Eterno giovane con la testa piena di boccoli e il cuore nella musica, Gabriel (Diego Peretti) cresce solo fisicamente e, a metà dei suoi trent'anni, si ritrova ancora a vivere nello stesso negozio di musica della sua adolescenza e ad avere sulle spalle gli stessi ultimi tre esami per la laurea in architettura. Nulla è cambiato, tranne una cosa: sua figlia Sofia, il vero centro della sua esistenza, l'unico vero segno di una maturità che passa per gli occhi di una bambina di nove anni. Divorziato e disinteressato al resto del genere femminile, Gabriel diventa satellite di Sophie vivendo attorno a lei e parlando costantemente e solo di lei, come se fosse l'unica cosa che conta. Un giorno però alla porta del suo negozio suona Vicky (Maribel Verdú), la sua cotta del liceo, bella e affascinante come la ricordava.
Se lui è immobile, lei si è mossa talmente tanto da aver bisogno di fermarsi un attimo, e vede in Gabriel il suo ideale punto fermo. Una situazione perfetta, che tuttavia si rompe per colpa di una piccola spilla appuntata sul petto di Vicky, che recita un "no kids" e che per Gabriel è come una sentenza: Vicky odia i bambini, e lui per cercare di conquistarla le nasconderà proprio ciò a cui tiene di più al mondo. Il casus belli di Se permetti non parlarmi di bambini! è una situazione familiare destabilizzante, di certo non convenzionale e disomogenea ma non per questo disfunzionale: proprio su questo aspetto gioca l'argentino Ariel Winograd, riuscendo a mettere insieme una commedia semplice e senza pretese che fa proprio della sua innocenza la chiave di volta del suo successo.
Se permetti, viva i bambini
Vicky è allergica ai bambini tutti e, per estensione, anche alla figlia di Gabriel (interpretata da una deliziosa Guadalupe Manent): eppure è proprio questa bambina di nove anni la chiave di risoluzione dell'intera vicenda, la trascinatrice di due adulti spesso sbandati, senza meta né direzione, costantemente in bilico. Sophie si muove all'interno della relazione tra il padre e la sua nuova fidanzata in punta di piedi, illuminata da una sensibilità innocente che è proprio la giusta nota per comporre la canzone della loro vita insieme. Affidare ad una bambina il compito di risolvere una situazione adulta sposta il punto di vista, e si rivela la carta vincente di Ariel Winograd: disarma lo spettatore adulto e regala una nuova, indulgente prospettiva allo spettatore più piccolo, insegnando ad una vasta fascia anagrafica che la normalità può essere trovata anche all'interno di un nucleo familiare della cui matassa è apparentemente impossibile trovare il filo. Un messaggio interessante e molto attuale, che il regista argentino riesce a modulare con toni da commedia intelligente, dove la classicità più che infastidire si presenta come un valore aggiunto a fronte anche delle ottime interpretazioni.
La strada verso casa
Non stupisce quindi che Se permetti non parlarmi di bambini! abbia sbancato il botteghino casalingo, e abbia così trovato una distribuzione pronta a mostrarlo ad altri paesi (compresa l'Italia): la semplicità di cui si fa orgogliosamente portatrice rende la commedia di Ariel Winograd piacevole e scorrevole, e nonostante sia priva di particolari guizzi non sembra farsene un problema ma anzi, esalta la sua narrazione classica dedicandola alla piccola Sophie, di fatto rendendo il tutto un po' fiabesco senza tuttavia prendersene le colpe. L'operazione riesce, grazie soprattutto ad ottime interpretazioni di artisti ben conosciuti ed esperti (una su tutte Maribel Verdù, già vista in film di respiro internazionale come Y tu mamá también e Il labirinto del fauno) che si divertono e divertono il pubblico, coinvolgendolo in una pellicola senza pretese e decisamente godibile.
Movieplayer.it
3.0/5