Il vangelo secondo Clarence, la recensione: il gospel antirazzista di Jeymes Samuel

L'autore di The Harder They Fall si getta in un'audace rivisitazione della parabola biblica di Gesù ne Il vangelo secondo Clarence, riflettendo sulle contraddizioni della fede e della conoscenza. Su Amazon Prime Video, un film che è più di ciò che sembra.

Clarence e i suoi seguaci nel banner del film

In Brian di Nazareth, i Monty Python mettevano in scena sul finire degli anni '70 una scorretta ed esilarante parodia della vita di Gesù, sfruttando la commedia dell'equivoco per creare un messia mai così umano e guidato dal buon senso. Quarantacinque anni dopo e un bel po' di rivisitazioni all'attivo, è adesso Jeymes Samuel in arte The Bullitts a tentare una riscrittura spinosa e audace della parabola cristiana con Il vangelo secondo Clarence, disponibile su Amazon Prime Video.

Il Vangelo Secondo Clarence Lakeith Stanfield In Una Scena
Clarence (Lakeith Steinfeld) in una delle sue prediche

È chiaro come l'ispirazione portante del concept venga proprio dai Monty Python, ma sarebbe sbagliato accostare i due film perché nascono da esigenze cinematografiche differenti e soprattutto evolvono in modo diametralmente opposto. L'intuizione è sì la stessa, ma l'opera di Samuel vuole andare oltre la satira di stampo parodico per cercare una rivalsa drammaturgica sorprendentemente ficcante, e questo al netto di un incipit piuttosto fuorviante rispetto alle reali intenzioni del progetto. Un lungometraggio che dopo The Harder They Fall (che trovate su Netflix) segna un'interessante crescita stilistica per The Bullitts, che con questa opera seconda confeziona un prodotto ben più complesso di ciò che appare, superando anche alcune iniziali velleità mainstream per abbracciare una cifra autoriale che fonda la sua ragion d'essere nella critica sociale e nell'azione artistica antirazzista.

Black gospel

Il Vangelo Secondo Clarence Una Scena D Azione
Barabba (Omar Sy) vs Clarence (Lakeith Steinfeld)

La Gerusalemme de Il Vangelo secondo Clarence è la stessa de La Passione di Cristo di Mel Gibson: Matera. Il film è stato infatti interamente girato nella Città dei Sassi senza troppe modifiche in post-produzione, rendendo più che riconoscibili i meravigliosi scorci del capoluogo della Basilicata, forse persino troppo per chi li conosce bene o li ha vissuti da poco, specie per una questione di sospensione dell'incredulità. È paradossale: l'effetto deja-vu dovuto alle location già viste nel film di Gibson viene spinto dalla troppa familiarità del panorama. Nella finzione, comunque, ci troviamo ancora in Palestina e Gesù di Nazareth ha già fatto proseliti dichiarandosi il Messia di Dio e circondandosi dei suoi Apostoli. Uno di questi è Tommaso, fratello gemello di Clarence (Lakeith Steinfeld), il nostro protagonista, che invece non ha un briciolo di fede nel Signore, convinto che sia tutta una messinscena per avere potere e sicurezza. Vede gli Apostoli come una sorta di cricca privata, degli snob intoccabili persino per Jedediah il Terribile, signorotto del sottobosco criminale di Gerusalemme.

Il Vangelo Secondo Clarence Una Foto Del Film
La scena iniziale de Il vangelo secondo Clarence

Dice: "Dio non esiste. Loro sì", come a voler dare forza alle proprie convinzioni. Con le spalle al muro a causa di un grosso debito con Jedediah ma anche desideroso di dimostrare all'amata Varinia (Anna Diop) - sorella del boss - il suo valore, Clarence ha un'illuminazione: diventare il Nuovo Messia. Non come Gesù, comunque, che basa il suo messaggio sulla fede, ma un messia della conoscenza, che non fa miracoli a cui assistono in pochi ma atti di aiuto concreto. Certo, resta una truffa ben organizzata con i suoi compagnia Elijah (RJ Cyler) e Barabba (Omar Sy), eppure una volta cominciato comprende sulla propria pelle il peso della responsabilità di veicolare un messaggio, cominciando a credere ancora di più in se stesso. "Sii il corpo, non l'ombra. Sii presente", gli dice la madre. E proprio nella responsabilità e nella conoscenza trova la sua essenza, iniziando un viaggio che lo cambierà nel profondo.

Il Vangelo Secondo Clarence Un Momento Del Film
Clarence (Lakeith Steinfled) ed Elijah (RJ Cyler) a Gerusalemme

Ne Il vangelo secondo Clarence, Samuel declina tutto secondo cultura afroamericana, scombinando le carte bianche occidentali per dare una lettura diversa, funzionale e contemporanea della parabola cristiana secondo una più ampia analogia con un razzismo ancora troppo dilagante. I centurioni romani e antisemiti raffigurano quei poliziotti violenti e razzisti che agiscono prima di pensare (c'è uno scambio di battute tra Jedediah e un romano che è da brividi), mentre la cultura afroamericana rimpiazza in contesto quella ebraica per dare un visione più nitida del concept alla base del lungometraggio. Affascinante e valido, a dirla tutta, e questo nonostante l'evidente limite di Samuel nel correlare ogni contenuto ad alcuni luoghi comuni di quella cultura lì, dove lo slang taglia le sillabe, dove droga e criminalità sono all'ordine del giorno, dove i riferimenti non vengono mai ampliati. Non un errore ma un confine che l'autore sembra non essere intenzionato a valicare, restringendo però di molto la potenzialità espressiva del film.

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Il vangelo secondo Clarence e la fede nella conoscenza

Il Vangelo Secondo Clarence Lakeith Stanfield In Una Sequenza
Clarence (Lakeith Steinfeld), il Nuovo Messia

Jeymes Samuel continua la sua opera critica e analitica della società americana guardando nuovamente al passato per raccontare e riflettere sul presente. Lo ha fatto con The Harder They Fall, rileggendo il western secondo esigenze stilistiche personali, e lo fa adesso con la Bibbia, che però aggiunge alla sua visione drammatico-grottesca - anche farcita di commedia - un'astuta quanto puntuale disamina tra fede e ragione, tra il credere e il sapere. Lakeith Steinfeld è un messia disfunzionale che sostiene la superiorità della conoscenza sulla fede, legando tra l'altro queste sue certezze al contesto in cui è cresciuto, fatto di sofferenza e miseria, di soprusi e oppressione. Vuole dare una lezione a Gesù e agli Apostoli, ma a lungo andare è lui ad imparare che gli atti concreti contano al di là della loro impossibilità, che si può avere fede nella conoscenza ma si può anche arrivare a conoscere e a vivere la fede con la stessa forza. E attraverso questo pensiero che accompagna l'evoluzione di Clarence, Samuel consegna al presente un lungometraggio che al netto del suo agire cinematografico scomposto sa cosa dire e come dirlo, trovando proprio nel contenuto la sua massima incisività.

Il Vangelo Secondo Clarence Lakeith Stanfield In Una Scena 4
Clarence (Lakeith Steinfeld), Barabba (Omar Sy) ed Elijah (RJ Cyler) camminano trionfanti

L'autore vorrebbe poi manipolare la messinscena inserendo elementi anacronistici tanto narrativi quanto diegetici, come spinelli o una musica alternativa tra hip-hop e R&B che stona volutamente con il contesto, ma non possiede ancora quel tipo di pienezza artistica che gli permette di perfezionare tale virtuosismo. Non è un film profondamente impattante, Il vangelo secondo Clarence, nel senso che non lascia poi così soddisfatti dal punto di vista tecnico-estetico, tutto sommato mediocre al di là di qualche valida intuizione, eppure non si può non guardare al suo messaggio. Che sì, passa nella cruna di una commedia superficiale snodandosi poi tra piccole sequenze d'azione e mettendo il punto decisivo sul dramma, ma resta sempre il filo conduttore decisivo. E a volte conta molto di più il messaggio rispetto al modo o al messia.

Conclusioni

L'opera seconda di Jeymes Samuel rivede la parabola cristiana seconda cultura afroamericana, legando a una sferzante e ricercata critica sociale la vita di un messia coevo a Gesù ma interessato alla conoscenza e non alla fede. Un film valido e maturo dal punto di vista autoriale, che setta lo standard intellettuale del cinema di Samuel, eppure cinematograficamente sbilanciato, dove la parodia non si amalgama così bene con il dramma e dove l'estetica e la messinscena non sanno bene cosa fare, sprecando più di una potenzialità che resta di fatto inespressa. Il contraltare contenutistico resta di fatto eccezionale, e a dire il vero sembra essere questo l'importante.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Tra Brian di Nazareth e La Passione di Cristo ma con una sua spiccata identità culturale.
  • Lakeith Steinfeld regge l'intero peso del film sulle sue spalle.
  • L'analogia del concept, la riflessione su fede e conoscenza.
  • Interamente girato a Matera...

Cosa non va

  • ... Anche se è ormai abusata per i film biblici, nonché fin troppo riconoscibile.
  • La regia di Samuel è valida ma deve ancora perfezionarsi.
  • Non sa bene cosa farsene dell'elemento parodico iniziale.