Recensione Chongqing Blues (2010)

Un'ambientazione inusuale, per il film di Wang Xiaoshuai, che si presta in modo efficace a raccontare la storia di un padre alle prese con un'ossessione e il proprio passato.

L'odissea di un padre

La vita di un uomo di mare porta, per sua stessa natura, a lunghe assenze e quindi a non avere punti di riferimento costanti. E' il caso di Lin, capitano di nave di ritorno dopo sei mesi di assenza, che viene a sapere della morte del figlio venticinquenne Lin Bo, con il quale aveva perso i contatti da diversi anni. Nonostante lo scarso rapporto tra i due, per Lin la morte del figlio diventa un'ossessione e sente il bisogno di capire qualcosa di più sulle drammatiche circostanze in cui si è verificata: Lin Bo è infatti stato ucciso dalla polizia intervenuta per risolvere la delicata situazione in cui lo stesso ragazzo si era messo, tenendo in ostaggio delle persone in un supermercato. Lin è deciso a saperne di più, soprattutto per comprendere le motivazioni dietro il gesto del figlio, ed una dopo l'altra cerca di ritrovare le persone coinvolte, per ottenere la ricostruzione dell'evento direttamente dalla voce dei testimoni, dalle donne tenute in ostaggio al poliziotto che gli ha sparato.

Lin è sempre in movimento nel corso del film e Chongqing Blues ne segue il viaggio nelle diverse zone della città, da un testimone all'altro, mostrandone aspetti diversi e dipingendone la varietà: Chongqing, una delle città principali della provincia di Sichuan, è un'ambientazione inusuale rispetto alle più comuni Pechino e Shangai, ma si rivela un background efficace, opprimente con la sua foschia, elegante con i suoi toni monocromatici, ma piena di vita. Wang Xiaoshuai racconta con ritmo dilatato, con dialoghi radi ed immagini semplici, usando la camera a mano per seguire gli spostamenti del suo protagonista e cercare di coglierne gli stati d'animo mentre approfondisce la drammatica sorte del figlio ed allo stesso tempo scopre quanto ed in che modo la sua prolungata assenza abbia influito sulla sua vita.
Quello di Lin diventa anche un viaggio in cui affrontare il suo passato, per riallacciare rapporti, in un tempo di grandi cambiamenti per la Cina contemporanea, un tempo in cui tutto muta rapidamente ed in cui le nuove generazioni eccedono in superficialità, senza grandi ideali o valori, interessati soprattutto al guadagno facile e ad apparire. Una tendenza che l'autore riscontra anche nel cinema contemporaneo del suo paese, ma che decide di non seguire: quello di Wang Xiaoshuai è infatti un cinema ricercato, meno amato in patria di altri conterranei, ma che sin dagli anni '90 ha avuto visibilità nei festival europei, da Rotterdham a Berlino e Cannes, dove anche Chongqing Blues è arrivato in concorso nel 2010.

Movieplayer.it

3.0/5