Ci sono molti modi di considerare il concetto di viaggio. Eppure, che sia per svago e divertimento o per impegni e lavoro, il viaggio porta con sé, da sempre, una componente fondamentale: quella della scoperta, dell'esplorazione. Il conoscere, nella più pura e antica delle sue forme. Non soltanto quando si tratta dei viaggi dei grandi esploratori, che ci hanno permesso di avere un'idea approfondita del nostro mondo in tempi in cui era impossibile farlo con la semplicità di oggi, ma anche quando noi stessi ci rechiamo, nel nostro umile anonimato, in luoghi nuovi e ci troviamo a contatto con la vita che li anima.
Per farlo, però, è necessaria la giusta predisposizione d'animo, quella al confronto senza pregiudizi, per conoscere, capire e crescere. Quella che ha il protagonista di In viaggio con Jacqueline, la commedia on the road francese nelle nostre sale dal 23 marzo grazie a Teodora, che ci conduce in un lieve, ingenuo viaggio che parte dall'Algeria e termina a Parigi, accompagnati da uno dei personaggi più docilmente adorabili degli ultimi tempi: la mucca Jacqueline.
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Un uomo e la sua mucca
Il protagonista di questa storia si chiama Fatah, contadino di un piccolo paese dell'Algeria con una sconfinata passione per la sua mucca Jacqueline, un amore che arriva anche a far ingelosire la moglie dell'uomo. Fatah ha un sogno: portare la sua adorata mucca al Salone dell'Agricoltura di Parigi e quando finalmente gli arriva l'invito per poter partecipare a questo importante evento, decide di mettersi in viaggio: prende il traghetto in direzione Marsiglia, ma da lì attraversa la Francia a piedi in direzione della capitale. Accompagnato, ovviamente, dalla sua Jacqueline! Un viaggio lungo, faticoso, pieno di ostacoli ma ricco di incontri imprevisti e stimolanti, nuove amicizie e tante piccole soddisfazioni.
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Viaggio senza pregiudizi
Il regista di In viaggio con Jacqueline, Mohamed Hamidi, segue con tocco delicato e (auto)ironico il percorso di Fatah, sottolineando la sua ingenuità e curiosità nell'approccio ad un mondo che è diverso dal suo. Il suo interprete, Fatsah Bouyahmed, è bravissimo a rendere lo spirito del suo Fatah, con vena ironica ed una irresistibile mimica, ma la menzione speciale è assolutamente per la mucca Jacqueline, presenza silenziosa e costante del mondo dipinto da Hamidi. Un mondo diverso e distante che il protagonista affronta e osserva senza pregiudizi, ma spinto dalla voglia di conoscere e capire, con una gentilezza e semplicità che, in barba ai tempi in cui ci troviamo, fatti di conflitti e di ogni tipo, riceve anche in risposta dalle persone che incontra, tutte di mentalità aperta e disponibili ad un confronto con lui. In ciò, in questo eccesso di ingenuità, si potrebbe individuare un difetto del film di Hamidi, ma quella dell'autore è una scelta consapevole giustificata dall'approccio dell'intero script.
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Favola politica
In viaggio con Jacqueline è infatti una sorta di favola, per tono e intenti, una storia che trasuda una voglia di semplicità irresistibile, che si ispira dichiaratamente a La vacca e il prigioniero con Fernandel, esplicitamente omaggiato da Hamidi in una toccante sequenza del film, ed ad altre pellicole on the road come Little Miss Sunshine e Una storia vera di un inusuale Lynch. Una favola che nasconde venature e sottotesti politici, proprio nella scelta a cui accennavamo di mettere da parte tensioni politiche e religiose, conflitti civili che attraversano la Francia ed un pregiudizio nei confronti degli stranieri, soprattutto di determinate etnie, che nel film di Hamidi restano soltanto sullo sfondo: nella Francia e nel mondo dell'autore, individui diversi possono incontrarsi e convivere senza che le loro differenze portino a contrasti. Se non è una favola questa...
Movieplayer.it
3.5/5