A dieci anni dalla sua morte, Marco Pantani resta un personaggio controverso, idolatrato fino all'inverosimile prima, accusato e soprattutto abbandonato poi. Prima le vittorie incredibili, le eccezionali imprese sulle montagne, l'entusiasmo dei tifosi di ciclismo e i trionfi al Giro d'Italia e al Tour de France nel 1998. Poi, dal famoso giorno di Madonna di Campiglio in cui venne escluso dalla corsa rosa, un'inesorabile caduta. Una prima frenata, poi una ripresa, ma qualcosa si era rotto e la storia si chiude con una morte solitaria (con tanto di giallo) in una stanza d'albergo di Rimini, per intossicazione acuta da cocaina.
A provare a raccontare ascesa e caduta del popolare campione, ci ha provato l'inglese con un documentario intitolato appunto Pantani (in originale Pantani: The Accydental Death of a Ciclyst) uscito per tre giorni in sala nel febbraio 2014 e ora a un anno di distanza uscito anche in DVD grazie a Koch Media. Il documentario vuole ricordare al cinema un importante personaggio del mondo dello sport a 10 anni dalla sua prematura scomparsa. Un film che ripercorre i grandi successi del Pirata e si interroga sulla sua improvvisa caduta: l'uomo contro la montagna, l'atleta contro la dipendenza, Marco Pantani contro sé stesso.
Da campioncino in erba a re delle montagne
Del lavoro di James Erskine, ad affascinare è l'indiscutibile capacità di miscelare filmati di repertorio e spezzoni di archivio, con interviste e testimonianze di familiari e amici vicine al campione, ma anche campioni delle due ruote, come Greg Lemond ed Evgeni Berzin, senza trascurare brevi e parziali filmati di ricostruzione scenica per tradurre in immagini alcuni dei momenti più drammatici e misteriosi della vita di Pantani (in quei casi interpretato da Conan Sweeny). Alcuni vecchi filmati di archivio sono davvero curiosi, soprattutto quelli di Marco Pantani ancora ragazzo eppure già campioncino in erba, dalle prime biciclette fino alle vittorie più famose e a quei scatti in salita che lo hanno fatto diventare l'eroe per milioni di tifosi e lo hanno davvero portato in vetta al mondo. Aveva davvero ridato forza al ciclismo, la gente per lui stravedeva e lo esaltava, vista anche la sua capacità di riprendersi e la voglia di ritornare più forte di prima anche dopo alcuni incidenti molto gravi.
Madonna di Campiglio e i sospetti di un complotto
E poi arriva la caduta. Non dalla bici ma dal piedistallo assoluto dove si trovava. Il film sembra puntare molto sul complotto per le vicende di Madonna di Campiglio e della sua esclusione dal Giro per un ematocrito oltre i livelli di guardia: tra le scommesse che all'epoca erano iniziate anche per il ciclismo, invidie e interessi convergenti, il documentario fa percepire che la sua indiscussa superiorità ormai dava troppo fastidio. Di qui gli inghippi e i misteri attorno a quel famoso prelievo di sangue e alle analisi conseguenti, che sono tuttora oggetto di discussione e sembravano costruite per farlo fuori. In realtà, poteva quasi finire tutto lì: in fondo era stato fermato per la sua sicurezza, per la sua salute, e dopo quindici giorni avrebbe potuto già tornare a gareggiare, si dice nel documentario. Ma in Pantani da quel momento prevalse la vergogna, la rabbia per un fango gettatogli addosso a suo parere ingiustamente, le accuse che arrivavano improvvise da ogni parte, soprattutto i sospetti che mettevano in dubbio le vittorie conquistate in precedenza. Certo, tempo dopo ritornò a gareggiare, ci fu un tentativo di risalita e di ritorno alla fama, ma la convivenza con quei sospetti e quel fango si fece via via intollerabile. E soprattutto nel documentario si descrive un ambiente che progressivamente lo lasciò solo, a pagare per tutti o quasi i lati oscuri di questo sport. A cercare di riabilitare la figura di Marco interviene spesso la mamma Tonina, ma commuovono anche le ultime interviste del campione, intrise di malinconia e amarezza.
Il DVD: video discreto e un audio sorprendente
Il DVD targato Koch Media presenta un buon video anche se la qualità delle immagini è comprensibilmente altalenante. Nei vecchi filmati di repertorio o in quelle di corsa il quadro è un po' sgranato e poco definito, a tratti sporco, ma questo è perfettamente nella norma. Durante le interviste fatte appositamente per il documentario e nelle ricostruzioni sceniche il video fa un deciso balzo di qualità, con un quadro solido e compatto, un croma più brillante e un buon dettaglio, a testimoniare la bontà del trasferimento. Fra l'altro c'è anche da segnalare un ottimo audio: è presente anche una traccia italiana in DTS capace di sfoderare un'inattesa spazialità, che regala spessore e impatto agli effetti sonori sparsi per il film per dare maggior drammaticità alla vicenda, e dare alla musica un piacevole senso avvolgente, coinvolgendo ancora di più lo spettatore. Come extra ci sono solamente il trailer cinematografico e quello tv, ma da un documentario era difficile pretendere qualcosa di più.