Il nascondiglio, recensione: ritratto di famiglia in un interno mentre fuori esplode la rivoluzione

Con una pellicola biografica intima e vivace di matrice letteraria, Lionel Baier rende omaggio al '68 e ai moti studenteschi che cambiarono il corso degli eventi filtrando il tutto attraverso lo sguardo del piccolo membro di una famiglia molto speciale.

La famiglia protagonista

La famiglia. Croce e delizia dei suoi membri ne Il nascondiglio, garbata commedia svizzero/francese firmata da Lionel Baier. Curioso incrocio tra I Tenenbaum e Il favoloso mondo di Amelie, con una strizzata d'occhio alla Nouvelle Vague a vivacizzare il tutto, il film porta sullo schermo il romanzo autobiografico di Christophe Boltanski che racconta l'infanzia dello scrittore trascorsa con la sua pittoresca famiglia sullo sfondo dei moti studenteschi del '68 a Parigi.

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I membri della famiglia riuniti sul letto dei nonni

Nell'eccentrica visione dell'autore i personaggi sono talmente codificati dal ruolo che rivestono nel nucleo familiare da non avere neppure un nome. C'è la pittoresca bisnonna, ex ballerina che se ne sta chiusa in camera sua fumando come una turca e parlando ossessivamente della sua fantasmagorica giovinezza a Odessa mentre non disdegna di offrire alcool e fumo al giovane bisnipote. Poi ci sono il nonno, cardiologo ansioso e insicuro, e la nonna, che si è distaccata dalla ricca famiglia d'origine e passa il tempo scorrazzando marito e figli nella sua Citroen Ami 6. Dei tre figli solo uno, giornalista, ha avuto l'ardire di abbandonare il nido e prendere un appartamento in affitto con la moglie anche se parcheggia spesso e volentieri il figlioletto dai nonni per concentrarsi sulle proteste contro il governo. Gli altri due, uno pittore, l'altro accademico, a uscire di casa non ci pensano minimamente e contribuiscono a vivacizzare l'atmosfera di questa strana tribù.

La famiglia al centro di tutto

Fin dall'incipit. Lionel Baier dichiara l'origine letteraria del suo caotico ritratto di famiglia mostrando addirittura il libro da cui la storia è tratta. La voce narrante di Christophe Boltanski torna a più riprese mentre la sua versione infantile compare sullo schermo, dando vita a questo curioso cortocircuito che caratterizza il romanzo di formazione filtrato dal punto di vista del piccolo protagonista. In un ammiccante gioco metacinematografico, il regista si ritaglia il ruolo del vicino di casa borghese, infastidito dalle caotiche attività della famiglia Boltanski che comprendono il viavai dei suoi membri nel cortile condominiale, l'affissione di volantini rivoluzionari sui muri esterni e perfino scatenate danze in pigiama sulle note dell'Alleluja Garanti di Jean Yanne e Michel Magne.

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Il nascondiglio: Liliane Rovère insieme al piccolo Ethan Chimienti

Ricco di trovate leggere e di simpatiche gag, Il nascondiglio svela il suo significato più profondo attraverso l'uso di dettagli rivelatori sparsi qua e là con cui viene esplicitato il profondo affetto che lega i membri della famiglia Boltanski nonostante l'abbondare di difetti e debolezze. Alla presenza ingombrante di una madre/nonna accentratrice e ferocemente protettiva, che controlla la vita dei figli e male accetta ogni loro manifestazione di indipendenza si contrappone il carattere mite e ansioso del padre, che potrebbe diventare un luminare nel campo della cardiologia, ma viene frenato dalle sue insicurezze. Se l'affetto, in casa, Boulanski, non manca lo stesso non può dirsi per la libertà, con l'atmosfera che a tratti si fa soffocante, complice il prevalere delle scene in interni.

La grande Storia fa da sfondo a una vicenda intima, filtrata attraverso lo sguardo infantile

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Il nascondiglio: Michel Blanc in una scena

A evocare questa dimensione vagamente claustrofobica è la casa abitata dalla famiglia, location principe de Il nascondiglio che assume il ruolo di protagonista tra i protagonisti. L'appartamento parigino in cui vivono i Boltanski è affollato di mobili, oggetti, libri, tappeti, divani. Ogni angolo della casa a due piani è occupato da suppellettili, segno di un'intensa vita domestica replicata in piccolo nell'auto della nonna che, anche per via delle difficoltà nella deambulazione, in macchina riceve amici e parenti, offre cibo e bevande e fa la spesa senza neppure aprire lo sportello. Le scelte di regia, che propongono perfino qualche piano frontale geometrico 'a la Wes Anderson', permettono allo spettatore non solo di spiare il caotico ménage, ma forniscono l'illusione di appartenere al nucleo visto il proliferare di piani ravvicinati e la palette di colori caldi.

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Ethan Chimienti in auto con Dominique Reymond

Il nascondiglio, titolo mutuato dal romanzo originario, assume dunque un doppio significato. Al primo livello si riferisce alla casa stessa, porto sicuro creato dai nonni dove tutte le età della vita, dall'anziana bisnonna al nipote, possono trovare rifugio dalle avversità e al contempo spazio di espressione. Ma all'interno dell'abitazione esiste un nascondiglio vero e proprio, sotto le scale, che servì da rifugio al bisnonno ebreo durante l'occupazione nazista e che, in una delle sequenze più sorprendenti, finirà per ospitare lo stesso Charles de Gaulle, in fuga dalle contestazioni studentesche che fanno tremare la sua poltrona di Presidente. Le vicende familiari dei Boltanski si intrecciano con la grande Storia, quella delle manifestazioni del 1968, delle contestazioni studentesche e della messa in discussione dei valori del passato, preludio di una stagione di cambiamenti storico sociali che il film suggerisce argutamente nelle azioni e nei comportamenti della famiglia del protagonista senza mai mostrarle esplicitamente se non in televisione.

Conclusioni

Garbata commedia corale, Il nascondiglio è un vivace romanzo di formazione che racconta l'infanzia dello scrittore Christophe Boltanski alle prese con la sua numerosa ed eccentrica famiglia. Scorrevole e ricco di gag, il film riflette sull'importanza degli affetti familiari, ma racconta anche la grande storia mostrando i personaggi alle prese coi cambiamenti in arrivo nel 1968.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Film scorrevole e divertente.
  • L'ambientazione ricostruisce un'epoca creando un ponte tra presente e passato, tra pubblico e privato.
  • Piacevoli le soluzioni di regia, in primis il balletto di famiglia nel cortile sotto lo sguardo di disapprovazione del vicino.

Cosa non va

  • In questo quadretto divertente e colorato, la rappresentazione di alcuni personaggi soffre per la mancanza di profondità.