L'anima salva, la recensione: l'efficace narrativa popolare come idea di sceneggiatura

Maledizioni, folklore e un'idea di regia ben chiara: L'anima salva di Federica Biondi è un (piccolo) film dalle ottime suggestioni. E finalmente ci fa ritrovare la bravura di Arianna Becheroni dopo Bang Bang Baby. Al cinema.

Arianna Becheroni, Paolo Calabresi e Claudia Potenza

In parte, il discorso è lo stesso per il precedente film di Federica Biondi, La ballata dei gusci infranti, uscito nel 2022. Anche ne L'anima salva, infatti, c'è una chiara idea di regia e di struttura (basti pensare che si apre con un ardito piano sequenza), che fa il paro con un budget probabilmente risicato, ma che non impatta (più del dovuto) sulla riuscita finale. In qualche modo, mentre il cinema sembra sempre più orientato verso i lidi sicuri dei grandi autori e dei grandi franchise (seguendo il pubblico senza mai anticiparlo), le produzioni indipendenti ce la mettono tutta pur di dimostrare il loro valore, o almeno la loro presenza (nel marasma distributivo, che non aiuta, anzi). C'è un impegno a cercare nuove storie e nuove suggestioni, portando al centro del film i valori fondanti di un determinato genere, ribaltandone però i paradigmi.

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Arianna Becheroni è Caterina

Nel caso de L'anima salva, è interessante il tema che fa da struttura al film, oltre all'apparenza tipica di un un'autrice o un autore dalla filmografia fin ora limitata. Come detto, però, la regista sopperisce ai limiti produttivi andando dritto al sodo, pur concedendosi quei gorgheggi estetici che, a differenza di altre prime o seconde opere, non risultano mai troppo protagonisti. Ovvero, la regia c'è, si vede ed è costante, ma riesce a restare un passo indietro rispetto al valore di un racconto che parte e finisce da quelle tipiche "storie di paese" che compongono la spina dorsale dello storytelling italiano, e che il cinema assurdamente ignora (tranne che per alcuni casi, come Pupi Avati).

L'anima salva, tra leggende e tradizioni (e finalmente ritroviamo Arianna Becheroni)

L Anima Salva Una Scena Del Film
Claudia Potenza e Arianna Becheroni, madre e figlia ne L'anima salva

Una storia di paese che parte dal cuore d'Italia, ovvero i monti Sibillini (già raccontati ne La ballata dei gusci infranti). Al centro de L'anima salva la comunità immaginaria di Settèmani, alle prese con un mistero tanto sconvolgente e quanto inspiegabile: dopo la morte della suocera del sindaco Alberto (Samuele Sbrighi), per sei giorni consecutivi si registrano morti all'apparenza suicide. In qualche modo sembra coinvolta anche Caterina (finalmente ritroviamo la brava Arianna Becheroni dopo Bang Bang Baby), la nipote dell'anziana, intanto che due poliziotti molto diversi tra loro, Vanni e Nicola, (Paolo Calabresi e Simone Riccioni) indagano sugli strani avvenimenti. La rivelazione finale sarà inaspettata.

L'elaborazione del lutto

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Simone Riccioni è l'agente Nicola

Nel suo confine, L'anima salva è un film che mescola il folklore alla mentalità ristretta di un piccolo paese, disposto a tutto pur di mantenere una tranquillità solo apparente (la solita omertà, tra credi religiosi e innocenza peccaminoso). Dietro le case di tufo, e più avanti nei boschi circostanti, Federica Biondi sfrutta i campi lunghi e le inquadrature sbilenche per enfatizzare il climax di un film mai troppo teso (e citiamo anche la colonna sonora di Vito Lo Re), ma comunque agganciato ad una tensione che invade il senso del dubbio che può suscitare una vicenda senza un'apparente via d'uscita. Dall'altra parte, l'opera potrebbe seguire i crismi di una tipica vicenda alla Dylan Dog: uno spazio ristretto, personaggi ambigui e una storia di maledizioni centenarie, da tramandare di generazione in generazione.

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Un oscuro Paolo Calabresi

Nel film c'è qualcosa di esoterico (perciò suggestivo), di volutamente sfocato, perdendosi nel tempo e nelle parole di una tradizione che diventa culto misterioso, ideale per essere trasportato al cinema (lo script è firmato dalla Biondi insieme a Mario Andretti). Magari, un cinema artigiano, di cuore e di passione. Se tutto non quadra, com'è ovvio che sia, L'anima salva offre però lo spunto giusto per riflettere di nuovo sul cinema di genere italiano, che ha nel folklore la migliore delle ispirazioni. La regista sembra saperlo, e per quanto possibile gioca con l'atmosfera e i personaggi, rileggendo l'elaborazione del lutto sotto la chiave della narrativa popolare, tesoro prezioso dei nostri nonni inconsapevoli sceneggiatori.

Conclusioni

Una regia coesa, sicura ma, a tratti, forse compiaciuta, che sopperisce i limiti produttivi di un piccolo film dalle buone suggestioni. Del resto, il materiale narrativo scelto arriva dai racconti popolari, secolari nelle storie tramandate dalle generazioni più anziane. Un ottimo spunto, che miscela quindi mistero, Fede e tradizioni. Tra l'altro, L'anima salva segna il ritorno di Arianna Becheroni, dopo la convincente prova nella serie Prime Video Bang Bang Baby.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Il ritorno di Arianna Becheroni dopo Bang Bang Baby.
  • L'atmosfera esoterica.
  • La storia folkloristica tipica del centro Italia.
  • Una regia consapevole...

Cosa non va

  • ... Spesso compiaciuta?
  • A volte la sceneggiatura gira su sé stessa.