Non è il solito film sul rapporto tra una bambina e un animale. Potremmo iniziare così la recensione de Il mio amico Tempesta, il nuovo film in sala dal 14 settembre con Eagle Pictures, per far capire subito come si tratti di qualcosa di diverso rispetto al genere di appartenenza. Questo perché aggiunge un elemento delicato come la malattia. La pellicola è l'adattamento del romanzo francese Tempête au haras di Christophe Donner, da cui è stato tratto il graphic novel Corri, Tempesta! dello stesso Donner insieme a Jérémie Moreau, pubblicato in Italia da Tunué. Il film, diretto da Christian Duguay (già dietro la macchina da presa di Un sacchetto di biglie e Belle & Sebastien - L'avventura continua), ha come protagonisti Mèlanie Laurent (Mia e il leone bianco, 6 Underground), Pio Marmaï (I tre moschettieri - D'Artagnan), Carmen Kassovitz (Heartbeast, Stalk) Kacey Mottet Klein e Atmen Kelif.
Prima della caduta
La piccola Zoe nasce nella scuderia in Normandia che il padre gestisce insieme alla madre veterinaria la stessa notte di un cavallo importante. I due si sentono gemelli e la piccola dimostra fin da subito un talento naturale coi cavalli, tanto da voler diventare fantina da grande come il padre. Una bambina ribelle che vuole sempre fare di testa sua, sfidando qualsiasi regola e convenzione sociale. Parallelamente i genitori sono costretti a fare un accordo con un magnate americano (Danny Huston) per poter salvare l'attività e renderla più redditizia. Una notte però cambierà ogni cosa per tutta la famiglia e per l'azienda. Tempesta, l'ultimo dei puledri della tenuta che la ragazzina ha chiamato come la bufera che si sta abbattendo sul casale, cade su di lei mandando in frantumi il suo sogno di diventare una fantina. Tutti si incolpano per l'accaduto: in primis la ragazzina per essere uscita sotto la pioggia quando non avrebbe dovuto. I genitori poiché non avrebbero dovuto essere lontani per un importante concorso e avrebbero dovuto portarla con loro come voleva. Il dipendente più capace della scuderia, perché non avrebbe dovuto lasciarla sola coi cavalli. Zoe, com'è facile immaginare, comincia a piangersi addosso e a farsi terra bruciata intorno, convinta che la sua vita sia finita. Ma forse questo vale solo per la vita che conosceva.
Dopo la Tempesta
Saranno proprio i suoi cari, insieme ad un determinato fisioterapista e soprattutto a quelli stessi cavalli che l'hanno involontariamente attaccata, spaventati dalla tempesta, ad aiutarla a rialzarsi, letteralmente e metaforicamente, e a trovare un nuovo modo di diventare fantina. Un'esistenza quella di Zoe intrecciata indissolubilmente con quella degli animali. Christian Duguay propone dunque una nuova storia d'amicizia senza tempo tra uomo - che durante l'infanzia e pre-adolescenza come sappiamo è molto più sensibile e ricettivo - e animale, dopo il sequel dedicato a Belle & Sebastien. Ancora una volta sono le location a farla da padrone, sfruttando droni e campi lunghissimi e totali per immergere lo spettatore tanto nella vastità delle scuderie quanto nella spiaggia antistante le stesse, formando un interessante contrasto/incontro quasi inedito nell'audiovisivo. Il cast adulto è quello che regge sulle spalle il film - capitanato da Mèlanie Laurent e Pio Marmaï - più che la giovane e acerba protagonista, non sempre convincente. La pellicola alterna momenti familiari, più calmi e riflessivi, a quelli all'ippodromo durante le corse, decisamente più ritmati e dal montaggio più serrato per accentuare la tensione sulla possibile vittoria, in cui la macchina da presa si stringe su cavalli e fantini per mostrarne il sudore e la velocità.
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Zoe & Tempesta
La durata un po' eccessiva de Il mio amico Tempesta non aiuta a renderlo fluido, facendolo zoppicare di ritmo in alcuni momenti, ma l'aspetto emotivo può vincere sul resto. Anche se, bisogna dirlo, questo non è mai presentato in modo pietistico o retorico, bensì in maniera attenta e delicata. Ciò aiuta anche a superare certi limiti nella caratterizzazione dei personaggi e nelle performance degli interpreti. Sia i genitori che il fisioterapista hanno un atteggiamento battagliero nei confronti di Zoe e questo per non lasciarla buttarsi giù e cedere all'autocommiserazione. Paradossalmente è quasi troppo poco incentrato sull'amicizia tra bambina e puledro che dà il titolo al film, che avrebbero forse meritato un maggior minutaggio su schermo. Ma in fondo va bene così dato che il messaggio finale di non rinunciare ai propri sogni, nemmeno se un incidente terribile sembra volerli spezzare, passa comunque. Forte e chiaro.
Conclusioni
Nella recensione de Il mio amico Tempesta abbiamo parlato di un’amicizia anomala tra una ragazzina e un cavallo rispetto a quelle viste finora al cinema, dato che lei diventa paraplegica a causa di un terribile incidente che coinvolge proprio gli animali. Il film per fortuna non finisce mai nel patetismo più assoluto ma si concentra piuttosto sull’inseguire i propri sogni senza rinunciarvi mai: nemmeno quando una proverbiale notte buia e tempestosa sembra sbarrarti la strada.
Perché ci piace
- L’aspetto (quasi) inedito al cinema della malattia in una storia d’amicizia tra uomo e animale.
- Il cast adulto.
- L’aver ridotto al minimo la retorica dopo l’incidente.
Cosa non va
- La regia di Christian Duguay è un po’ troppo da cartolina in alcuni punti.
- La protagonista è davvero acerba.
- Alla fine Zoe e Tempesta hanno fin troppo poco minutaggio insieme nel film.