L'insostenibile fragilità dell'adolescenza
Guardando un film come il brasiliano Le migliori cose del mondo, che indaga con levità ma anche con sguardo analitico la problematica fase dell'adolescenza, viene inevitabile allo spettatore italiano in confronto con le analoghe produzioni nostrane rivolte ai ragazzi. Il semplicismo e la vuotezza degli stereotipi puberali che compaiono nelle sceneggiature dei vari Moccia e Brizzi non trovano traccia nel film della regista Laìs Bodanzky, presentato nel concorso di Alice nella Città del Festival di Roma. Per sottolineare il rigore con la quale è stata delineata la sceneggiatura, basti accennare al fatto che la stesura è stata preceduta da una lunga indagine, in cui sono stati analizzati i comportamenti degli adolescenti brasiliani, interpellandoli in prima persona sulle proprie esperienze. Dall'inchiesta sono emerse, in maniera più o meno esplicita, alcuni temi controversi, che gli autori non hanno esitato a inserire nel racconto.
Pur essendo ispirato a un soggetto di finzione, e precisamente ai fortunati romanzi della serie Mano, da cui è ripresa la figura del protagonista, Le migliori cose del mondo poggia soprattutto su una solida base realistica, animato dall'intento di costruire un ritratto il più possibile fedele e veritiero della realtà indagata. Non è facile imbattersi in un film rivolto ai ragazzi che affronti temi come quello dell'omosessualità, inquadrato per giunta da una prospettiva insolita e ribaltata. Infatti, a dichiararsi gay è il padre del protagonista Mano, che ha abbandonato la famiglia per vivere con un suo assistente universitario, suscitando in questo caso le reazioni adirate (e un po' retrograde) dei propri figli. Ma non si tratta dell'unico argomento controverso nel film, dal momento che i personaggi sono ritratti alle prese con la scoperta del sesso e dei primi sbandamenti sentimentali, e devono affrontare problemi come quelli del bullismo, delle gravidanze indesiderate, o delle delusioni amorose che possono spingere anche a scelte estreme. Inoltre il film attinge ai numerosi elementi che hanno un ruolo fondamentale nella costruzione dell'universo adolescenziale (dalla musica rock, all'interazione continua con i nuovi strumenti tecnologici, come i blog o i videofonini). Nonostante Le migliori cose del mondo sia a tutti gli effetti una piacevole commedia, caratterizzata dal classico lieto fine e da un tono leggero anche nelle situazioni più problematiche, il film comunque trasuda una forte impronta di autenticità. Un contributo determinante in questo senso è dato dalla recitazione degli attori, che risulta sincera e naturale proprio perché affidata totalmente a ragazzi non professionisti, i quali sono stati sottoposti solo a un addestramento di alcuni mesi prima delle riprese. Il risultato è strabiliante soprattutto per quanto riguarda il giovane Francisco Miguez, perfettamente a suo agio nel ruolo da protagonista.