La mia famiglia a Taipei, un iPhone e la Taiwan di Shih-Ching Tsou

Sean Baker, il movimento Dogma 95 e la "vitalità" di Taiwan. La nostra intervista alla regista, che dice "Niente effetti speciali o artifici, la storia è l'elemento più importante di un film".

Sul set del film

Nonostante La mia famiglia a Taipei (titolo originale: Left-Handed Girl) abbia una ovvia attinenza al cinema di Sean Baker (oltre al fatto di essere stato girato con un iPhone il regista premio Oscar ha co-scritto e co-prodotto il film, oltre ad averlo montato), siamo riusci a non nominarlo mai intervistando la regista Shih-Ching Tsou che, tra l'altro, ha prodotto diversi lungometraggi dell'autore, come Tangerine, Un sogno chiamato Florida e Red Rocket.

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La mia famiglia a Taipei: una foto del film

Effettivamente, quello che viene descritto come un "caloroso tour attraverso Taipei" rintraccia diversi temi legati alla poetica di Baker: l'infanzia, lo sguardo femminile, l'ordinario che diventa straordinario. La storia è quella di Shu-fen, che gestisce un chiosco notturno nel mercato di Taipei. I debiti si accumulano, e si accumula la fatica di gestire due figlie, la ventenne I-Ann e la piccola I-Jing. Ad interpretare il terzetto troviamo Janel Tsai, Shih-Yuan Ma e Nina Ye che, Shih-Ching Tsou, definisce "una piccola star". Non potremmo che essere più d'accordo.

La mia famiglia a Taipei intervista a Shih-Ching Tsou

I colori del film sono eccezionali. Come ha lavorato con il direttore della fotografia? "Abbiamo avuto incontri molto approfonditi con il direttore della fotografia, che è anche il mio coach. Ci siamo seduti insieme per quattro o cinque giorni per analizzare ogni singola sequenza e discuterla nel dettaglio. In questo modo ci siamo assicurati di coprire tutto: decidiamo il colore della scena, l'atmosfera e il punto di vista da cui raccontarla".

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Per le strade di Taipei

Il rumore della città è molto importante. Il suono fa parte della narrazione? _"Sì. Tengo tantissimo al suono perché voglio che, guardando il film, dalle immagini si capisca immediatamente che siamo a Taiwan. Ho inserito intenzionalmente molti piccoli dettagli sonori: per esempio la musica classica che si sente la sera, quando passa il camion della spazzatura. A Taiwan è proprio quella la musica che suonano. Oppure i veicoli che girano per strada facendo annunci come "riparazione schermi", "riparazione occhiali" o "affilatura coltelli". Sono suoni molto tipici. Volevo inserirli nel film perché, non appena le persone li sentono, capiscono subito: "Oh mio Dio, questo è Taiwan"".

Le tre attrici sono fenomenali. Come le ha scelte? "La ragazzina, I.Jing, interpretata da Nina Ye, l'ho trovata grazie a una segnalazione. Dopo tre turni di casting sui social media non ero riuscito a trovare la persona giusta. Alla fine un agente me l'ha consigliata: all'epoca era già una piccola star degli spot pubblicitari. Era davvero professionale, sapeva esattamente cosa fare sul set e aveva ancora quell'aria molto innocente, con una recitazione naturale. Sono stato davvero fortunato a trovarla. Per la sorella maggiore, I-Ann, ho scelto Shih-Yuan Ma. L'ho trovata su Instagram. All'epoca vivevo a New York e non potevo restare a Taiwan a lungo, così ho pensato: "Ormai tutti sono su Instagram". Cercavo una ragazza taiwanese, magari una modella. Quando ho visto la sua foto, ho capito subito che aveva l'aura giusta per il personaggio. Per la madre, Janel Tsai, è una modella molto famosa diventata attrice televisiva. Proprio in quel periodo aveva appena vinto il premio come miglior attrice non protagonista ai Golden Bell Awards, gli Emmy di Taiwan".

La Taiwan di oggi

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La piccola Nina Ye, rivelazione

Il film è ricco di umorismo. Come avete lavorato su questo aspetto?
"In realtà è stato un processo molto naturale. Abbiamo finito la sceneggiatura nel 2010, ma per dieci anni non siamo riusciti a realizzare il film. Nel frattempo, ogni anno tornavo a Taiwan. Tornavo spesso al mercato notturno, dove avevamo conosciuto questa famiglia, e continuavo a frequentarli. Non per studiarli, ma perché volevo stare vicino a loro, raccogliere dettagli, ascoltare storie. Così ho accumulato tante situazioni tipicamente taiwanesi, molte delle quali sono davvero divertenti. Ad esempio la storia delle persone che cambiano legalmente nome per ottenere certi benefici: è una notizia vera di Taiwan. Ero attratto da questi aspetti divertenti della vita quotidiana, e li ho inseriti nel film. Volevo raccontare la vita in tutte le sue sfaccettature: non solo quelle tristi, ma anche quelle ironiche e leggere".

E cosa dice il film sulla Taiwan di oggi? "Penso che la mostri per quello che è: molto vivace e con persone estremamente cordiali. A Taiwan, se sei straniero, le persone ti aiutano spontaneamente. Se ti vedono confuso per strada, si avvicinano e ti chiedono se hai bisogno di una mano. Anche se non parlano inglese, fanno del loro meglio per aiutarti. Questo si vede nel film, soprattutto nel finale. Quel momento dice molto di Taiwan".

La forza della storia

A proposito di finale, è molto bello. Come ci siete arrivati? "Senza fare spoiler, penso che il finale rispecchi molto la vita reale. Litighi con tua madre, succedono tante cose, sembra una grande esplosione emotiva. Ma il giorno dopo tutto torna tranquillo. Magari la madre non chiederà mai scusa, però ti prepara un buon pasto e ti invita a mangiare. È così anche nel film: sembra che stia succedendo di tutto, ma poi la vita torna alla normalità. Sei ancora parte della famiglia e vai avanti, a modo tuo".

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La mia famiglia a Taipei: Nina Ye, Janel Tsai, Shih-Yuan Ma in una foto

Ha girato il film con una crew ristretta. Questo dimostra che la trama è la parte più importante di un film? "Sì, assolutamente. La trama è la cosa più importante in un film, dovrebbe esserlo sempre. Per questo ho deciso di non usare effetti speciali o una musica sofisticata: tutto doveva concentrarsi sulla storia. Questa scelta è stata fortemente ispirata dal movimento cinematografico Dogma 95, che è stato molto importante per me e per Sean spingendoci a realizzare film di questo tipo".