Uscirà il 5 dicembre distribuito da Eagle Pictures in 200 sale Torno a vivere da solo la commedia scritta (insieme a Gino Capone), diretta e interpretata da Jerry Calà che si candida come terzo incomodo tra i due film natalizi di Boldi e De Sica. Non si tratta di un vero sequel ma di una commedia che si riallaccia solo idealmente alla storia di Vado a vivere da solo che nel 1982 (diretto da Marco Risi e sceneggiato da Enrico Vanzina) raccontava le vicende di Giacomo detto Giagià alle prese con il distacco dalla vita familiare e una nuova vita per conto proprio. I tempi sono cambiati ed ora Giagià, affermato agente immobiliare milanese, se la deve vedere con una moglie 'sanguisuga' napoletana fissata con le scarpe griffate e più in generale con lo shopping, due figli adolescenti che lo ignorano totalmente e due genitori in crisi coniugale dopo ben 50 anni di matrimonio. Stanco di essere praticamente invisibile Giagià decide di abbandonare il tetto coniugale e di tornare a vivere da solo affrontando una separazione che si rivelerà non proprio risolutiva ma quanto meno salutare. Aiutato dal suo amico Ivano e supportato dalle scorribande di altri amici separati ma molto meno disperati di lui, Giagià risistema il suo loft ammuffito e riprende in mano la sua vita alla ricerca di serenità. Famiglia allargata, alimenti, visite settimanali e quant'altro in questa sorta di vademecum per divorziati che racconta quella che ad oggi è la realtà di milioni di famiglie alle prese con badanti e...amanti.
Nel cast nomi celebri della commedia come Paolo Villaggio (il padre di Giagià),Enzo Iacchetti (l'amico gay) e Tosca D'Aquino (la moglie napoletana) ma anche un pout pourri di personaggi pescati qui e là dalla tv come il redivivo Don Johnson di Miami Vice (sentirlo doppiato con un marcatissimo accento milanese fa un certo effetto...), la texana Randi Ingerman insieme a Max Parodi (suo fidanzato ai tempi delle riprese ora decisamente ex) nei ruoli di amici dispettosi e Eva Henger, compagna del produttore del film Massimiliano Caroletti dal quale aspetta il suo terzo figlio. Nel film poi, visto l'argomento, anche un divertente cameo di Mara Venier, ex-moglie di Calà e sua grande amica.
Cosa ha spinto Jerry Calà a riprendere in mano il personaggio del suo primo film da protagonista a ventisei anni di distanza?
Jerry Calà: Ho voluto riallacciarmi solo idealmente e nel titolo a quel fortunato film che segnò l'inizio della mia carriera cinematografica per raccontare come oggi non siano più i ragazzi a voler fuggire da casa e andare a vivere da soli come negli anni '80 ma i mariti e le mogli. Il vero fenomeno oggi è il divorzio, la famiglia è in crisi, i figli anche. Ho cercato di sdrammatizzare una realtà che è sotto gli occhi di tutti descrivendo dinamiche che a volte di trasformano in vere e proprie inutili guerre. Convivere con amori passati, presenti e futuri dev'essere una cosa naturale.
Un film anche figlio delle sue esperienze personali?
Certo, per questo ci tenevo molto al cammeo di Mara (Venier, ndr) nel film, siamo rimasti molto amici, sono molto amico anche del suo nuovo compagno come con la figlia di Mara e il padre. Quando si sta insieme per tanti anni e si condividono momenti brutti ma soprattutto belli è un peccato perdersi di vista, nella vita sono i ricordi positivi ad essere importanti, a rimanerti dentro. Spesso queste cose le dimentichiamo.
Una commedia divertente recitata e scritta con tono decisamente diverso dal primo film ma senza tradire se stesso e la sua comicità...
Mi piace fare commedia, mi piace da sempre ridere e far ridere, ma più vado avanti cogli anni e più sento l'esigenza di far divertire con uno sguardo all'attualità. Forse questo è il film della mia maturità perché ho scelto una sceneggiatura più tosta e una comicità più tagliente rispetto a quella fatta di smorfie e gag che aveva caratterizzato la mia carriera negli anni '80. Forse solo nello stile dell'arredamento del loft e della mia camera da ragazzo c'è un omaggio a quegli anni.
Come si è trovato a lavorare sul set con il grande Paolo Villaggio?
Non nascondo di aver avuto molto timore reverenziale nei suoi confronti prima dell'inizio delle riprese. Lo considero uno dei grandi maestri della comicità italiana, un attore straordinario che nei panni di mio padre nel film ha offerto una interpretazione sì comica e divertente ma anche molto toccante. Molte delle battute scritte per il suo personaggio lui le ha sentite nel cuore, è una cosa che si avverte spesso durante la visione. Molto spesso è stato il testo ad andare dietro a lui e non viceversa.Perché secondo Lei gli italiani al cinema prediligono la commedia a tutti gli altri generi?
Perché la commedia è un genere radicato nella nostra cultura, il cinema italiano è andato in crisi quando si è smesso di fare commedie per dedicarsi ad altri generi più 'elevati'. In momenti critici come quelli che stiamo vivendo la gente ha bisogno di distrarsi e di ridere, la commedia invece fa il picco mentre va meno bene in paesi in cui tutto va alla grande come nel nord Europa per esempio. Chi fa commedia è considerato un artigiano del cinema perché ha bisogno di pochi soldi, ma anche le commedie natalizie sono un genere, anzi si può dire che è un genere che ho inventato io con Vacanze di Natale!
Come si colloca questo film rispetto alla coppia Boldi e De Sica?
Oggi l'uscita natalizia si è molto dilatata, c'è spazio per tutti anche per fare una della uscita. Noi usciamo il 5 dicembre e se il film va bene magari durerà fino a Natale e oltre, chi lo sa. Sarà il pubblico a decidere. Quando la Eagle Pictures ha visto il film ha deciso subito di distribuirlo e di farlo uscire in questo periodo; ne sono stato molto contento perché è stato girato in una Milano natalizia in questo stesso periodo dell'anno scorso e in un certo senso si era quasi in 'tempo reale'.
A che target di pubblico si rivolge questa commedia?
I miei film sono sempre stati visti da tutti, bambini e adulti, poi ora con le riedizioni in edicola e i dvd i film non hanno più età, hanno una vita lunghissima. I miei spettacoli tra locali e teatri in giro per l'Italia hanno un pubblico che spazia dai 18 ai 60 anni ma questi film i giovani se li vanno a cercare nelle videoteche perché nessuno li fa più. Non ho giocato molto sull'effetto nostalgia, ho solo attualizzato la storia nel tentativo di offrire una commedia contemporanea capace di far ridere tutti.Progetti per il futuro?
Vorrei rivolgermi maggiormente ai ragazzi e alle loro problematiche. Il mio intento è quello di realizzare un film tosto sui giovani ma non visti all'interno della famiglia come in questo film bensì nel loro contesto specifico: la notte. Già nel 1995 con I ragazzi della notte avevo affrontato certi argomenti raccontando le discoteche e quant'altro. Ci sto lavorando anche sul web raccogliendo testimonianze su alcuni blog, stiamo a vedere cosa ne viene fuori.