Quando Square - all'epoca non si era ancora fusa con Enix - annunciò un nuovo gioco di ruolo d'azione che mescolava i personaggi del suo popolarissimo brand Final Fantasy con quelli della Disney, furono in molti a storcere il naso e a pensare che il direttore creativo Tetsuya Nomura si fosse bevuto il cervello. Era il 2001 e nessuno immaginava che la saga si sarebbe conclusa ben diciotto anni dopo, con un terzo capitolo numerato e una decina di episodi aggiuntivi nel mezzo.
Il mosaico videoludico che Square Enix ha composto nel corso degli anni è uno dei più complessi, stratificati e, sì, polemizzati anche, nella storia del medium. Kingdom Hearts ha conquistato milioni di fan in poco tempo, cementificando la sua presenza in cima alle classifiche di vendita, riempiendo pagine su pagine web di teorie, ipotesi e congetture su una trama che nel corso degli anni è diventata sempre più ricca e articolata.
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La storia di Sora, il portatore del Keyblade
Kingdom Hearts racconta la storia di Sora, un ragazzino che si trova a dover combattere l'invasione degli Heartless, creature oscure che rubano i cuori - in senso metafisico! - delle loro vittime. Sora impugna il Keyblade, una spada a forma di chiave che gli permette di chiudere le porte che si affacciano sul regno dell'oscurità: la sua missione è raggiungere i mondi in pericolo e salvarli, aiutando i loro abitanti a risolvere anche i loro problemi personali. Sora è un personaggio completamente inedito, così come i suoi migliori amici Riku e Kairi, ma ha due compagni di viaggio decisamente più famosi, e cioè Pippo e Paperino. I mondi che Sora visita nel corso delle sue avventure sono infatti ispirati a famosi lungometraggi Disney come Biancaneve e i sette nani, La bella addormentata nel bosco, Hercules, La sirenetta, Aladdin e così via.
In origine, Sora non avrebbe dovuto neppure esistere. Square voleva assolutamente Topolino come protagonista, mentre Disney insisteva perché si potesse controllare Paperino. Tetsuya Nomura invece riteneva che il giocatore dovesse immedesimarsi in un eroe umano, e così nacque un ragazzino dalle fattezze a metà tra un manga e un personaggio Disney. Topolino è il re del Castello Disney e ha un ruolo sempre più preponderante nella storia, comparendo spesso nei momenti disperati per salvare gli eroi all'ultimo momento. Anche Topolino è un portatore di Keyblade, addestrato nientepopodimeno che da Yen Sid, lo stregone di Fantasia. Nomura ha infatti imbastito una complessa mitologia slegata dall'universo Disney che ha lentamente preso il sopravvento con personaggi, mondi e antagonisti completamente inediti.
Una storia che si regge sulle proprie gambe
I personaggi appartenenti ai franchise Square Enix, e in particolare a Final Fantasy, sono pian piano usciti di scena. Inizialmente erano serviti a pubblicizzare il gioco in patria: Nomura era convinto che la presenza di eroi come Cloud di Final Fantasy VII avrebbe attirato l'interesse dei videogiocatori giapponesi, ma il loro ruolo è sempre stato quello, marginale, di comparse. Saltò fuori che Kingdom Hearts non aveva bisogno di Final Fantasy per vendere nel Sol Levante, così già a partire da Kingdom Hearts: Chain of Memories, episodio di intermezzo tra Kingdom Hearts e Kingdom Hearts II, Square cominciò a puntare tutto sui mondi Disney e sulla trama portante della saga, una storia che comincia molto tempo prima che Sora impugnasse il suo primo Keyblade.
Kingdom Hearts non è solo il titolo del franchise, ma un regno misterioso in cui convergono tutti i cuori, i sentimenti positivi provati da ogni essere vivente. È un mondo che custodisce un potere assoluto su cui vuole mettere le grinfie il malvagio Xehanort, un portatore del Keyblade che ha rinunciato alla propria umanità e che ha riunito una banda di criminali senza emozioni, l'Organizzazione XIII. Il conflitto tra le forze del bene di Sora e quelle del male di Xehanort prende presto il sopravvento e diventa il fulcro di ogni episodio, andando a coinvolgere con numerosi colpi di scena i vari comprimari. Tra amici di sempre che volgono al male, malvagi che si convertono al bene, sacrifici e ritorni imprevisti, Kingdom Hearts sciorina momenti di grande impatto emotivo, sottolineando con forza l'importanza dei sentimenti e dei legami grazie anche alle tematiche rappresentate nelle storie Disney, spesso ripercorse seguendo fedelmente i canovacci originali.
Un videogioco per tutti
Kingdom Hearts III è un gioco di ruolo d'azione: questo significa che il giocatore ha pieno controllo sul protagonista, Sora, e può esplorare liberamente ogni scenario. Tetsuya Nomura si è ispirato a pietre miliari come Super Mario 64, favorendo un design tridimensionale che strizza l'occhio ai platform dell'idraulico Nintendo. I combattimenti, spesso contro orde di nemici minori o creature gigantesche come Malefica nella forma di Drago o i Titani sul monte Olimpo, si svolgono in tempo reale. Il giocatore può concatenare attacchi diversi e ricorrere ai celebri incantesimi di Final Fantasy mentre Pippo, Paperino e gli altri comprimari ci aiutano automaticamente, pilotati dall'intelligenza artificiale. La componente ruolistica è complessa al punto giusto, ma non soverchiante: bisogna imparare a scegliere l'equipaggiamento e le abilità migliori, sviluppando i talenti di Sora.
Le meccaniche e le circostanze cambiano di mondo in mondo, garantendo una gran varietà in termini visivi e contenutistici. Sora dovrà scalare il monte Olimpo o danzare insieme a Rapunzel - L'intreccio della torre, sciare insieme a Olaf, pilotare robot giocattolo nel mondo di Toy Story, coltivare ortaggi nel bosco dei Cento Acri di Winnie the Pooh e così via. Se nel regno di Arendelle ripercorreremo una versione stringata della storia di Frozen - Il regno di ghiaccio, in quello di Big Hero 6 vivremo un'avventura completamente nuova che si colloca cronologicamente dopo la fine del film targato Pixar. Ai mondi Disney si alternano scenari mai visti prima in cui la storia prosegue, avvicinandosi pian piano all'epica conclusione che i fan aspettano da tanti anni.
Kingdom Hearts come il Marvel Cinematic Universe
Tutto questo non significa, però, che Kingdom Hearts non abbia sollevato parecchi polveroni nel corso degli anni. È stata in particolare la sceneggiatura a far discutere persino i fan più sfegatati. È evidente come Tetsuya Nomura l'abbia scritta in corso d'opera, aggiungendo dettagli e particolari minuziosi a ogni release, qualche volta incartandosi con quanto affermato in precedenza. È il paradosso di un videogioco nato col cinema nel DNA - i film Disney - che lentamente è diventato cinematografico per conto suo, mettendoci però quasi vent'anni, una decina di titoli e svariati rifacimenti. È un mosaico complicato che è difficile comprendere alla perfezione se non si giocano in prima persona i singoli episodi.
Per spiegare meglio Kingdom Hearts a chi non lo conosce bene e mastica più cinema che videogiochi, possiamo usare tranquillamente il Marvel Cinematic Universe... che oltretutto ora appartiene a Disney, ma nel 2001 non esisteva neppure nei sogni di Kevin Feige. Immaginate di vedere per la prima volta soltanto una selezione di cinecomics Marvel, seppur in ordine cronologico: cominciate con Iron Man, poi guardate The Avengers, Spider-Man: Homecoming, Guardiani della Galassia e Avengers: Infinity War. Vi sfidiamo a capirci qualcosa dell'intreccio generale e dei rapporti instauratisi tra i personaggi. Rinfrescandovi la memoria, guardando soltanto questi film non sapreste chi è Mantis, che fine ha fatto il martello di Thor, perché Iron Man e Captain America sono ai ferri corti, come fa Peter Parker a conoscere Tony Stark. Afferrereste il senso generale della storia, perdendovi tutte quelle chicche, quelle interazioni e quei dettagli che hanno reso il Marvel Cinematic Universe l'affresco cinematografico più imponente di sempre.
Kingdom Hearts funziona esattamente allo stesso modo, poiché basta saltare un episodio a caso per perdersi qualche dettaglio cruciale ai fini della comprensione della storia. I vari titoli fanno del loro meglio per rammentare al giocatore gli snodi cruciali, ma spesso non basta. Senza giocare Kingdom Hearts: Chain of Memories, ad esempio, non capirete mai davvero l'inizio di Kingdom Hearts II. E senza giocare Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance, faticherete a comprendere la premessa di Kingdom Hearts III. Il problema è che i giochi appena menzionati sono usciti tutti su piattaforme appartenenti a generazioni completamente diverse: nello specifico, e in ordine, Game Boy Advance, PlayStation 2, Nintendo 3DS e PlayStation 4 o Xbox One. Fortunatamente Square Enix ha pubblicato poco tempo addietro una compilation rimasterizzata per PlayStation 4 - Kingdom Hearts HD 1.5 + 2.5: ReMIX - che comprende tutti i giochi usciti fino a questo momento.
Ma è davvero la fine?
Il 29 gennaio Kingdom Hearts III metterà la parola fine a quella che è certamente la saga più ambiziosa e chiacchierata nello sconfinato panorama videoludico giapponese. Anzi, no, non è vero. La parola fine la metterà il 30 gennaio, quando Square Enix distribuirà un aggiornamento gratuito col finale del gioco: lo sviluppatore nipponico è ricorso a questo escamotage per impedire che l'epilogo trapeli in rete anzitempo, rovinando la sorpresa ai fan che lo aspettano da anni. A seguire, arriverà un altro aggiornamento con una cinematica "segreta", ormai tradizione della serie: praticamente la sequenza dopo i titoli di coda che vediamo quasi sempre alla fine di un cinecomic. Solitamente ha la stessa funzione, rimanda cioè al capitolo successivo.
Ma allora Kingdom Hearts III è la fine oppure no? Tetsuya Nomura ha affermato in più occasioni che il terzo capitolo metterà un punto fermo a quella che chiamata "saga di Xehanort", ma è stato ben attento a non parlare di una conclusione vera e propria del franchise. E come avrebbe potuto? Al di là di quanto è stato proficuo per Square Enix, ci sono ancora tante storie Disney da raccontare. Kingdom Hearts III è il primo titolo della serie che ricorre ai lungometraggi Pixar - Toy Story e Monsters & Co. - ma ci sono ancora tantissimi film Disney in cui Sora potrebbe vivere nuove avventure: Zootropolis, Oceania, Coco, Inside Out, WALL·E e così via. E Disney ora possiede non solo Marvel, ma anche Star Wars. Chissà che la prossima avventura di Sora non si svolga in una galassia lontana lontana.