Non è che Nicolas Cage sia in un momento top della sua carriera. Molti suoi film finiscono direct to video, come è il caso di questo prodotto del 2019 diretto da Ken Sanzel. Come vedremo nella recensione di Kill Chain - Uccisioni a catena, film disponibile ora in homevideo grazie a Koch Media ma anche in streaming su Amazon Prime, anche questa opera non può certo essere una di quelle da consegnarea ai posteri. I buoni spunti non mancano, c'è perfino qualche suggestione visiva, ma alla fine di un plot piuttosto confuso resta ben poco, caso mai la sensazione di un'occasione mancata.
Tutto in una notte, con l'albergatore Nicolas Cage
In Kill Chain - Uccisioni a catena, siamo dalle parti del noir, ma già raccontare la storia è alquanto arduo, se non dire che si svolge tutta in una notte. Il nostro buon Nicolas Cage fa il gestore di un malandato albergo dove arrivano due tipetti poco raccomandabili. È chiaro che la cosa è destinata a finire male per qualcosa accaduto in passato e, chissà perché poi, prima di passare all'azione i due accettano di sentire la storiella raccontata dall'albergatore. Comincia un lungo flashback, nel quale Cage sparisce per almeno 40 minuti, che inizia dalla missione di un cecchino che finisce male, e prosegue tra auto misteriose, prostitute sacrificate, ex mercenari, poliziotti corrotti, nonché belle e violente dark girl pronte a tutto. Poi si torna nell'albergo per altre rese dei conti, presunti colpi di scena e un finale da (quasi) tutti contro tutti.
Troppa confusione, alla fine ci sono più sbadigli che guizzi
Non è molto chiaro? Già, ce ne rendiamo conto. Il problema è che è proprio così. Nonostante il promettente incipit dalle atmosfere misteriose e un discreto avvio di flashback con il cecchino, poi il tutto si perde in una notevole confusione, fatta di lungaggini, scene non sempre ben realizzate, comparsa di vari enigmatici personaggi (tutti cattivi, ovviamente). Uno script decisamente caotico con vicende dalle dinamiche piuttosto oscure: qualcosa (non tutto), si capirà solamente nella parte finale, quando però sbadigli e noia avranno già fatto capolino, nonostante qualche buona scena di azione.
Tra flashback e assenze, quello che manca è l'equilibrio
Quello che balza all'occhio è il mancato equilibrio generale. Il lungo flashback sbilancia totalmente il film visto che dura metà dell'intera visione e si ricongiunge esattamente da dove si era partiti, ma con poca logica. Ma perfino la presenza di Cage, che nonostante tutto è uno dei pochi richiami forti oltre all'indiscussa bellezza feroce di Anabelle Acosta, è troppo diseguale, visto che sparisce per trequarti d'ora. Nulla di grave, sia chiaro, se il tutto non fosse annacquato in un contesto comunque poco convincente.
Qualche buona suggestione visiva, ma è davvero troppo poco
Si parlava di suggestioni visive: in effetti l'albergo diroccato e praticamente deserto (con qualche sorpresa) ben si presta alla solita aria sorniona e vissuta di Nicolas Cage, nonché alla resa dei conti finale con tanto di sparatoria, pugnalate e accessori vari. E in fondo la claustrofobica atmosfera notturna ha comunque un suo fascino. Peccato che è proprio la storia ad avere parecchie pecche: e anche la soluzione finale, quando il protagonista svelerà la sua vera identità facendo luce su almeno alcuni degli intrighi, non fa altro che rendere l'intero intreccio ulteriormente forzato e in definitiva poco credibile.
Conclusioni
Nonostante un Nicolas Cage sofferto ma tutto sommato efficace, e una bellissima Anabelle Acosta, come abbiamo visto nella recensione di Kill Chain – Uccisioni a catena, il film di Ken Sanzel non colpisce nel segno. Le suggestioni visive da noir dell’hotel derelitto, si perdono in uno script piuttosto confuso e arruffato, nel quale alla fine i personaggi e la vicenda perdono credibilità.
Perché ci piace
- Alcune belle suggestioni visive da noir.
- La feroce bellezza di Anabelle Acosta.
Cosa non va
- Uno script terribilmente confuso e poco lucido.
- Lo scarso equilibrio dei flashback.
- Nicolas Cage se la cava, ma la sceneggiatura lo penalizza.