Non poteva certamente mancare alla tredicesima edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma 2018 un appuntamento con Il flauto magico di Piazza Vittorio, ovvero la versione cinematografica, diretta da Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu, della rappresentazione che impegna la storica formazione musicale dell'Esquilino ormai dal 2009, e che a sua volta è basata su una rielaborazione - musicale ma anche narrativa - dell'opera mozartiana. Il gruppo, attivo a Roma dal 2002, torna sul grande schermo dopo essere stato protagonista del documentario L'orchestra di Piazza Vittorio, diretto da Agostino Ferrante nel 2006.
Per chi conosce l'opera e il libretto, firmato da Emanuel Schikaneder, factotum teatrale nella Vienna mozartiana e primo interprete di Papageno sulla scena, non sorprenderanno le libertà che il gruppo multietnico e multiculturale capitolino si è preso con il testo originale, fieramente razzista e misogino - detto con tutto il rispetto della grandezza delle musiche di Mozart. Restano le linee melodiche immortali, i gorgheggi della Regina della Notte, e resta la levità del Singspiel: ma l'opera nel suo complesso diventa un trionfo di contaminazioni musicali, un sogno multietnico conciliante e inclusivo nella migliore tradizione del gruppo.
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Amadeus, uno di noi
All'incontro stampa che si tiene come da tradizione in Sala Petrassi all'Auditorium Parco della Musica partecipano i due registi Gianfranco Cabiddu e Mario Tronco e tre interpreti impiegati in ruoli chiavi nel film Violetta Zironi, una soave, ma determinata Pamina; Petra Magoni, una bellicosa e sensuale Regina della Notte, e l'affascinante Zarastro di Piazza Vittorio, Fabrizio Bentivoglio. "Mozart era un artista poliedrico, uno che spaziava tra i generi" ci racconta Tronco. "Non è stato difficile ripensare al suo Flauto magico come a un'opera orle, tramandata e modificata nel tempo. Il passaggio dal teatro al cinema, poi, è stato abbastanza naturale, avevamo attori che hanno messo in scena questa rappresentazione per tanti anni, avevano i personaggi dentro, e questo ha reso possibile anche un po' di sperimentazione e improvvisazione. Inventavamo cose nuove ogni giorno, l'Orchestra di Piazza Vittorio è un laboratorio a cui tutti danno il loro contributo". Snellito, adattato alle esigenze creative del gruppo, lo Zauberflote secondo l'OPV si svolge in buona parte proprio lì, a Piazza Vittorio, nel giardino che rappresenta il cuore del quartiere più multiculturale di Roma. "Il flauto magico, in un certo senso, è un'opera che ha aspetti scurrili; Mozart era un autore popolare, come Eduardo, come Shakespeare", aggiunge Gianfranco Cabiddu. "Artisti che univano alto e basso, che erano capaci di parlare a tutti anche grazie a temi universali. E in questo momento nessun tema universale è importante come quello dell'integrazione."
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Tra canto e recitazione
Gli interpreti si sono divisi tra recitazione e canto, incluso lo Zarastro d'eccezione Fabrizio Bentivoglio, che rivela la sua fascinazione per la musica: "Nell'unico film che ho fatto da regista fino ad ora, Lascia perdere Johnny, la musica aveva un ruolo fondamentale, e ammetto che questo connubio - l'idea di portare teatro e musica sul grande schermo - è l'unica cosa che potrebbe indurmi a tornare dietro la macchina da presa"
Le due attrici confessano di essersi trovate più a proprio agio con il canto che coi dialoghi, e raccontano divertite la prima scena che hanno girato insieme, ovvero quella dell'aria Der Hölle Rache, in cui si scatena la furia della regina Astrifiammante. "Era la prima volta che ci incontravamo e io ero trasfigurata dal costume", dice Magoni. "Ricordo che pensavi che era bravissima, sembrava davvero spaventata da me! E credo che lei pensasse, che brava, mi sta veramente spaventando."
"Ho trovato nella musica la mia Pamina", aggiunge Zironi. "Non ero mai stata Pamina, e mi piace che sia una Pamina diversa da quella dell'opera, una Pamina che determina la storia".