Recensione Lola (2009)

Se nei due film precedenti di Mendoza c'erano temi caldi come pornografia o violenza, con la storia di queste due anziane signore, il regista filippino sembra aver trovato una dimensione più adatta al suo cinema fatto di lunghissimi piani sequenza, luce naturale e camera a mano.

Il disperato viaggio di due nonne

Diceva qualcuno: "comunque vada sarà un successo". Ed in effetti alla vigilia dell'annuncio dei vincitori di questa 66. Mostra del Cinema di Venezia se c'è un vincitore morale questi è sicuramente Brillante Mendoza. Cineasta filippino quasi cinquantenne, Mendoza è arrivato al Lido in punta di piedi presentando il suo Lola come secondo film sorpresa del concorso dopo essere stato in competizione a Cannes nelle ultime edizioni, dove peraltro ha vinto appena quattro mesi fa la Palma per il Miglior Regista. Eppure quando sono cominciate a circolare le prime voci sull'identità della sorpresa, pochi erano entusiasti e molti quelli spaventati. In effetti i due film precedenti, Serbis e Kinatay, a Cannes non erano stati esattamente osannati, anzi il premio ricevuto quest'anno aveva fatto molto discutere, ma con questo riuscitissimo Lola le cose cambiano per il meglio, forse anche grazie ad un'inversione di tendenza da parte di Mendoza che invece che shockare questa volta preferisce emozionare.

Se nei due film precedenti infatti, a catturare l'attenzione del regista c'erano temi caldi come pornografia o violenza, con la storia di queste due anziane signore (il termine lola _ del titolo è appunto il corrispondente filippino del nostro _nonna) alla ricerca di soldi e giustizia Mendoza sembra aver trovato una dimensione più adatta al suo cinema fatto di lunghissimi piani sequenza, luce naturale e camera a mano. Non cambia quello sguardo indgatore che segue ogni movimento e gesto dei protagonisti, solo che con Lola questa sua "pornografia" ha come oggetto non corpi martoriati o nudi come in passato, ma l'animo umano provato dal dolore, dal lutto, dalla povertà.

Seguiamo da vicino le due nonne e i due percorsi speculari che si trovano ad intraprendere in seguito ad una rapina finita in tragedia: la prima nonna acquista una bara per il nipote ammazzato, cerca di recuperare soldi a sufficienza per organizzarne il funerale e cerca giustizia davanti ad un giudice; l'altra nonna porta da mangiare al nipote in carcere, chiede soldi in prestito a parenti e amici per pagarne la cauzione e cerca invece un avvocato che possa aiutare la sua causa. Quando finalmente le loro strade si incontrano è evidente quello che il regista vuole mostrarci, il senso di miseria e disperazione (già perfettamente reso dalla grigia fotografia e dalle incessanti pioggie) che spinge queste donne così forti e fiere a piegarsi davanti al denaro. Fosse stato un film americano o anche europeo, questo Lola avrebbe avuto come protagonista una sola nonna, quella che davanti a qualsiasi proposta di risarcimento, davanti a qualsiasi cifra, avrebbe sempre e comunque scelto la giustizia e la dignità; nel film di Mendoza di tutto questo non può esservi traccia, i morti non possono che essere presto dimenticati e i soldi possono significare sopravvivenza.

Movieplayer.it

4.0/5