Con Michael Moore costretto a declinare la sua partecipazione alla Berlinale per via della broncopolmonite, l'attenzione dei media berlinesi si concentra su Spike Lee, altro autore "politico" che presenta fuori concorso il vivace Chi-Raq, personale rilettura della commedia greca di Aristofane Lisistrata. Colorato, esplosivo e pieno di musica, ma anche di eccessi, Chi-raq è una pellicola impegnata e militante in puro Spike Lee style che strizza l'occhio al musical hip hop. Il film, tra l'altro, vanta il primato di essere la prima pellicola originale distribuita dagli Amazon Studios prima al cinema e poi via streaming.
Proprio come in Lisistrata, le donne dei bassifondi di Chicago, in particolare del famigerato South Side, danno il via allo sciopero del sesso per impedire che i loro uomini continui imperterriti a spararsi l'un l'altro mettendo a rischio la vita di innocenti. Quando gli viene chiesta l'origine del titolo del film, Spike risponde laconicamente che "Chi-raq è un termine coniato dai rapper di Chicago e riferito al South Side. Chicago viene paragonato all'Iraq per via della violenza nelle strade". A fianco del regista sono approdati a Berlino il protagonista Nick Cannon, che interpreta proprio lo Chi-raq del titolo, leader di una gang, e John Cusack.
Chicago, zona di guerra
Loquace, attento, sempre con la battuta pronta, John Cusack è la spalla perfetta per Spike Lee. Divo militante, politicamente schierato e con idee radicali, l'attore sembra dar voce al pensiero del suo regista tanto che Spike Lee lo chiama spesso in causa in una conferenza in cui, più che parlare del film, la discussione spazia sulla diversità razziale, sulla violenza per le strade americane, sul boicottaggio degli Oscar e sulle elezioni americane. Non per nulla quello di Berlino è da sempre il festival più dichiaratamente politico. Quale occasione migliore per Spike Lee di lanciare il suo messaggio pacifista?
"99 americani muoiono ogni anno per via della diffusione incontrollata delle armi da fuoco, due terzi di questi sono casi di suicidio" spiega Spike Lee controllando i dati sullo smartphone. "A gennaio a Chicago sono state uccise 53 persone, un aumento dell'83% rispetto all'anno scorso. Lo scopo del mio film è portare consapevolezza in questa zona. E' una grande battaglia da combattere, perché Chicago è una zona di guerra". Il rapper Nick Cannon aggiunge: "Ormai i ragazzi sono desensibilizzati alla violenza perché sono troppo abituati ad essa. Basti vedere la musica e i videogiochi che vanno per la maggiore. Anche il valore della vita non è più quello di prima. A Chicago quando si spara a qualcuno si dice fare punti proprio come in un videogame". John Cusack, originario dell'Illinois, ha rinunciato allo sfarzo di Hollywood per restare nella sua Chicago ed è il più titolato a parlare della situazione della città. "La zona nord, quella che frequento io, è tranquilla come può essere Berlino. Ma le cose cambiano spostandosi a ovest e a sud. Solo questa settimana sono morte 17 persone". "L'America è un paese strano" chiosa Spike Lee. "Chi la guarda da fuori e vede che Donald Trump potrebbe diventare presidente si starà chiedendo "Ma che accidenti succede?"
Preti militanti ed elezioni presidenziali
Parlando di scelte di cast effettuate, Spike Lee ci tiene a ribadire di circondarsi sempre di interpreti di livello. E' per questo che ha scommesso su John Cusack per interpretare un prete ispirato a una figura reale, Padre Michael Fledger, prete di strada che opera nelle zone più violente di Chicago. "John ha dato un contributo essenziale al ruolo, soprattutto nel sermone che si vede nel film. La mia idea iniziale era creare una combinazione tra il vero Padre Fledger e il prete di Fronte del porto interpretato da Karl Malden". "Sono nell'industria da così tanto tempo" aggiunge John Cusack "e quando arriva una chiamata da un regista come Spike Lee non si può certo rifiutare. Il personaggio di Padre Mike rappresenta la sintesi dei movimenti per i diritti civili e della chiesa più radicale, più vicina alle persone. Padre Fledger è cresciuto nel South Side, ha incontrato Martin Luther King e vuole portare il messaggio di Dio per le strade".
La discussione si sposta poi sulla polemica della mancanza di diversità agli Oscar. Un po' infastidito, Spike Lee torna a ribadire il motivo per cui lui e la moglie non parteciperanno agli Oscar, cioè le mancate nomination di attori di colore negli ultimi due anni. "Non voglio parlare di boicottaggio, ma io personalmente non parteciperò alla cerimonia. Pensiamo al cinema, ma se parlassimo di sport dovremmo ipotizzare una squadra di 40 giocatori in cui non ce n'è neppure uno di colore. Eppure ci sono tante persone di talento. Comunque non mi dispiace, perché quella sera i Knicks giocheranno contro i Miami Heat e potrò vederli. Il problema, però, non è tanto nelle tradizioni dell'Academy quanto nell'industria che non dà spazio ad attori di colore. Se i produttori e gli executives sono tutti bianchi, perché dovrebbero raccontare storie con persone di colore?"
Dopo aver toccato tutti gli argomenti più "caldi" del momento, non può mancare una riflessione sulle elezioni politiche. Se Spike Lee si dichiara sostenitore di Bernie Sanders, John Cusack si mostra più scettico e si chiede: "Se Sanders perderà le primarie contro Hilary Clinton, la favorita dell'establishment democratico, romperà col partito o porterà comunque le sue competenze all'interno? Se dovessi votare tra un candidato democratico e Trump, probabilmente voterei un democratico, ma non sono felice di votare un partito che continua a legittimare la violenza e la guerra negli altri paesi per risolvere i problemi. Il mio pensiero politico, però, riguarda solo me e la mia indipendenza di pensiero. Il mio unico impegno è quello di rendere il mondo un posto migliore".