La seconda stagione di Crimini - che debutta su RaiDue venerdì 9 aprile, in prima serata - si apre con un mistero dalla trama affascinante come la città in cui è ambientato, la Bari raccontata dallo scrittore Gianrico Carofiglio e dalla regista Anna Negri, già autrice di Riprendimi. Tra gli interpreti de La doppia vita di Natalia Blum, oltre a Emilio Solfrizzi nel ruolo del cinico editor di una casa editrice e di Anita Caprioli, c'è anche Lidiya Liberman, attrice ucraina che ha già lavorato con Marco Bellocchio e che in questo film è una delle due misteriose Natalie, una ragazza che si ritrova da sola, nel nostro paese, con un mucchio di sogni spezzati. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per parlare del ruolo da lei interpretato, del lavoro svolto sul set, di letteratura e immaginazione, dei suoi nuovi progetti e di altro ancora.
Lidiya, il 9 aprile sarai su RaiDue nel cast de La doppia vita di Natalia Blum. Vuoi parlarci del personaggio da te interpretato in questo episodio della seconda serie di Crimini?
Cosa ti ha convinto ad accettare questo ruolo?
Essendo ucraina mi avevano già proposto parti da prostituta, era un ruolo che avevo in precedenza interpretato, e la cosa quindi non mi entusiasmava. Dopo aver letto la sceneggiatura e aver conosciuto Anna Negri, che mi ha raccontato un personaggio diverso dallo stereotipo di una prostituta dell'Est mi sono convinta e ho accettato. E poi la Bari che racconta Gianrico Carofiglio e quella che Anna ha poi raccontato nel film era talmente affascinante che volevo vederla di persona. E devo dire che l'ho trovata bellissima.
Il film è tratto da un racconto di Carofiglio, e la trama è piena di riferimenti al mondo della letteratura. C'è un romanzo o un autore che ti hanno colpito in modo particolare e che ti piacerebbe interpretare al cinema o in televisione, in futuro?
Di recente ho letto un libro di Oriana Fallaci dal titolo Lettera a un bambino mai nato. Sarei felice se qualcuno avesse il coraggio di farne un film e a me piacerebbe interpretare quella madre. È la storia di una donna che rinuncia ad avere il figlio che porta in grembo per non rinunciare a sé stessa. Non condivido quella scelta, ma mi sembra un punto di vista da raccontare.
Quali sono state le difficoltà maggiori nella tua interpretazione e che atmosfera si respirava sul set?
Oltre che con la Negri, tu hai già avuto modo di lavorare con Marco Bellocchio per un suo cortometraggio, e ovviamente per alcune produzioni del tuo paese. Che differenze ci sono tra il modo di affrontare il lavoro sui set italiani, e quelli sui quali ti sei trovata a all'inizio della tua carriera?
Non credo ci siano differenze tra un set ucraino e italiano, dipende naturalmente dal regista e dal clima che il regista costruisce sul set. L'unica differenza è il mio modo di relazionarmi al lavoro. Nei film che ho fatto in Ucraina recitavo più d'istinto, anche in relazione all'età. Adesso faccio un lavoro di ricerca sul personaggio più cosciente. Aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia mi è servito a questo.
In una recente intervista hai detto che per chi fa il tuo lavoro l'immaginazione è fondamentale. Hai mai pensato di immaginare una storia da trasformare in un film? So che hai studiato anche regia, oltre che recitazione.
L'immaginazione è fondamentale nella costruzione della storia di un personaggio, ma immaginare una storia e trasformarla in un film lo lascio fare ad altri molto più bravi di me. Se potessi mi piacerebbe fare un film tratto da La barriera di Pavel Veginov, uno scrittore bulgaro che adoro. Comunque immagino spesso delle piccole storie che nascono da suggestioni che vivo durante la giornata, ma non ho la pretesa trasformarle in film.
Parlando sempre di immaginazione, se dovessi concepire una tua "doppia vita", oltre a quella di attrice, quale sarebbe?
Un paio di giorni fa mi è capitato di osservare un giardiniere fare delle decorazioni con delle piante e di pensare che forse mi sarebbe piaciuto fare lo stesso. Oltre questo mi piacerebbe un giorno essere madre.
Nei giorni scorsi la tua collega Antonia Liskova, ha affermato con una certa sicurezza in un'intervista che l'Italia non è un paese razzista. Tu cosa ne pensi a proposito? Pensi che il nostro sia un paese disponibile e aperto nei confronti di altre culture, oppure c'è molta strada da fare?
Hai nuovi progetti televisivi o cinematografici in cantiere?
A settembre farò un film di un maestro del cinema italiano ma di cui ancora non posso dire nulla. Per ora mi dedico al teatro e a giugno andrò in scena a Mosca.
So che sei entrata a far parte del Lab 2010, vuoi parlarci di questa esperienza?
Ho conosciuto Jacopo al Roma Fiction Festival dopo la proiezione del film La doppia vita di Natalia Blum. Mi ha invitato in agenzia e così ho conosciuto anche Daniele. Mi sono sembrate due persone intelligenti e determinate e ho deciso di accettare la loro proposta. Sono solo due mesi che faccio parte dell'agenzia ma ho fiducia che sarà una ottima collaborazione.