Rosalind e Will convivono felicemente a Londra. Lei è un'artista affermata, lui un ingegnere che ha assunto il ruolo di amorevole patrigno per le due bambine di lei, gemelle di otto anni avute da una precedente relazione. Un grave incidente mentre Rosalind è nuovamente incinta rischia di condurre a una tragedia, ma fortunatamente il nascituro sopravvive e viene alla luce prematuro. La donna però è rimasta profondamente turbata dall'evento e si convince che in realtà stesse nuovamente aspettando due gemelli.
Ne La baia del silenzio, Rosalind un giorno scompare improvvisamente insieme alle piccole e alla tata e Will decide di mettersi sulle sue tracce per evitare il peggio, scoprendo un passato di disturbi psichici che ignorava totalmente e alcuni segreti familiari nell'adolescenza della compagna. Ma mentre si addentra alla scoperta della verità, comprende di non potersi fidare di niente e di nessuno...
Nel cuore de La baia del silenzio
A chi vive in Liguria La baia del silenzio risulterà un nome assai familiare, in quanto lì si trova una delle spiagge più suggestive della regione, in quel di Sestri Levante. E proprio in tal luogo ha inizio il racconto, con la coppia di protagonisti che si trova a fare il bagno nelle acque nostrane e passeggiare per quegli iconici vicoletti. Peccato che ben presto tale location venga ignorata in favore di un racconto maggiormente urbano, con le strade di Londra - comunque anch'essa sacrificata all'altare degli interni - e poi l'uggiosa Normandia a diventare palcoscenico dei sempre più tormentati eventi. Adattamento dell'omonimo romanzo scritto nel 1986 da Lisa St Aubin de Terán e inedito in Italia, non è stato aggiornato a dovere ai tempi moderni e soffre di una sceneggiatura che si fa via via più improbabile nella risoluzione dell'intreccio, con quel colpo di scena chiave diluito nel corso dei minuti e così meno potente alla sua effettiva esposizione.
Volti e ombre del cast del film
In certi momenti vengono suggerite atmosfere torbide che richiamano a un grande classico di sempre firmato da Roman Polanski, ovvero Rosemary's Baby (1968), ma in generale si respira un senso di incompiutezza che impedisce di entrare in piena comunione con la storia e con i personaggi, pur a dispetto del notevole impegno da parte dell'affiatato cast. Soprattutto la splendida Olga Kurylenko infonde il giusto e sofferto dolore alla sua protagonista, con un vecchio leone come Brian Cox a plasmare con la necessaria ambiguità un personaggio potenzialmente scomodo; più anonimo l'attore danese Claes Bang - lo ricordiamo nel premiato The Square (2017) e nell'epopea vichinga di The Northman (2022) -nelle vesti di motore della narrazione con il quale lo spettatore è chiamato a identificarsi.
Una vicenda che non convince
Inquietanti fenomeni di sonnambulismo, visite fuori programma al cimitero, ossessioni che riemergono da un tempo andato e che ora tornano ancora più ossessive e oppressive, in un gioco di verità e bugie che a tratti rischia di perdere la bussola, dilapidando i buoni spunti messi in atto in fase di costruzione della tensione. Proprio la storia che non avvince - e non possiamo dire se la colpa sia da condividere con il romanzo alla base, che non abbiamo letto - è il limite peggiore di un'operazione che avrebbe abbisognato di qualche sfumatura in più nella gestione delle varie figure che compongono il racconto, che invece sembrano smistate alla bell'e meglio in un calderone confuso che lascia più dubbi che certezze anche quando si fa (in)volontariamente lapalissiano nel suo assunto.
Conclusioni
Una coppia apparentemente felice si trova alle prese con un qualcosa di imprevisto dopo la nascita, prematura, del figlio, che scombina le dinamiche tra loro e riaccende nella donna le fiamme di un traumatico passato, che pensava di aver dimenticato per sempre. La baia del silenzio soffre le magagne di una narrazione arzigogolata, dove spesso i personaggi si trovano a prendere decisioni inverosimili e colpe e abusi si mescolano in un mix poco coeso. Se l'atmosfera a tratti risulta carica della giusta tensione e il cast mitiga come può le falle della sceneggiatura, proprio la contorta narrazione - che adatta l'omonimo romanzo anni Ottanta - affossa l'operazione anche più del dovuto.
Perché ci piace
- Olga Kurylenko e Brian Cox offrono interpretazioni intense.
- Tensione su discreti livelli.
Cosa non va
- Sceneggiatura improponibile, frutto dell'adattamento di un romanzo, datato 1986, probabilmente fuori tempo massimo.
- Uso arbitrario delle location.
- Personaggi che prendono scelte a tratti incomprensibili.