Il legame tra Kenneth Branagh e Shakespeare è talmente profondo che ormai il regista può permettersi di giocare con l'opera del Bardo appropriandosene in modi e forme impensabili. Dopo il lussureggiante Macbeth, Branagh torna a collaborare con il National Theatre mettendo le mani su Romeo e Giulietta, tragedia riproposta ormai in tutte le salse con protagonisti umani, cyborg e perfino gnomi da giardino. Naturalmente la versione firmata dal regista nordirlandese insieme a Rob Ashford non raggiunge questi picchi di eccentricità, ma la Verona del Bardo viene riportata a nuova vita grazie a un tuffo negli anni '50.
Bandite tuniche e calzamaglie, i nuovi Romeo e Giulietta si muovono tra i tavoli dei caffè e le piazze affollate e vocianti, e i loro compari si insultano in italiano, gesticolano ampiamente, urlano e cantano trasformando una tragedia classica in commedia prima e melodramma poi. L'imponente scenografia del Garrick Theatre diventa un palazzo, una piazza, un angolo di strada intriso di pulsante energia. In tutta la pièce si respira aria nuova, perfino nel drammatico finale che naturalmente non si discosta dal canone, anche se fino all'ultimo momento questa atmosfera frizzante rischia di illudere lo spettatore facendolo sperare in un finale diverso. Ma questo sarebbe troppo anche per il buon Kenneth.
Leggi anche: Shakespeare per sempre: da West Side Story a Il re leone, perché il cinema non può fare a meno del Bardo
Cenerentola non si sveglia più
Squadra che vince non si cambia. Sul palco del Garrick Theatre Kenneth Branagh ha ricomposto la coppia dell'hit Disney Cenerentola. Belli, giovani, espressivi, Richard Madden e Lily James soffrono pene d'amore indicibili nei panni dei due sfortunati innamorati di Verona. Nel ruolo di Giulietta, Lily James è perfetta. Gli occhi da cerbiatta che trasudano pudore si trasformano quando la vediamo intenta a esibirsi in un sensuale brano jazz alla festa dei Capuleti in cui si intrufola Romeo, quando irrompe nella famosa scena del balcone brilla, bevendo a canna da una bottiglia di rosso o quando, sempre sul solito balcone, attende l'arrivo di Romeo in preda a un'estasi orgasmica.
Richard Madden nel ruolo di Romeo è un azzardo, visto che l'attore dimostra i suoi trent'anni. Madden è un Romeo maturo e solido in giacca e cravatta, assai diverso dal fanciullo di shakespeariana memoria. D'altronde Branagh gioca con le personalità dei suoi protagonisti rendendoli sfrontati, eccessivi, ancor più teatrali, a tratti perfino volgari. In più il regista si diverte a plasmare la lingua del Bardo inframezzando le battute immortali di Shakespeare con inediti inserti che riproducono la metrica con contenuti assai meno lirici. Uno show nello show è quello interpretato dall'anziano Mercuzio di Derek Jacobi. All'attore di culto Jacobi viene data mano libera e fino al momento della morte lo vediamo cantare, ballare, gigioneggiare nei panni di un anziano dandy che ama circondarsi di uomini giovani e aitanti.
Leggi anche: Cenerentola: Kenneth Branagh presenta a Milano la sua principessa sospesa tra tradizione e modernità
Come in un film di Fellini
Per una rilettura così densa di idee e inserti originali come Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta, occorreva un'idea filmica sufficientemente forte da sostenere la riproposizione dello spettacolo al cinema. Il regista Benjamin Caron fonda il suo film su un'idea centrale, l'uso del bianco e nero nella registrazione dello spettacolo in esplicito omaggio al cinema italiano degli anni '50 - '60, con un occhio di riguardo a Fellini. Caron si mette al servizio della pièce alternano campi totali nelle scene corali a campi medi e piani ravvicinati nelle scene più intime. Il montaggio mobile e vivace ci restituisce il dinamismo che si respira sul palcoscenico e l'eleganza di alcune trovate di regia, come la tenda di tulle in cui Giulietta si avvolge per assumere la pozione che le provocherà la morte apparente, strappandola di colpo mentre si accascia a terra.
Affascinanti i numeri musicali che ci catapultano in un'atmosfera di gioiosa eccitazione o sarcastica partecipazione, generando un dinamismo emotivo inedito per la tragedia shakespeariana. Sentire allusioni sessuali in bocca alla candida Giulietta, vedere la sua nutrice apostrofata con epiteti che ne mettono in dubbio la virtù o vedere Romeo minacciato con una vigorosa (e dolorosa) strizzata di genitali è un'esperienza inedita che solo la fantasia di Kenneth Branagh, uno dei pochi autori ormai in grado di poter dare al Bardo del tu, può offrirci. Merito anche un po' nostro, visto che a incoraggiarlo sarà l'atmosfera tutta italiana della pièce o magari qualche vigorosa sorsata di vino... italiano naturalmente.
Movieplayer.it
4.0/5