Recensione The Substance - Albert Hofmann's LSD (2011)

Dalle sue origini fortuite alla sua messa al bando, Martin Witz ripercorre la storia dell'acido più famoso del mondo, l'LSD, sottolineando le contraddizioni del fenomeno generato dal suo consumo.

L'acido delle meraviglie

LSD: la sua (cattiva) fama la precede. Siamo tutti coscienti della sua potenzialità di far trascendere all'utilizzatore la propria dimensione strettamente corporea e umana, e di elevarlo a un livello di coscienza superiore; ma, allo stesso tempo, quella del bad trip non è una prospettiva in grado di allettare nemmeno lo sperimentatore più avventuroso. Resta il fatto che l'LSD sia una sostanza (anzi, la sostanza, come ribadisce diligentemente il titolo del documentario di Martin Witz, The Substance - Albert Hofmann's LSD) dal fascino perverso, e mai del tutto sopito, assurta anche a simbolo di quel movimento non-violento che ha fatto la storia dell'America e poi, a cascata, del mondo intero.

Molti sanno già che il suo inventore, Albert Hoffmann, la sintetizzò quasi per caso, con tutt'altro intento rispetto a quello di creare un paradiso (o un inferno) mentale tutto nuovo, a beneficio del vasto pubblico. Come Witz ricorda, con le vive parole del papà dell'LSD, ripreso centenario nella sua Svizzera, scopo di Hoffman era quello di mettere a punto un nuovo farmaco per la circolazione. Ma nel 1943, quando inavvertitamente assunse quella misteriosa sostanza, estratta da un parassita della segale, le sensazioni di cui fece esperienza lo segnarono tanto in profondità da convincerlo a perfezionare la sua involontaria scoperta. In quegli anni la psichiatria era ancora una scienza giovane, e vogliosa di sperimentare: niente di meglio, quindi, di un farmaco in grado di liberare la coscienza del paziente, di dargli accesso agli strati più profondi e nascosti della propria mente, di far emergere quel sottobosco di cui ansie, fobie e nevrosi si nutrono. Proseguendo nella storia antica, e inframmezzando le varie sequenze con immagini psichedeliche di grande suggestione, tese ad emulare l'esperienza visiva offerta dall'LSD, Witz ci racconta anche gli altri usi, decisamente meno prevedibili, dell'acido in questione: come quello tentato dalla CIA, che voleva impiegarlo come arma chimica, in modo da rendere i soldati nemici impossibilitati ad eseguire una qualsivoglia forma di ordine o strategia.

Ma, aldilà degli aneddoti tragicomici, quello che rende il documentario di Witz davvero interessante sono le testimonianze dei cultori dell'LSD, di coloro che fecero assurgere il suo consumo a vero e proprio stile di vita. Primo fra tutti il professor Leary, stimato docente ad Harvard prima di rendere pubblica la sua fede nella psichedelia, e nella sua capacità di liberare i consumatori dal giogo imposto dalla società, con i suoi falsi valori, le sue istituzioni obsolete, e ovviamente l'infelicità e l'insoddisfazione che ne derivavano. Ad ascoltare le parole di molti dei suoi collaboratori dell'epoca, l'intento di Leary era nobile, animato da ideali democratici; non per niente, nella sua clinica gli aristocratici e "i peggiori hippy" vivevano in pace e armonia, uniti da una comprensione reciproca non raggiungibile da chi non aveva aperto la propria mente grazie all'LSD. Ma, se da una relativamente piccola comune autonoma, la febbre per l'acido si espande all'intera costa occidentale degli Stati Uniti, le cose si complicano, e con l'estate del 1967 il sogno della pace globale, della non-violenza, dell'amore universale si infrange di fronte alle immagini di centinaia di giovani scortati in ospedale, in preda al delirio, dalla polizia.

E' da lì che inizia la damnatio memoriae dell'LSD, che ne comporterà l'accantonamento anche in ambito farmacologico. Ed è qui che il lavoro di Witz incontra un altro snodo fondamentale: da pochi anni, infatti, l'acido lisergico è stato reintrodotto in alcune terapie sperimentali, tese a rendere più accettabile ai malati terminali la prospettiva della morte, tanto dal punto di vista psicologico quanto da quello spirituale. Come a dire che, pur senza dimenticare gli effetti nefasti di un uso incontrollato, e anzi tenendo sempre ben presente le derive a cui un'eccessiva leggerezza e semplificazione del fenomeno possono condurre, non per forza è tutto da demonizzare: l'LSD può infine ricongiungersi con il suo scopo originario, per cui era stata fortuitamente scoperta, ovvero quello di migliorare la qualità della vita di un malato.

Movieplayer.it

3.0/5