"Prete o non prete è la stessa cosa, sei cristiano no?" "Bhe, sì..." "Bene, ti sto sottolineando quello che dovrai leggere, di sotto. Io sarò occupato a castigare Satana." "Non ha dei post-it? Qualcosa per segnare le pagine, un segnalibro. Come ritrovo le pagine? Sono tante!"
Iniziamo la recensione de Il giorno del Signore con questo surreale scambio di battute tra il protagonista, il prete Menéndez (Juli Fábregas), e il padre della posseduta di turno, Sebastián (Héctor Illanes). No, non si tratta di una commedia, ma di un horror pensato per rielaborare in maniera originale la figura dell'esorcista: noi di originalità non ne abbiamo trovata più di tanta, anzi parecchie delle sequenze a cui abbiamo assistito ci hanno riportato velocemente alla mente altri film horror ben più conosciuti e famosi (L'esorcista e La casa in primis). Il fatto che poi, proprio nel momento dello scontro tra padre Menéndez ed il demonio - che copre gran parte della seconda metà del film - si scivoli così spesso nel ridicolo, ha completamente distrutto quel poco di tensione che si era riusciti a costruire nella parte iniziale della pellicola.
La mancanza dell'atmosfera adatta è il peccato più grande di questo film scritto e diretto da Santiao Alvarado Ilarri e distribuito da Netflix: se nella prima parte si fatica a credere che si tratti di un horror (un thriller psicologico forse, con un prete che fatica a superare i traumi del proprio passato), nella seconda i momenti che strappano involontariamente una risata (quando Sebastián decide di recitare l'esorcismo con finto accento americano, "gringo" come dicono loro, è difficile da dimenticare) non sono funzionali a stemperare una tensione che non si ha avuto il tempo di creare, ma anzi donano al tutto un clima da soap opera latinoamericana, in cui la recitazione dei protagonisti è esageratamente sopra le righe e ci si aspetta che qualsiasi cosa - anche la più ridicola - possa davvero accadere. Se un horror è il terreno più fertile per sviluppare spunti ed idee anche tra i più eccessivi, nel caso de Il giorno del Signore si è perso di vista l'intento primario di questo tipo di pellicola: spaventare lo spettatore.
Adolescente posseduta o semplicemente in crisi ormonale?
Menéndez è un prete dal passato tormentato, anni prima non è infatti riuscito a portare a termine un esorcismo e ha perso un bambino, schiacciato dalla forza del demonio che lo possedeva. Ormai rassegnatosi ad una vita da recluso, accetta un caso sotto insistenza dell'amico Sebastián, la cui figlia adolescente Raquel (Ximena Romo), mostra i segni di una probabile possessione. Lasciata la ragazzina a casa del prete, i due iniziano una strana convivenza, fino a che, arrivata alla domenica (il giorno del Signore del titolo), Menéndez decide che è il momento giusto per portare a termine l'esorcismo (insieme al padre della ragazza, che viene richiamato per l'occasione). Menéndez, che utilizza metodi decisamente poco ortodossi per mettere alle strette i demoni (pugni, torture fisiche di ogni genere), si troverà a scontrarsi con un nemico molto più forte e potente di quel che avrebbe mai potuto immaginare.
Per rendere veramente spaventosi i film di questo particolare filone dell'horror, ossia quelli che trattano di possessioni demoniache, è necessario sviluppare al meglio tutto ciò che viene prima del vero e proprio scontro tra il prete ed il demone di turno. Facendo l'esempio - forse un po' scontato, ma non ce ne vogliate - de L'esorcista, la giusta tensione viene costruita lentamente, attraverso un processo orchestrato alla perfezione. Inizialmente lo spettatore è costretto a chiedersi se la vittima sia veramente posseduta, devono essere distribuiti degli indizi sempre più inequivocabili nel corso della narrazione, prima che la presenza del maligno si faccia palese e si scateni in tutta la sua potenza. Nel film di Santiao Alvarado Ilarri per tutta la prima parte veniamo lasciati quasi completamente digiuni di indizi, anzi ci ritroviamo addirittura a chiederci per quale ragione qualcuno possa pensare che la povera Raquel sia posseduta. Poi, d'improvviso, le cose si ribaltano completamente e ci ritroviamo nel pieno di un sanguinosissimo scontro. Anche in questo caso nulla di originale, si tratta di un escamotage che negli horror è già stato usato più volte, anche se durante sequenze più brevi, non in maniera così netta ben oltre la metà della pellicola. Questo, a nostro parere, non fa altro che smorzare sempre di più la tensione che invece si stava cercando di costruire, e lo spettatore si ritrova a seguire lo scontro tra bene e male, tra Menéndez e il demonio, senza che la sorpresa lo abbia colpito più di tanto.
Il primo di una trilogia
Al termine della visione, da spettatori scafati di cinema horror, ci ritroviamo un po' interdetti: Il giorno del Signore non ci ha di certo spaventati, ma è riuscito a strapparci qualche genuina risata. Questo non era probabilmente l'intento di chi lo ha scritto e girato, ma il film di Alvarado Ilarri potrebbe trasformarsi per molti in un piccolo scult da vedere in compagnia degli amici, magari per passare una notte di Halloween meno lugubre e più divertente di quel che si aveva inizialmente pianificato. Cercando in rete poi (da come avevamo anche dedotto dai titoli di coda) Il giorno del Signore è pensato per essere il primo di una trilogia dedicata al personaggio di Menéndez: quali vette scult saremo in grado di raggiungere nei prossimi due film? Non ci resta - decisamente con un po' di timore - che scoprirlo.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione de Il giorno del Signore sottolineando quanto questo film messicano si allontani in maniera piuttosto radicale dagli horror che trattano il tema delle possessioni che già conosciamo. E non ci stiamo complimentando per la sua originalità. Manca completamente infatti la giusta costruzione dell'atmosfera e della tensione, e i numerosi scivoloni nel ridicolo rischiano di strappare allo spettatore più che un brivido una risata.
Perché ci piace
- Potrebbe diventare un piccolo scult adatto a serate goliardiche con gli amici.
Cosa non va
- La recitazione dei personaggi, fin troppo sopra le righe ed eccessiva.
- Si respira spesso atmosfera da soap opera e non si riesce a costruire la giusta tensione.
- Certi scivoloni nel ridicolo ci hanno lasciati molto interdetti.