Un gioiellino di produzione franco-belga tutto da scoprire grazie all'uscita direct to video in DVD targata Koch Media. Come vedremo nella recensione di In mani sicure - Pupille (la prima parte del titolo è quella italiana e riprende l'internazionale In safe hands, la seconda è il nome originale del film), la regista Jeanne Herry riesce a raccontare con grande efficacia e realismo il percorso di un'adozione, un incredibile incrocio di destini che partono da lontano, tra speranze, desiderio, difficoltà e soprattutto un infinito bisogno di amare. Premiato con il Bayard d'Or per la miglior sceneggiatura e la miglior attrice (Élodie Bouchez) al Festival di Namur, In mani sicure - Pupille non vi deluderà.
La trama: tra abbandono, affido e adozione
Una giovane ragazza si reca in ospedale per partorire e lasciare che il suo bimbo, che non vuole, vada in adozione. Alice, che sogna da anni di diventare madre, inizia un percorso assieme al marito ma lo continua anche una volta rimasta single dopo il divorzio, e persegue con tenacia un complesso iter burocratico e psicologico per arrivare a tagliare il traguardo. In mezzo un meccanismo di assistenti sociali e operatori familiari che districandosi fra leggi e regole si assumono la responsabilità di fare le scelte più opportune. Tra i quali il delicatissimo compito di Jean, uomo che farà da affidatario temporaneo del bimbo per costruire un ponte tra abbandono e adozione.
Un magico equilibrio di umanità, emozioni e realismo
La regista Jeanne Herry riesce in quello che è un vero e proprio miracolo: raccontare attraverso una fiction che assomiglia tanto a un documentario, il complesso percorso che porta un neonato dalla madre biologica all'adozione, mantenendo sempre un perfetto equilibrio fra umanità e meccanismi legali, emozioni e realismo, sensibilità e responsabilità, senza mai lasciarsi andare a nessun giudizio. Riuscendo tra l'altro a scavare con grande efficacia nella descrizione dei tanti fondamentali ruoli "intermediari" di questo lungo processo che accompagna il neonato in ogni minima fase del percorso.
In mani sicure - Pupille riesce non solo a commuovere ed emozionare, ma anche a essere istruttivo sugli iter dell'adozione francese. Senza mai perdere di vista l'ottica che al centro di tutto resta il neonato, il suo primo percorso di sviluppo psicomotorio, le reazioni agli stimoli, le sue emozioni. Fino a quello che è sì il sogno realizzato di una donna di essere madre, ma che soprattutto è l'atto finale di mettere il bambino in quelle mani sicure riprese dal titolo italiano.
Un cast perfetto per una grande prova d'orchestra
Se tutta questa delicata costruzione sta in piedi e riesce a descrivere mirabilmente il mondo di persone dotate di lucidità, empatia e senso di responsabilità, è anche per merito di un cast brillante nel quale tutti gli interpreti sono bravissimi e perfettamente aderenti ai loro personaggi. Si riescono così a percepire le ansiose speranze di Alice (Élodie Bouchez), quella che sarà la madre adottiva, e le crisi di Jean (Gilles Lellouche), assistente familiare che ospita adolescenti separati dai genitori ed è impegnato nell'affido temporaneo del neonato.
Ma anche le titubanze dell'assistente sociale Mathilde (Clotilde Mollet), il lavoro frenetico, le scelte e i dubbi dei vari operatori della tutela dei minori, esperti dell'infanzia che vigilano sulla crescita del bimbo, educatori e selezionatori dei candidati (su tutte Sandrine Kiberlain a Olivia Coté). Tutto funziona in modo armonioso come una grande orchestra, dove ognuno recita il proprio ruolo fondamentale e riesce ad assolvere i compiti lavorativi nonostante i problemi delle rispettive vite private.
Conclusioni
Come avrete già capito, quello che ci premeva dire scrivendo la recensione di In mani sicure - Pupille, è di cercare di non perdere quello che risulta un piccolo gioiellino capace di emozionare e informare. Un film pienamente riuscito grazie al tatto della regista che tratta con grazia e delicatezza il delicato tema delle adozioni, e grazie alla capacità di un gruppo di attori che sembra perfetto e coordinato come in una grande prova d’orchestra.
Perché ci piace
- La capacità della regista di raccontare con realismo, ma sempre con delicatezza, un tema scottante come quello delle adozioni.
- Il fatto di non giudicare nessuno, ma di descrivere con efficacia un mondo complicato fatto di scelte e grandi responsabilità.
- Le interpretazioni di un cast superbo che funziona alla grande e in modo corale.
- Emozionare e informare allo stesso tempo, non è cosa da poco.
Cosa non va
- Qualcuno forse potrà non digerire il lieto fine, ma funziona benissimo così.