La chiamano 'generazione boomerang', quarantenni senza più un lavoro, spesso con un matriminomio naufragato alle spalle e figli a carico che diventa difficile mantenere, costretti a tornare a vivere a casa dei propri genitori. È quello che succede anche a Stephanie, protagonista di Torno da mia madredi Eric Lavaine, divorziata e disoccupata incapace di prendersi cura di suo figlio e per questo obbligata a lasciarlo all'ex marito.
A interpretarla è Alexandra Lamy, fine performer che nel 1999 raggiunse la notorietà con la serie culto Un gars, une fille (riproposta nella versione italiana come Love Bugs con Jean Dujardin, che sarebbe stato poi suo marito fino al 2014. Così la Lamy ci racconta Stephanie, l'ultimo di una lunga serie di personaggi femminili dotati di grazia e ironia.
Generazione boomerang, dalla realtà alla fiction
Come nasce la sua partecipazione al film e cosa l'ha attratta di questa storia molto ancorata al reale?
È stato il regista Eric Lavaine a inviarmi la sceneggiatura. L'ho letta e l'ho trovata molto divertente e tristemente interessante, visto l'argomento affrontato della cosiddetta generazione boomerang, di chi ha perduto il lavoro oppure ha divorziato ed è obbligato a tornare a vivere dai propri genitori. Si toccano questioni molto delicate legate alle relazioni familiari, ad esempio quella con mia sorella che è un po' gelosa del fatto che io sia tornata a casa e per questo approfitta della mia debolezza per tirare fuori tutto quello che aveva nel cuore. Si parla di situazioni che tutti conosciamo e in cui chiunque può facilmente ritrovarsi, ad esempio la scena in cui spiego a mia madre come usare Gmail e Internet: sono cose che io o mia sorella viviamo ogni giorno con nostra madre, ci troviamo spesso a spiegarle come fare una cosa o l'altra.
Chi è Stephanie e come la definirebbe?
È un architetto, una donna come tante altre che se l'è cavata piuttosto bene. Ha anche un lato piuttosto egoista, per il fatto di essere architetto, di aver vinto nella vita e quando si ritrova improvvisamente per strada tutto diventa estremamente difficile per lei, non ha più nulla ed è obbligata a tornare dalla madre. Inizialmente non può nemmeno portare con sé il proprio figlio ed è quindi obbligata a lasciarlo dal padre. Si trova così di colpo in una situazione di debolezza e la sua famiglia, in particolare la sorella, ne approfitta per esternare vecchi rancori.
Quanto ha potuto 'rubare' dalla realtà contemporanea per interpretare Stephanie?
Effettivamente ho avuto bisogno di vedere i miei genitori, non sono tornata a vivere con loro, ma li vedo spesso durante le vacanze e ci sono cose a cui assisto costantemente. Con mia sorella ho un buon rapporto e non abbiamo problemi di gelosia, comunque mi ispiro sempre a ciò che vedo intorno a me e a ciò che provo. Nel film mia madre, Josiane Balasko, ascolta Francis Cabrel e gioca a Scarabeo. Quando sono tornata a casa dei miei dopo le riprese c'era Scarabeo e mia mamma ascoltava Cabrel! Le ho chiesto: "Per caso ti ha chiamato la produzione?".
Quando dalla campagna andai a Parigi a studiare per diventare attrice, mio padre mi disse che se non avesse funzionato sarei potuto tornare e lavorare con lui. Ma tornare a casa per me avrebbe sgnificato fallire
Cosa farebbe al suo posto? Anche lei sceglierebbe di tornare a casa di sua madre o preferirebbe chiedere una mano agli amici?
Credo che andrei dai miei genitori, con loro ho un bellissimo rapporto e penso che quando ci si trova in una situazione difficile come questa si abbia bisogno di loro, mi sentirei più protetta anche se è dura tornare a casa con mamma e papà, implica un fallimento. Vengo dalla campagna e quando andai a Parigi a studiare per diventare attrice, mio padre mi disse che se non avesse funzionato sarei potuta tornare e lavorare con lui. Ma tornare a casa per me avrebbe voluto dire non essere riuscita, ed è dura dirlo.
Tempi comici
Con Josiane Balasko siete riuscite a creare un'alchimia particolare, un incastro di ritmi e tempi comici straordinario. Come avete fatto? Quanto spazio è stato lasciato alla vostra improvvisazione?
Mi sono sentita molto fortunata a poter recitare con Josiane Balasko, la adoro e in Francia è molto amata. In questo caso è stato fondamentale il fatto che io e Josiane venissimo dalla stessa scuola, abbiamo fatto entrambe molte commedie. Ho esperienza con le commedie e credo di avere un ritmo che si sposa bene con quello di Josiane: andiamo veloci, insieme facciamo delle proposte... veniamo dalla stessa formazione! La commedia è più difficile, è più complicato far ridere un'intera sala. Per quanto riguarda l'improvvisazione, per me non si può definire tale. Nel senso che è possibile proporre delle cose, ma l'improvvisazione per me significa che non c'è testo e c'è un problema nella sceneggiatura che noi attori siamo obbligati a risolvere. A volte abbiamo proposto delle cose, certo, ma era tutto già scritto, è possibile aggiungere qualche idea, ma personalmente credo che quando in un film si improvvisa troppo, ci sia un problema nella sceneggiatura. Ad esempio nella scena della cena in cui si mangia tutti insieme dopo l'aperitivo, sarebbe stato davvero difficile improvvisare. È stato necessario che tutti conoscessero il copione, perché l'intera scena è stata girata in cinque giorni, quindi dovevamo essere rigorosi e rispettare il copione. È un po' come una scena teatrale in questo caso.
Cosa accomuna i suoi personaggi ? Esiste un filo conduttore che lega le donne da lei interpretate fino ad ora?
Ho lavorato a cose molto diverse tra loro, ad esempio una serie di Harlan Coben che è un thriller. Forse potrei ritrovare un fil rouge nell'umanità dei personaggi: devono essere principalmente caratterizzati dall'umanità. Nella serie di Coben per esempio adoravo il fatto che si trattasse di donne come le altre, che devono arrangiarsi con quello che hanno. E in generale sono sempre attratta da questo tipo di sceneggiature, che si tratti di una commedia o di un film drammatico; devono essere umane. È per questo motivo che mi piace definirmi un'attrice "popolare", credo sia una buona cosa essere un'attrice del popolo, perché facciamo questo lavoro per la gente.
Da attrice a sceneggiatrice
Dove la ritroveremo in futuro?
Tornerò ancora con Eric Lavaine in una commedia che si chiama L'Embarras Du Choix. Parla di una ragazza che non sa fare delle scelte, perché oggi ci sono troppe possibilità, è diventato difficile anche scegliere un caffè espresso: ce ne sono talmente tanti che diventa quasi un inferno stabilire quale prendere! Lei si innamorerà di due uomini e non saprà quale scegliere. Ovviamente alla fine del film farà la sua scelta, ma non vi posso svelare su chi ricadrà. Poi ci sarà Vincent and the End of the World realizzato da Christophe Van Rompaey che qualche anno fa alla Quinzaine de Realisateur a Cannes aveva vinto un premio con Moscow, Belgium. E ho appena finito di girare un film in Marocco, opera prima di una giovane regista che farà grandi cose, Nathalie Marchak. Infine farò sicuramente un film con Emmanuelle Bercot, vincitrice lo scorso anno a Cannes per la sua interpretazione in Mon roi - Il mio re.
Ha mai pensato di scrivere una storia tutta sua per il cinema?
Sì! Ho comprato i diritti di un libro e devo iniziare a riadattarlo e vorrei realizzare anche una serie ambientata durante la guerra religiosa tra cattolici e protestanti avvenuta nel sud della Francia.
C'è un'attrice italiana che le piace particolarmente?
Ho amato enormemente il cinema italiano, sono una fan di Marcello Mastroianni e Sophia Loren, ma della generazione attuale conosco meno, anche se potrei dire Monica Bellucci perché tutti la adorano.