La giudice, la recensione: il nuovo k-drama su Netflix che parla della delinquenza giovanile

La recensione de La giudice: una giudice del tribunale dei minori esplora le ragioni e le responsabilità sociali dietro alla delinquenza dei ragazzi.

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La giudice: Kim Hye-soo in una scena della serie

Dopo il successo planetario di Squid Game, sbarca su Netflix una nuova serie tv coreana che sembra avere tutte le carte in regola per diventare un altro titolo della piattaforma che farà parlare a lungo di sé. La Giudice (titolo internazionale Juvenile Justice), segue le vicissitudini di una donna, Sim Eun-seok, alle prese con l'esercizio delle proprie funzioni presso le aule di un tribunale minorile. Un lavoro che porta avanti con risolutezza e severità, animata da un particolare disprezzo nei confronti dei giovani criminali. Come vedremo nella nostra recensione de La giudice, però, la donna presto si renderà conto delle responsabilità che gli adulti e la società hanno nei confronti dei comportamenti dei delinquenti minorenni. Protagonista di questo nuovo k-drama in 10 episodi da un'ora è Kim Hye-soo, attrice sudcoreana tra le più popolari che torna sulle scene dopo un'assenza di quattro anni.

Delinquenza minorile

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La giudice: una scena della serie

Sim Eun-seok (Kim Hye-Soo) viene nominata giudice presso un tribunale minorile nel distretto di Yeonhwa. La donna ha, però, una particolarità: prova un profondo disprezzo nei confronti dei giovani criminali e ritiene che la minore età non rappresenti una giustificazione per i delitti da loro commessi. Kim Hye-Soo è infatti convinta che molti di questi ragazzi si approfittino delle sanzioni poco pesanti previste dal sistema giudiziario minorile per poter compiere senza paura ogni genere di reato. Con risolutezza ed estrema calma, quindi, la giudice si approccia ai casi che le vengono presentati mossa dalla profonda convinzione che la legge debba essere severa e che debba punire senza sconti chiunque arrechi danno al prossimo, a prescindere dall'età e dalle motivazioni. Lavorando a stretto contatto con Cha Tae Soo (Kim Mu-Yeol), un giudice che ha particolarmente a cuore le sorti dei giovani, la donna si renderà però presto conto della responsabilità che gli adulti e la società hanno nei confronti della delinquenza minorile e della vera finalità del sistema giudiziario: non punire ma correggere.

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Una tematica controversa

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La giudice: una foto di scena

La domanda davanti alla quale La giudice ci pone davanti fin dai suoi primi minuti è tanto attuale quanto controversa: la giovane età può rappresentare una giustificazione nel compimento di un crimine efferato? La legge minorile, in Corea (così come accade in Italia), prevede che un minore di 14 anni non sia in alcun modo imputabile e quindi non possa essere processato o condannato al carcere, mentre un minore di 18 anni non possa essere condannato a più di vent'anni di reclusione. Lo vediamo nel primo episodio della serie, dove un 13enne accusato del brutale omicidio di un bambino viene esentato dal carcere a favore di un paio d'anni di riformatorio. Una vicenda che scatena forti polemiche tra i cittadini che chiedono a gran voce l'abrogazione della legge minorile alla luce della brutalità del delitto commesso. Ma il primo articolo del diritto del minore afferma che lo scopo primario del tribunale minorile sia quello di aiutare i giovani a crescere sani e di assicurarsi che questi ultimi non commettano altri crimini in futuro. Non punire, quindi ma correggere e concedere una possibilità di riscatto, che ovviamente non deve significare il condono dell'atto commesso. Tale legge potrebbe, però, rappresentare una scappatoia per i giovani delinquenti consapevoli di non dover pagare il prezzo delle proprie azioni? Una tematica controversa che la serie cerca di sviscerare portando alla luce quelle che sono le responsabilità degli adulti e del contesto sociale nei confronti dei comportamenti dei minori.

Un k-drama al femminile

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La giudice: Kim Hye-soo in un'immagine della serie

Come abbiamo già detto, la serie tv diretta da Hong Jong-chan ruota attorno alla figura di Sim Eun-seok, nuova giudice associata dal carattere severo e distaccato, nota per la sua avversione dei confronti dei criminali minorenni. Nel suo nuovo incarico presso il tribunale dei minori nel distretto di Yeonhwa, la donna dovrà imparare a bilanciare questa sua ostilità e le sue ferme convinzioni sulla giustizia con la complessità dei casi affrontati. Casi che, al di là dei delitti commessi, nascondono sempre un profondo disagio familiare e un'incapacità da parte della società di rispondere alle esigenze dei giovani allo sbando. Una personalità apparentemente forte e imperturbabile quella di Sim Eun-seok che, però, nel corso degli episodi, comincerà a mostrare anche tutte quelle fragilità derivanti da un passato a noi inizialmente sconosciuto. Per fortuna perché, nei primi episodi, la giudice appare un po' troppo intransigente e sopra le righe; un aspetto che, pur compatibile con l'idea che vuole essere data del personaggio, finisce per apparire quasi eccessivo.

Conclusioni

Come abbiamo visto nella nostra recensione de La giudice, la nuova serie drammatica coreana ambientata nelle aule del tribunale dei minori sviscera tematiche tanto attuali quando controverse, come quella della giusta pena per i reati commessi da minori e della responsabilità della società nei confronti della delinquenza minorile. Lo fa portando sullo schermo un personaggio femminile forte e irreprensibile, che dovrà compiere un importante percorso personale per riuscire a mitigare il disprezzo che prova nei confronti dei giovani criminali.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Sviscera importanti tematiche riguardanti la delinquenza minorile e la responsabilità sociale.
  • Protagonista femminile forte che compie un importante percorso personale.

Cosa non va

  • A volte un po' sopra le righe.