Recensione La pirogue (2012)

Ad una buona sceneggiatura in grado di tratteggiare con cura le motivazioni dei protagonisti, si uniscono le efficaci performance dell'intero cast ed un ottimo lavoro sulla fotografia che riesce a trasportarci in modo convincente a bordo della piroga sulla quale è ambientato il dramma.

Il viaggio della speranza e dell'orrore

Ogni anno dal Senegal, nei pressi di Dakar, migliaia di africani si assiepano sulle tradizionali imbarcazioni del luogo chiamate piroghe alla volta della Spagna e dell'Europa delle speranze. Il viaggio è molto lungo (almeno tre giorni di mare) e pericoloso, e di questi uomini che lasciano l'Africa, in cerca di un lavoro che possa sfamare la famiglia che si lasciano alle spalle, sono tanti quelli che non faranno più ritorno. Il dramma di Moussa Touré, intitolato semplicemente La pirogue, racconta di uno di questi infernali viaggi, in particolare quello capitanato da Baye Laye, un pescatore che si trova costretto a partire a causa della difficoltà di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro e a cui vengono affidate le vite di trenta persone tutte con lo stesso sogno e la stessa determinazione.

Il bel film di Touré ha il grande pregio di non indugiare troppo sulle vicende che portano alla difficile scelta di questi personaggi, ma dopo una breve introduzione ci trasporta fisicamente nel barcone insieme a queste persone che non hanno nulla in comune l'uno con l'altro, in alcuni casi non parlano nemmeno la stessa lingua. Durante il viaggio le inevitabili tensioni, in gran parte dovute anche alla scoperta di una passeggera clandestina, porteranno più volte a degli scontri ma le grandi difficoltà di un viaggio inevitabilmente senza lieto fine renderanno questo immprovvisato gruppo più compatto e unito.
Ad una buona sceneggiatura in grado di tratteggiare con cura le motivazioni e delle illusioni di questi immigrati, si uniscono le efficaci performance dell'intero cast ed un ottimo lavoro sulla fotografia che riesce a trasportarci in modo convincente, e in alcuni momenti anche spaventoso, a bordo della piroga anche nei momenti più convulsi, come quando una terribile tempesta causa una tragedia dopo l'altra. Tante volte al cinema, anche recentemente, si è parlato di immigrazione, ma il realismo disincantato e malinconico con cui Moussa Touré chiude la sua storia colpisce al cuore con forza.

Movieplayer.it

3.0/5