Piero Chiara ha rappresentato una curiosa tipologia di scrittore, ormai scomparsa dal panorama letterario italiano: piccole storie di provincia (spesso ambientate a Luino, sul Lago Maggiore, suo paese natio), tratteggiate con umorismo e nostalgia, spesso confinanti nel sardonico. Un mondo piccolo-borghese e meschino, con qualche tenera debolezza, che cinematograficamente potrebbe far pensare a Claude Chabrol e che oggi viene recuperato su grande schermo per opera di Giulio Base con Il pretore, adattamento del quasi omonimo romanzo del 1973 Il pretore di Cuvio. Vi si racconta la storia di un pretore che, in epoca fascista, esercita grettamente il potere nel suo piccolo feudo di provincia - la cittadina di Luino, per l'appunto - dedicandosi al libertinaggio e a vane ambizioni teatrali, e che trascura una giovane moglie da cui non spera più di poter avere dei figli. Alla Casa del Cinema a Roma abbiamo incontrato Giulio Base, che ha presentato il film insieme al cast composto da Francesco Pannofino, Sarah Maestri, Mattia Zàccaro Garau e Eliana Miglio, e insieme ai produttori Valentina Di Giuseppe e Massimiliano Leone. Il pretore sarà in sala dal 3 aprile, distribuito in 50 copie da Mediaplex.
Il ritorno di Giulio BaseOltre che il ritorno all'adattamento cinematografico da un romanzo di Piero Chiara - a distanza di parecchi anni da Venga a prendere il caffè da noi di Alberto Lattuada (1970), Il piatto piange di Paolo Nuzzi (1974) e La stanza del vescovo di Dino Risi (1977) - Il pretore segna anche il ritorno su grande schermo di Giulio Base. "È davvero una grande emozione, - ci dice il regista torinese - negli anni '90 avevo fatto cinque film per la sala e poi ho lavorato tanto in TV, ma sempre desiderando questo ritorno. Dopo quindici anni di assenza, sono tanto emozionato. Sono tornato infatti al mio primo amore, perché il cinema è sempre il primo amore". Decisivo in tal senso è stato l'incontro con i due produttori Valentina Di Giuseppe e Massimiliano Leone con cui Base stava lavorando per un altro film, Mio papà, con protagonista Giorgio Pasotti, anch'esso prossimamente in sala. "Sì, abbiamo avuto davvero molta difficoltà a trovare la persona giusta per dirigere questo adattamento da Piero Chiara - racconta Massimiliano Leone - finché un giorno, quando ormai credevamo che non ce l'avremmo fatta perché ci eravamo trovati a lavorare con registi che finivano per tradire lo spirito del romanzo, ho pensato di fare una chiamata a Giulio. Gli ho chiesto: ti senti pronto per una bellissima esperienza? Lui mi ha risposto di sì, ed eccoci qua". Pannofino, il pretore
Protagonista del film è Francesco Pannofino, nei panni di un pretore vizioso e senza scrupoli, in cerca di favori sessuali. Tutto con il tono della commedia grottesca, però, come precisa l'attore: "È un personaggio pieno di difetti, per lui le donne non sono degli esseri umani, ma degli oggetti del desiderio. Ha preso una cattiva strada umana e non riesce più a tornare indietro. A me piace mettere in scena le debolezze, mi piace osservare i difetti degli altri e poi cerco di portarli in scena e di mostrare queste meschinità in maniera anche dura ed evidente. E, secondo me, la linea giusta viene dal lavorare sopra le righe. Così il pubblico capisce subito l'ironia e l'umorismo che vuoi trasmettere. Poi, soprattutto nel caso di Il pretore, c'era Giulio Base che mi aizzava. Facevo una scena particolarmente forte e andavo da lui e gli chiedevo: ma non è che ho esagerato? E lui mi diceva: no, no, va benissimo così, continua così". Giulio Base ride e conferma: "Sì, è vero ci divertivamo ad esagerare. Del resto, in colonna sonora, ho voluto mettere il Rigoletto di Verdi perché mi sembrava che rispecchiasse bene le caratteristiche del personaggio di Pannofino: un prevaricatore, un uomo che ha il gusto dello scherzo cattivo e crudele. Il pretore è così, è un essere senza scrupoli, ma venato comunque di una profonda amarezza". Il pretore al giorno d'oggi e l'attualità di Piero Chiara
L'intreccio tra politica, soldi e sesso è una ricorrenza della storia del malcostume italico e non può non venire in mente, vedendo Il pretore, che si affronti un tema sempre d'attualità. "Sì, - dice Giulio Base - ci sono delle caratteristiche dell'italianità che non sono dei pregi. Si tratta di aspetti che affrontiamo nel film: l'uso della propria carica per avere prestazioni sessuali, la povertà di mezzi se non si dà ascolto all'amico o al parente potente, la raccomandazione, l'uso del potere per fini privati...In questo Piero Chiara è stato grande, nel saper mostrare dei personaggi di provincia che diventano paradigma di un paese. E proprio girando il film, mi sono anche detto che la provincia italiana è rimasta così, sempre uguale a se stessa. Allo stesso modo, l'amministrazione della giustizia, che Piero Chiara seppe descrivere benissimo perché fece il cancelliere per diversi anni, è da sempre oggetto di dibattito nel nostro paese, dal fatto che non vi sia certezza della pena alla ricorrenza di leggi assurde. Pensate che nel romanzo si racconta - purtroppo per esigenze di spazio l'abbiamo dovuta tagliare questa parte - che il personaggio di Pannofino era diventato pretore grazie alla Legge Mortara che prevedeva, subito dopo la Prima Guerra Mondiale e in mancanza di figure qualificate nel campo della magistratura, che chiunque fosse laureato in Legge, senza alcuna altra preparazione, potesse assurgere a tale carica". Un sogno realizzato
Non è stato facile portare su grande schermo questo romanzo di Piero Chiara, perché gli eredi non volevano cedere i diritti. A raccontarlo è l'attrice protagonista, Sarah Maestri, che ha promosso l'intero progetto ed è nata anche lei a Luino: "Sono particolarmente emozionata oggi, perché pensavo che questo momento non sarebbe mai venuto e l'ho sognato tanto. Riportare il cinema nella mia terra, a Luino, dopo così tanti anni è veramente bello. Gli ostacoli sono stati tanti, a partire dal fatto che Federico Roncoroni, curatore delle opere di Chiara, non voleva cedere a nessuno i diritti di sfruttamento cinematografico di questo romanzo, Il pretore di Cuvio. Ma, alla fine, di fronte alla mia insistenza, ha deciso di cedere. Al momento delle riprese, volevo che il film fosse una festa per Luino. Abbiamo avuto il sostegno di tutta la popolazione e ben 450 comparse hanno partecipato a questo progetto. E ci siamo anche potuti togliere la soddisfazione di girare il film nell'anno del centenario della nascita di Piero Chiara, il 2013. Poi, la felicità è stata anche scoprire che Giulio Base conosceva benissimo la sua opera letteraria e dunque è stato tutto più facile". "Sì, confermo" - aggiunge il regista - "pensate che ho cominciato a leggere i suoi libri tantissimi anni fa, nel 1980, perché mio fratello doveva fare una tesina su di lui e quindi avevamo tutti i suoi romanzi sparsi per casa. Piero Chiara è come Maupassant, nessuno come lui riesce in due parole a descrivere il mondo familiare e provinciale come stato umano".