano prendere il loro posto in una avventura cinematografica? A vincere la selezione sono stati niente meno che Dante Alighieri e la sua nuova guida Demetrio Virgilio, precario di professione. Il loro scopo è quello di individuare e catalogare i nuovi peccati dell'era moderna, per aiutare Minosse e Lucifero a mettere ordine in un inferno sempre più caotico e, ormai, decisamente old style. A sostenere la missione è lui, il supremo, il Signore assoluto che, bevendo, fumando e facendo uso di tranquillanti, sembra essere fatto a immagine e somiglianza dell'uomo. E non il contrario come ci è stato detto fino ad ora. A lui si aggiunge un Gesù annoiato e vittima dello smartphone, oltre ad un pool di santi con le aureole strette, chiamati a risolvere l'emergenza Inferno.
Questo, però, è solo l'incipit di un viaggio con cui Mandelli e Biggio si propongono, facendo le dovute differenze, di raccontare I mostri d'oggi. "Essere paragonati a quel film non può che onorarci - dichiara Biggio - anche se ovviamente non ci sogniamo nemmeno di essere a quei livelli. Probabilmente, però, di accomuna il desiderio di raccontare la gente e le sue mostruosità. Infondo dentro ognuno di noi cova un piccolo mostro." Dello stesso parere è Mandelli che, da parte sua, ad un riferimento al duo Cochi e Renato, risponde così: "Ci nutriamo di alcuni riferimenti artistici come, ad esempio, la loro comicità milanese e quella di Jannacci. Però, raccontando il paese proprio come facevano loro, cerchiamo di trovare e applicare uno stile che sia solamente nostro."
I peccati dell'era moderna
Altro interrogativo fondamentale. Se Dante Alighieri tornasse per un solo giorno, quali peccati lo colpirebbero tanto da costruire nuovi gironi per catalogarli? Secondo il duo Biggio/Mandelli alcuni tanto moderni quanto imperdonabili sono l'abusatore di comando, ossia il poliziotto nevroticamente preso dal proprio ruolo tanto da interrogare con metodi poco ortodossi un distributore di bevande, il tecno-incontinente, assuefatto allo smartphone tanto quanto i ragazzi di Trainspotting lo erano allo sballo, e, i più temibili di tutti, i seminatori di bruttezza che, attraverso un Ministero mai dichiarato, mirano alla distruzione della bellezza. "Abbiamo cercato di raccontare argomenti tosti usando l'arma dell'ironia - continua Biggio - anche se alla fine della proiezione forse un po' di ansia ti viene. Per noi l'importante non è solamente ridere, ma andare oltre i limiti stabiliti ed osare ogni volta un po' di più, sfidando anche il pubblico".
E Mandelli cosa ne pensa? "Sembra che ci siano delle cose su cui è impossibile ridere, come la polizia o la religione ma noi abbiamo dimostrato il contrario presentando un Dio troppo indaffarato e incasinato. Ad essere onesti, fino ad ora non si è risentito nessuno." Ma a seminare il terrore, quello vero, sono i seminatori di bruttezza su cui si scherza ma con una certa attenzione, visto che l'argomento è serio. "Il timore più grande - concludono i due quasi all'unisono - è che ci sia questo dilagare della bruttezza visto quasi come un progetto ben preciso organizzato da un ente ben preciso. E, facendo riferimento alla vita reale, come Ministro della Bruttezza sarebbero perfetti Alfano, Gasparri e Salvini."
Addio ai soliti idioti?
Dopo il successo televisivo e cinematografico del format de I soliti Idioti, tutti si sarebbero aspettati un terzo capitolo. I due attori/registi/autori hanno scelto, invece, di lascarselo alle spalle e di dirigersi verso nuove strade. Le motivazioni, oltre al bisogno personale di novità, è soprattutto un'onestà nei confronti del pubblico rifiutandosi di portare avanti un'idea che sembrerebbe esaurita. "Grazie a I soliti Idioti abbiamo realizzato 4 serie, un libro e due film. Andare oltre voleva dire andare a raschiare il fondo del barile - ammette Mandelli - ad essere onesti ci è stato proposto un terzo film, ma abbiamo preferito rifiutare, anche se è stato difficile. In questo ambiente la cosa più complessa è riuscire a rimanere e non scomparire nel nulla dopo poco tempo. Credo che chi fa questo mestiere abbia l'obbligo di mettersi sempre alla prova tentando molte strade. Un po' come abbiamo fatto noi con Sanremo. La prima volta ci hanno massacrato come comici, al che siamo ritornati come cantanti. A questo punto potremmo pensare a presentarlo."