E' un'edizione che lascia davvero perplessi quella in DVD a doppio disco che la 01 ha riservato al bellissimo Into the Wild di Sean Penn, perché la sensazione è che ci si trovi di fronte a un'occasione mancata per onorare al meglio quello che da più parti è stato definito un autentico capolavoro. Ci sono sensazioni positive, come l'originale package a forma di taccuino tenuto insieme da un elastico e il diario contenuto all'interno (anche se a ricordare di che film si tratta c'è una semplice fascetta di carta), ma anche spiacevoli sorprese, come l'audio italiano in 2.0, l'impossibilità di cambiare traccia e sottotitoli al volo o di togliere addirittura i sottotitoli, oppure il fatto che inserendo il dischetto bisogna obbligatoriamente sciropparsi lo spot del dvd di Lussuria, senza nessuna possibilità di saltarlo o di procedere in modo veloce. Per non parlare di un secondo dischetto riservato agli extra riempito per nemmeno metà del suo potenziale.
Tante imperfezioni ed è un peccato, perché il riversamento video è buono, anzi la cosa migliore dell'edizione. Le immagini rispettano ovviamente il formato 2.35:1 e sono tratte da un master americano pulito e quasi senza imperfezioni, anche se il rumore video misto a grana si fa notare soprattutto sugli sfondi uniformi. La qualità è quasi sempre costante, la compressione fa capolino solo in rare occasioni senza intaccare la compattezza del quadro, mentre la riproduzione dei magnifici paesaggi che caratterizzano il film è ottima, e la definizione e la cura per il dettaglio restano buone anche sui campi molto lunghi. Molto convincente anche il croma, fedele a quanto visto nell sale cinematografiche.
Per quanto riguarda l'audio, a parte un livello di registrazione molto basso che costringe ad alzare molto il volume, resta davvero inspiegabile l'utilizzo di un semplice dolby surround 2.0 per la traccia italiana, mentre l'originale per fortuna è presente anche in quella multicanale, che risulta ovviamente migliore. E' ovvio che la scelta del 2.0 penalizza la scena sonora: non ci sono imperfezioni, i dialoghi sono restituiti in modo chiaro dal centrale, ma le bellissime canzoni di Eddie Vedder e soprattutto il potenziale quadro ambientale offerto dalla natura non riescono a esprimersi in modo compiuto, non riuscendo ad avvolgere lo spettatore come avrebbe fatto una traccia multicanale. Senza considerare che l'impatto del sub, senza un canale dedicato, è ridotto ai minimi termini.