Da un giorno all'altro Pam Bales ha perso tutto: in seguito a una fuga di gas nel suo appartamento, le due figlie di cinque e sei anni hanno perso la vita. Una tragica fatalità per la quale lei, accortasi troppo tardi di quanto stesse avvenendo, si è ritenuta diretta responsabile e che ha anche mandato all'aria il suo matrimonio.
Come vi raccontiamo nella recensione di Infinite Storm, Pam ha riversato tutte le sue energie e una profonda dedizione verso quella montagna che ha sempre amato. D'altronde la donna era già membro del soccorso alpino e solo lì, tra le vette innevate, riesce a ritrovare un pizzico di serenità. La protagonista, proprio in una particolare e drammatica ricorrenza, è prossima a scalare il Monte Washington - la più alta cima del nord-est degli Stati Uniti - nonostante le previsioni meteo annuncino l'arrivo di una tempesta. Pam viene colta dalla furia della bufera e sta per fare ritorno a valle quando nota nella neve delle impronte, riconducibili ad un paio di sneakers, e poco dopo finisce per imbattersi in un individuo in stato di ipotermia, inginocchiato nel bel mezzo del nulla. La donna dovrà sfruttare tutta la sua esperienza e armarsi di coraggio nel tentativo di salvare quel "perfetto sconosciuto", mentre nel frattempo il clima diventa sempre più minaccioso.
Quando la realtà supera l'immaginazione
Ha qualcosa di incredibile la storia vera alla quale è ispirato Infinite Storm e che ha visto per protagonista quella Pam Bales qui interpretata da Naomi Watts. Un'impresa di altruismo estremo che è stata raccontata in un articolo apparso sul New Hampshire Union Leader nel 2020, occasione troppo ghiotta per il mondo del cinema sempre a caccia di vicende che superano i limiti umani. Ed eccoci così di fronte a un survival movie in piena regola, che può ricordare a livello di ambientazione un altro titolo omologo, anch'esso ispirato da fatti realmente accaduti, quale L'ultima discesa (2017). In entrambi i casi infatti troviamo il/la protagonista alle prese con le estreme condizioni meteo, ma in quest'occasione vi è un ulteriore malus dato dal "terzo incomodo" nella disfida tra donna e madre natura, ovvero quel misterioso John (il nome dato da Pam all'improvvisato compagno di disavventura) che sembra scollegato dal mondo, una sorta di involontaria palla al piede nella disperata lotta per la sopravvivenza.
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Guardare indietro per andare avanti
Ma Infinite Storm è anche e soprattutto un film di demoni personali, con il dramma di Pam - e come poi scopriremo anche quello dello starring partner - che viene sviscerato in un paio di flashback nel corso della visione e cerca di caricare di ulteriori suggestioni drammatiche il cuore del racconto. Un tentativo riuscito solo in parte, giacché rende più facile allo spettatore immedesimarsi con questa eroina dei giorni nostri ma rimane al contempo poco approfondito, affidando soprattutto alla mimica sofferta di un'ottima Naomi Watts il compito di (s)lanciare lo spartito emozionale. A dispetto di quanto introdotto nella sinossi, le riprese non sono state girate effettivamente sul Monte Washington - dove ha però appunto avuto luogo la vicenda originaria - ma nelle zone montuose che circondano la cittadina slovena di Kamnik: una scelta dovuta principalmente ai minori costi produttivi e che non inficia comunque eccessivamente la narrazione, in quanto soltanto l'occhio di un appassionato può carpirne l'effettiva differenza.
Neve che cade
Il contesto ambientale offre ovviamente le maggiori suggestioni e le sequenze dove la tormenta mette a repentaglio la vita dei protagonisti offrono un notevole impatto estetico, capace di rendere meno pesante quella parziale monotonia che caratterizza, e non poteva essere altrimenti, i primi due terzi della pellicola. L'ultima mezzora invece si concentra sul day after, sulle conseguenze che Pam e "John" si troveranno ad affrontare in seguito all'esperienza vissuta. A mancare principalmente è un vero e proprio climax, con situazioni che smorzano l'apice tensivo nei momenti più idonei. Un qualcosa di inaspettato anche considerando la coppia dietro la macchina da presa, che vede per la seconda volta la collaborazione tra la regista Małgorzata Szumowska e il (suo) fidato direttore della fotografia Michal Englert: i due soltanto pochi anni fa avevano co-firmato un film visionario e affascinante come Non cadrà più la neve (2020), un'opera che sembra distante anni luce per originalità dalle atmosfere ben più oliate - ma per nulla disprezzabili - di Infinite Storm.
Conclusioni
Reduce da un'immane tragedia che ha distrutto per sempre la sua famiglia, una donna con esperienza da guida del soccorso alpino si reca in montagna poco prima dell'arrivo di una tormenta. Colta dalla bufera si troverà nella non semplice missione di tornare a valle e, soprattutto, dovrà anche condurre in salvo un ragazzo misterioso, rinvenuto in stato di shock in mezzo alla neve. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Infinite Storm, ci troviamo di fronte ad un survival movie in piena regola ispirato a un'incredibile storia vera. Una straordinaria Naomi Watts regge quasi interamente sulle sue spalle un film relativamente semplice dal punto di vista narrativo, che può contare sul suggestivo contorno ambientale nella disperata lotta tra l'essere umano e madre natura.
Perché ci piace
- Naomi Watts è magnifica, intensa e credibile nel dar anima e cuore al personaggio di Pam.
- Un'ambientazione suggestiva che diventa minacciosa nei momenti di maggior pericolo.
Cosa non va
- La sceneggiatura a tratti rischia di cedere a una pur ovvia e comprensibile monotonia, con un ultimo terzo eccessivamente allungato.