Firenze per una sera è divenuta teatro della premiere mondiale de La musica del silenzio, pellicola dedicata alla vita del tenore Andrea Bocelli. Come ammette lo stesso cantante, autore dell'autobiografia alla base del film "raccontare una vita di mezzo secolo in una manciata di minuti non è semplice". Il regista Michael Radford, autore de Il postino e Orwell 1984, è stato chiamato a operare delle scelte e ha deciso di concentrarsi sull'infanzia e sulla giovinezza del cantante intento a muovere i primi passi nel mondo della musica mentre deve fare i conti con i problemi derivati dalla perdita della vista. Bocelli è approdato con la famiglia al Cinema Odeon di Firenze per presentare il film che sarà nelle sale per tre giorni grazie a QMI Stardust prima del passaggio televisivo su RaiUno il 2 ottobre in prima serata.
Ad accompagnare Andrea Bocelli in questa anteprima così speciale vi sono il regista Michael Radford e Luisa Ranieri, che interpreta sua madre. Solo pochi giorni fa Bocelli ha fatto preoccupare i fan quando la notizia della sua caduta da cavallo, con conseguente ricovero, ha fatto il giro del mondo, ma il cantante ci rassicura: "Sarà la cinquantesima caduta da quando ero bambino, non è che la cosa mi abbia sconvolto molto. Ho perso conoscenza perciò ricordo solo di quando il cavallo ha iniziato ad agitarsi. Sono caduto e ho preso una botta in testa, ma la mia testa è dura. Appena potrò risalirò a cavallo perché con lui ho un conto in sospeso".
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Alla ricerca dell'italianità
Michael Radford, chiamato a occuparsi de La musica del silenzio, conferma che la principale difficoltà è stata proprio ridurre la quantità di aneddoti narrati nel libro. "Leggendolo il primo pensiero è stato 'È troppo lungo'. Non potevo certo raccontare 40 anni in due ore, così ho capito che dovevo fare delle scelte. Ho drammatizzato alcuni aspetti. Per fortuna Andrea ha capito esattamente cosa dovevamo fare e ci ha lasciati liberi. Non è mai intervenuto". Radford racconta di aver stretto un buon rapporto con Andrea Bocelli, perfino troppo buono ai fini del film: "Ho cercato di conoscere Andrea sena avvicinarmi troppo lui. Se leghi troppo non riesci a mantenere la giusta distanza, però è stato difficile perché Andrea è una persona così interessante".
Alla fine Michael Radford ha cercato di dare a La musica del silenzio la sua impronta personale facendo il proprio film senza tradire l'oggetto del biopic: "Ho cercato di concentrarmi sull'umanità dei personaggi. Volevo fare un film più italiano possibile; gli attori hanno recitato in inglese, ma con l'accento italiano, cosa che per gli inglesi è molto divertente. Non volevo cadere nei luoghi comuni sugli italiani, ma al tempo stesso volevo conservare l'italianità. Le location sono state molto importanti. La maggior parte del film è ambientata in Toscana, poi c'è Bassano del Grappa dove è ambientato in concerto con Zucchero, e siamo stati a girare anche in Emilia Romagna".
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Un film che è un atto di fede
Abituato ai riflettori, Andrea Bocelli stavolta si è misurato con un'esperienza diversa da solito visto che in La musica del silenzio compare in un cameo. "È stata un'esperienza interessante" ammette il cantante. "Ho seguito la lavorazione del film con la curiosità di chi conosce questo mondo poco o niente, ma è interessato a capire come funziona". Per aiutare il suo alter ego Toby Sebastian a interpretarlo nel migliore dei modi, Bocelli ha aperto all'attore le porte della sua casa di Forte dei Marmi. "Siamo stati insieme qualche giorno, aveva voglia di far bene quindi mi ha studiato nei minimi particolari. Mi hanno detto che ha riprodotto il mio modo di muovermi con precisione. Mi ha visto nella quotidianità, a cavallo, nei luoghi della mia infanzia".
Luisa Ranieri si è, invece, misurata col ruolo della madre di Bocelli, una donna di campagna pronta a tutto pur di aiutare il figlio. "La madre di Andrea era molto determinata a voler sostenere questo figlio talentuoso, ma lo ha sempre trattato in modo normale" spiega l'attrice. "In un certo senso me la sono immaginata come l'opposto di una mamma italiana protettiva, più simile a una mamma nordica. Lo ha sempre messo alla prova".
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Riflettendo sulle difficoltà legate alla realizzazione de La musica del silenzio e sul senso del film, Andrea Bocelli ci tiene a specificare che non si tratta di un lavoro di vanità. "Il libro è stato scritto con uno scopo preciso. Non ho velleità letterarie, non sono uno scrittore. Il fine del libro, e di conseguenza del film, è comunicare una cosa in cui credo fermamente. Con gli anni ho capito che il caso non esiste, bensì esiste un progetto per ognuno di noi. Il mio è un messaggio di fede. Il fatto che una vita come la mia, di un ragazzo di campagna, sia balzata agli onori della cronaca è frutto di una regia precisa di cui mi sono reso conto strada facendo. Ogni vita è una storia che risponde a una regia precisa. Anche il talento non è un merito personale, è un dono che si riceve".