Mark ed Elizabeth, genitori del piccolo Jacob, stanno insieme da diverso tempo ma solo ora hanno deciso di sposarsi. Il matrimonio non va però come previsto e qualche tempo dopo la famiglia resta coinvolta in un grave incidente d'auto, nel quale il bambino perde tragicamente la vita.
Come vi raccontiamo nella recensione di Insieme dopo la morte, la storia si sposta in avanti di sette anni, con gli ormai ex coniugi che hanno preso strade diverse: lui è un avvocato ossessionato dal lavoro, lei si è risposata ed ha avuto altre due figlie con il nuovo compagno. Entrambi si sentono responsabili per quanto avvenuto nel comune passato e la loro relazione è andata in frantumi.
Ora si avvicina finalmente il momento di vendere la casa dove hanno vissuto in quegli anni felici e Mark vi fa ritorno dopo un lungo periodo dove è stata completamente disabitata... o almeno così credeva. L'uomo infatti ode degli strani rumori e si imbatte in inquietanti fenomeni, fino a quando non gli si presenta il fantasma di Jacob, identico a come lo aveva visto l'ultima volta in vita, che si nasconde nell'attico. Mark chiede a Elizabeth di far ritorno tra quelle quattro mura, anche se lei non vuole credere ai suoi occhi, e la situazione prende una piega imprevista...
Le vie dell'orrore
Produce Jason Blum ma non è un horror in senso stretto, bensì un dramma tinto di sovrannaturale dove l'elemento spettrale è semplicemente mezzo per l'elaborazione del lutto affrontato dai due protagonisti, coppia scoppiata dopo quella perdita della quale nessun genitore vorrebbe mai essere testimone. Insieme dopo la morte rischia perciò di ingannare potenzialmente il pubblico per via del suo incipit, salvo poi incanalarsi su atmosfere più intime e sottili che si tingono di ulteriore amarezza nella fasi finali del racconto. Ecco perciò che a parte un paio di jump-scare nella prima mezzora, quando l'annunciato colpo di scena sul ritorno dall'oltretomba del piccolo Jacob deve essere messo in atto, il restante minutaggio si trasforma in una sorta di catarsi familiare, con gli ex marito e moglie che tentano di ricostruire le macerie di quel legame andato così bruscamente in frantumi.
Dramma su dramma
Una ghost story eccessivamente caricata, dove traspare una pesantezza di stati d'animo e di emozioni trattenute ora pronte ad esplodere: si ha sempre l'impressione che la carica tensiva non trovi però necessario sfogo e la suddetta rivelazione che adombra ulteriormente il tutto non fa che confermare una narrazione sbilanciata, alla ricerca forzata di una commozione a tutti i costi che toglie parziale naturalezza all'insieme globale. La regista Karen Moncrieff, nota per aver diretto gli apprezzati Blue Car (2002) e The Dead Girl (2006), finisce così per essere ingabbiata da uno script che prevede per la quasi totalità un'unica ambientazione, la casa della coppia, e un trio di protagonisti assoluti ai quali ruotano intorno figure secondarie che sono soltanto abbozzi, mero contorno di questo nucleo familiare alle prese con un evento inspiegabile.
Un insieme poco approfondito
Laddove la storia perde di verosimiglianza è nella scarsa cura con la quale sono stati trattativi i rispettivi background dei genitori in seguito alla scomparsa del piccolo Jacob: sappiamo poco delle loro vite attuali, se non brevi accenni nei dialoghi, e le relative psicologie son approfondite con superficialità, quasi si volessero dare meno accenni possibili su ciò che esiste al di fuori della dimora dove è concentrato il fulcro della vicenda. In un film così giocato sul contesto emozionale è un fatto non di poco conto che siano proprio le emozioni a latitare, complice le interpretazioni più spente del previsto di Lee Pace e Carrie Coon, i quali hanno almeno la giustificazione di aver avuto a che fare con caratterizzazioni al minimo sindacale dei loro personaggi, quasi si sia voluta dare un'impronta stilizzata che però rischia di castrare sul nascere le ambizioni di partenza.
Conclusioni
Il matrimonio tra Mark ed Elizabeth è andato in frantumi dopo la scomparsa del figlioletto Jacob, morto in un incidente d'auto per il quale entrambi si sentono responsabili. A sette anni dalla tragedia il padre fa ritorno in quella che era la casa di famiglia, ormai vuota da tempo, e si imbatte nel fantasma del bambino che scorrazza per le stanze. Una presenza sovrannaturale che potrebbe rinsaldare la relazione tra i due coniugi ma anche riaprire vecchie ferite. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Insieme dopo la morte, ci troviamo davanti ad una ghost story intimista che riflette sull'elaborazione del lutto da parte di due genitori provati da un dolore inimmaginabile. Peccato che le emozioni siano spesso fin troppo trattenute e che la sceneggiatura preferisca concentrarsi sul trio di personaggi principali e sul loro legame, dimenticandosi di tutto il resto e togliendo verosimiglianza ad un racconto che si fa sempre, forzatamente, più drammatico con lo scorrere dei minuti.
Perché ci piace
- L'atmosfera è straniante e malinconica al tempo giusto...
Cosa non va
- ... ma lo slancio emozionale viene meno per via di una sceneggiatura troppo scarnificata, dove molto viene lasciato all'immaginazione o poco approfondito.
- I protagonisti, complici caratterizzazioni non ottimali, sembrano spesso schiavi degli eventi.